Oggi, domenica 5 ottobre, le Sentinelle in piedi veglieranno in silenzio in cento piazze d’Italia per la libertà di espressione contro l’imposizione dell’agenda lgbt (per esempio attraverso la cosiddetta legge sull’omofobia e la propaganda dell’ideologia del gender nelle scuole italiane). Pubblichiamo l’articolo della Raffaella Frullone, giornalista ed esponente delle Sentinelle, scritto per Tempi.
C’è la mamma turbata per quanto succede nella scuola dei suoi figli, la giornalista preoccupata per il bavaglio imposto nel trattare le “questioni Lgbt”, l’insegnante che ha visto nelle aule corsi sull’affettività imperniati sull’ideologia di genere, e poi il papà chiamato a vigilare su quanto accade nelle classi dei suoi 9 figli, il ragazzo con tendenze omosessuali che vuole denunciare le strumentalizzazioni vissute all’interno di Arcigay, lo studente che è pronto a battersi per la libertà d’espressione, l’avvocato, l’impiegato, gli sposi…
Da Nord a Sud la rete delle Sentinelle in piedi non conosce confini, né appartenenza politica o fede religiosa, non conosce età o estrazione sociale, attraversa associazioni e movimenti per diventare una realtà così trasversale da mettere in crisi chiunque voglia ricorrere alle obsolete etichette destra/sinistra cattolici/non credenti e chi più ne ha più ne metta.
Brescia, Bergamo, Milano, Verona, Trento, Trieste, Reggio Emilia e Genova. Poi La Spezia, Roma, Perugia, Lecce e Catania, Salerno, Matera, Sassari, Cagliari, Venezia. Le Sentinelle si sono moltiplicate per un effetto domino strabiliante e non pianificato di cui la mobilitazione di piazza è soltanto la parte visibile. Dietro c’è un intreccio di vite che si consumano in notti a scrivere volantini, monitorare siti, setacciare giornali, vigilare sull’attualità, informare. Una realtà fatta di serate strappate a lavoro e famiglie per l’urgenza di denunciare la gravità dell’attacco alla dignità e alla natura dell’uomo, una realtà fatta di cittadini mossi dall’ansia di svegliare le coscienze.
Raccontare questa resistenza non è possibile senza parlare dell’impegno di ogni vegliante, differente nei modi, nei tempi, nei luoghi, identico nello sforzo profuso per difendere la libertà di espressione e nella fermezza contro l’imposizione dell’ideologia del gender.
Conoscere questi liberi cittadini e unirsi a loro è possibile andando in piazza o semplicemente dando una risposta concreta alla domanda: io cosa posso fare? Non ci sono requisiti o attitudini, tutti sono chiamati a vegliare nella vita per resistere contro chi ci vorrebbe piegati al pensiero unico.