E adesso? Il Cavaliere con la conferenza stampa di ieri ha rovesciato il tavolo. Dopo la sentenza di condanna per il processo Mediaset, Silvio Berlusconi entra il campagna elettorale senza ricandidarsi a premier. Una mossa che gli consente di tenere aperti entrambi gli scenari: andare subito al voto ma anche no, togliere il sostegno al governo Monti ma anche no, abbandonare il Pdl ma anche no. Tutto è appeso a un filo e il risultato delle elezioni siciliane diventa importante per capire che cosa accadrà nell’immediato futuro.
SICILIA. Si vota nell’isola e la vittoria di Nello Musumeci o di Rosario Crocetta (che rappresenta l’accordo Pd-Udc) è importante per capire i rapporti di forza tra i partiti in campo. Poi c’è l’incognita Grillo e bisogna vedere quanto pesa il partito del comico, visto che raccoglie il voto degli scontenti ed è avvantaggiato dalla generale sfiducia verso la politica e dalla grande astensione. La vittoria di Musumeci può dare forza ad Alfano (che per lui si è speso) e mandare in soffitta l’accordo a livello nazionale tra Udc e Pd. Viceversa, se vincesse Crocetta, è il Pdl ad affondare. Ma su tutto pesa il risultato di Grillo, che potrebbe terremotare i precedenti ragionamenti.
PDL. Ieri a poche ore dalla conferenza stampa del Cavaliere, il sito del Foglio ha scritto che Berlusconi era tentato dall’annuncio di una lista di scopo per una giusta giustizia. Fuori dal Pdl, ma accanto al Pdl, con la discesa in campo del direttore del Giornale Alessandro Sallusti accanto al Cavaliere (un retroscena del Giornale di oggi conferma questa ipotesi). E’ la lista di cui si parla da tempo nei palazzi della politica. Il Cav abbandona la “vecchia” nomenklatura pidiellina, si fa la sua lista con volti nuovi e trascina con sé l’ala del partito a lui più vicina. Ha le tv e ha i giornali, su quelli può sempre contare, i problemi li hanno gli altri, non lui. Finora l’operazione non è ancora andata in porto perché un sondaggio dai risultati poco lusinghieri lo ha bloccato, ma anche qui, bisogna vedere cosa accadrà in Sicilia. Di certo, il Cavaliere anti-Monti è piaciuto alla Lega di Maroni, con cui un riavvicinamento sarebbe così più facile, ma c’è da valutare se valga la pena mandare al macero il Pdl. Anche in questo caso, occorre aspettare i risultati siciliani.
MONTI. Mollare Monti e andare a elezioni. Come reagirebbero i mercati? E le primarie annunciate nel Pdl, verrebbero già subito archiviate. Conviene? Il Giornale oggi scrive che, a margine della conferenza stampa di ieri, Berlusconi avrebbe detto ai suoi interlocutori che non c’è più tempo per farle. Un centrodestra che riallacci i rapporti con Montezemolo e Casini (come ieri lo stesso Berlusconi ha auspicato) che collocazione darebbe alla lista di Berlusconi?
FORMIGONI. Intervenendo sul Giornale, il governatore lombardo Roberto Formigoni dice che nella conferenza stampa di ieri “Berlusconi ha detto tre cose importanti”: 1) che non si candiderà premier; 2) che ci saranno le primarie del centrodestra, “quel bagno di democrazia di cui abbiamo tanto bisogno”; 3) che di questo e del programma parlerà con i dirigenti del Pdl.
Secondo Formigoni, Berlusconi “deve rimanere presidente del Pdl”, ma è molto cauto sul togliere il sostegno all’esecutivo Monti: “Su questo dobbiamo discutere. Il governo Monti ha fatto degli errori, ma è nato con il nostro contributo. Non dobbiamo perdere la credibilità che ci siamo guadagnati con questo gesto di responsabilità, non roviniamo tutto. Il Pdl deve appoggiarlo, ma avanzando proposte concrete: modifiche alla Legge di stabilità, proposte sulla crescita”. Quindi, Monti “deve completare il suo lavoro”, ma non andare oltre: “Poi la parola torni agli elettori. Del resto lo stesso Monti ha detto mille volte che non proseguirà”.