Sicilia, le norme che la Regione ha ideato per estendere alle coppie di fatto i benefici destinati alle famiglie sono stati bocciati dal Commissario dello Stato, poiché violano la Costituzione. La stroncatura arriva dal prefetto Carmelo Aronica, che ha rimandato il 70 per cento della manovra finanziaria promossa dal Parlamento siciliano.
IL PROVVEDIMENTO. Nella sostanza, alle coppie di fatto venivano estesi alcuni servizi destinati alle altre famiglie, come agevolazioni per l’acquisto di appartamenti, diritti di assistenza sanitaria e la possibilità di accedere alle liste per ricevere una casa popolare. Ma, come si legge nel provvedimento, «siffatta generalizzata estensione tout court si ritiene incompatibile con il principio di cui all’articolo 3 della Costituzione che impone diversità di trattamento per situazioni diverse quali quelle della famiglia fondata sul matrimonio e delle unioni di fatto che trovano rispettivamente fondamento negli articoli 29 e 2 della Costituzione». Viene contestata un’ulteriore disparità che questa norma creerebbe, interna alla categoria “unioni di fatto”: dato che l’istituzione di registri per queste coppie è a discrezione dei comuni e degli enti civici, ci sarebbero persone che potrebbero rimanere escluse da questi benefici.
CROCETTA FURIOSO. C’è poi un terzo punto che il provvedimento del prefetto Aronica mette in luce, quello cioè riguardante i costi dei benefici ideati dalla Regione, per i quali ci si appella ad un’ulteriore valutazione per evitare che inficino l’equilibrio di bilancio. Da parte sua, il presidente della Regione Rosario Crocetta (foto) ha commentato furioso. La normativa «è ideologica, conservatrice, discriminatoria e incoerente rispetto alla direttive europee. Stiamo valutando di appellarci alla Consulta e alla Corte di giustizia europea. Le coppie di fatto sono trattate come soggetti alieni, irriconoscibili, mentre sono persone in carne e ossa, con gli stessi diritti degli altri. Non rinunciamo a tale battaglia di civiltà e proporremo una nuova legge specifica».
«PROVVEDIMENTO DISCRIMINATORIO? TUTT’ALTRO». Da Avvenire, arriva però la risposta del giurista Alberto Gambino, ordinario di Diritto privato e direttore del dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma. Interpretazione discriminatoria? Tutt’altro: «Il commissario offre una corretta e laica interpretazione,in cui non c’è nulla di ideologico: l’uguaglianza vale tra situazioni omogenee, non tra condizioni diverse. C’è una differenza sostanziale tra due persone sposate di fronte a un ufficiale di stato civile, con un atto valido su tutto il territorio nazionale, e una coppia registrata su un registro nazionale». Sotto accusa sono, in generale, i registri istituiti dai Comuni per le coppie di fatto, che per Gambino sono oggetto di discriminazione, poiché «nel momento in cui si parificano situazioni diverse, dove coppie di fatto avrebbero diritti o benefici riservati a quelle sposate, si sta creando una situazione che rende diseguali, stravolgendo il significato primo dell’articolo 3 della Carta».