La sinistra è prigioniera di se stessa nella partita del Quirinale

Di Lorenzo Castellani
18 Gennaio 2022
Alleanze sgangherate, leadership deboli e lo storico complesso di superiorità culturale e antropologica impediscono al Pd (e al M5s) di avanzare una candidatura credibile. E Berlusconi gode
Il leader del M5s, Giuseppe Conte, con il segretario del Pd, Enrico Letta (foto Ansa)

In questa partita del Quirinale la sinistra continua a sembrare prigioniera di se stessa. Incapace di fare un nome, bloccata dalla candidatura di Berlusconi e del sempre verde anti-berlusconismo, nascosta dietro il drappo di un Mattarella-bis che rischia di passare per una soluzione partigiana e dissolversi dal novero delle possibili soluzioni.

L’auto-candidatura del Cavaliere ha messo in difficoltà Salvini e Meloni, che saranno costretti a trovare un modo per eliminare dal tavolo il tentativo dell’inventore del centrodestra per eleggere un uomo d’area, o almeno un uomo neutrale e non ostile al centrodestra.

Le difficoltà di Letta e Conte sul Quirinale

Tuttavia, l’ipotesi Berlusconi ha messo a nudo anche tutte le grandi difficoltà di Enrico Letta e Giuseppe Conte. I due danno l’impressione di parlarsi poco, veicolano la sensazione di un gelo tra i due partiti che si mostra anche nei territori (Regioni e Comuni), mostrano la presenza di due leadership irrisolte.

Letta alle prese con le mille correnti del Pd e rassegnato a essere l’azionista di minoranza nell’elezione del prossimo presidente della Repubblica; Conte fiaccato nel suo mandato dalla mancata investitura di Beppe Grillo e dalla riverniciatura istituzionale che si è dato Luigi Di Maio, il più fedele draghiano tra i vecchi grillini.

Risultato? Non c’è all’orizzonte una candidatura credibile per il Quirinale e si gioca di rimessa.

Berlusconi tiene palla, il Pd gioca di rimessa

Berlusconi è riuscito nell’ennesima magia comunicativa, cioè far credere all’opinione pubblica che numeri alla mano (incerti da contare per il folto gruppo misto e centrista) questa volta tocchi comunque alla destra scegliere l’uomo del Colle. E la coalizione di centrosinistra ha subìto, nonostante la predominanza mediatica della sua cultura nelle televisioni e nei giornali.

La prudenza in politica è necessaria, ma un eccesso di attendismo rischia di relegare nell’angolo ancor di più il centrosinistra e di fare di Matteo Renzi il vero regista dell’operazione Quirinale, segnando un ennesimo smacco verso Letta e il suo ex partito.

Perché aspettare che destra e Renzi risolvano il problema?

Berlusconi è irricevibile come candidatura ed è naturalmente comprensibile. Ma perché aspettare che la destra e Renzi sbroglino la matassa da soli? Letta e Conte potevano fare politica, ma fino ad oggi hanno scelto di balbettare. Potrebbero, ad esempio, proporre un accordo per eleggere Draghi al Quirinale e intessere i fili per un nuovo esecutivo. Oppure proporre un nome potenzialmente trasversale per la Presidenza della Repubblica come Amato, Cartabia o Frattini. E invece niente, si aspetta che la destra sciolga le sue riserve.

Il prossimo Presidente non sarà “dei loro”, dramma

In casa Pd non si riesce a elaborare il lutto che quasi certamente il prossimo Presidente della Repubblica non sarà un “uomo loro”, oppure una “donna a prescindere”, naturalmente di centrosinistra, come richiesto dalla fede progressista.

Per i democratici gli unici personaggi legittimati a occupare i posti apicali delle istituzioni non possono che essere riconducibili alla propria area. E questo impaccio rallenta le decisioni dei due leader. Torniamo al solito punto: alleanze sgangherate, leadership deboli e il complesso di superiorità culturale e antropologica mostrano tutte le incrinature della sinistra italiana.

Foto Ansa

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