
«Togliete la scuola allo Stato e affidatela a chi la fa». Svolta super paritaria e sussidiaria del Corriere
Liberare la scuola pubblica dalla «gestione diretta» dello Stato, affidandola a comitati di genitori, insegnanti, enti no profit e dirigenti scolastici. Lasciando allo Stato un «ruolo più marcatamente di controllo», come peraltro già avviene in molte nazioni del mondo. È questa, in sintesi, la proposta avanzata da Andrea Ichino e Guido Tabellini nell’ebook Liberiamo la scuola, pubblicato per la collana “I Corsivi del Corriere della Sera” e ripresa oggi in un editoriale del Corriere della Sera Milano. A inaugurare questa suggestiva sperimentazione, secondo l’autore dell’articolo Stefano Blanco, potrebbe essere la Lombardia, terra che da sempre «esprime buoni esiti formativi in termini globali» e ha «competenze di imprenditorialità sparse ovunque», che «è vocata a sperimentare» ed «è capace di farsi carico, come comunità, di spazi di welfare».
LA SCUOLA A CHI LA FA. Più precisamente, spiega l’edizione milanese del Corriere, si tratterebbe di «dare la possibilità, per le scuole pubbliche che lo desiderino, restando pubbliche, di essere gestite da comitati di genitori e/o insegnanti, enti no profit, dirigenti scolastici». Una soluzione che consentirebbe «autonomia sia nei percorsi formativi, sia nell’utilizzo delle risorse economiche assegnate, sia nella scelta del personale docente, potendo assumere, licenziare e retribuire in libera scelta». Infatti «è ormai pacifico – continua Blanco nell’editoriale – che il sistema concorsuale in essere per la selezione degli insegnati non genera una classe docente sufficientemente competente e motivata».
SI MUOVE ANCHE IL FRONTE STATALISTA. Per una significativa coincidenza, la proposta molto “sussidiaria” di Ichino e Tabellini (e del Corriere) arriva proprio mentre il comitato “Articolo 33”, l’associazione che un mese fa ha promosso il referendum consultivo di Bologna per ridestinare alle scuole statali anche i pochi spiccioli concessi dal Comune agli asili paritari, conferma al Fatto quotidiano l’intenzione di «esportare il modello Bologna in tutte le città italiane». A Milano, Bergamo, Brescia, Modena, Roma e Bari sono già in preparazioni consultazioni analoghe a quella bolognese, annunciano i pasdaran statalisti al Fatto, «perché in un momento così difficile per la scuola, fatto di tagli, carenze di personale e difficoltà oggettive legate a un quadro normativo del tutto sfavorevole, non possiamo permetterci che le risorse siano distratte verso altre realtà che non siano quelle pubbliche». Come se le paritarie non fossero scuole pubbliche.
LIBERARE LE ENERGIE POSITIVE. «Quantomeno la scelta deve spettare ai cittadini», concedono, bontà loro, quelli di “Articolo 33”. Neanche li sfiora l’idea che forse l’unico modo per lasciare davvero la parola ai cittadini sulla scuola è realizzare una qualche forma concreta di parità e di autonomia. È «indispensabile – insiste il Corriere – liberare quelle energie positive che esistono nelle scuole e non riescono ad essere messe in campo perché imbrigliate in un sistema burocratico fuori dal tempo e dal buon senso». Un sistema ingessato che «è auspicabile superare», insiste il Corriere, «come già Regione Lombardia aveva provato a fare lo scorso anno con il placet altalenante del ministero» dell’Istruzione. Il quotidiano di via Solferino in particolare auspica, come «passo politicamente e culturalmente significativo», che «Regione Lombardia con il suo assessore competente Valentina Aprea e il suo presidente Roberto Maroni si faccia parte promotrice di questa sperimentazione» e che il ministro Maria Chiara Carrozza, da parte sua, «conceda la possibilità di attivarla». Anche perché, ormai, «non bastano più piccole riforme», ma «è necessario il coraggio di passi significativi per migliorare i risultati formativi».
Articoli correlati
2 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
La scuola statale è un cadavere, e quella nn statale è un cadavere ricoperto ; la rivoluzione deve’essere totale.
C’è bisogno di aria fresca, di coraggio, di un nuovo Rinascimento.