

Alla base dell’«incapacità a reggere il compito che tocca all’Europa», ha detto ieri l’Arcivescovo di Milano alla presentazione del libro “Non dimentichiamoci di Dio“, c’è una «complessità della realtà» che «l’Europa si porta sulle spalle da tanti secoli», e che la fa essere estenuata. «Una grande stanchezza dell’Europa e anche delle chiese europee» a cui il rimedio della “giovinezza” delle Chiese americana e africana, pur necessario, non può «bastare». Occorre, afferma il cardinale, fare dell’Europa una« terra di missione». Con la «figura di papa Francesco», prosegue Scola, si è già fatto un passo in questo senso: si è avuta, spiega, «un’attuazione di ciò che nell’enciclica “Spes salvi” Benedetto XVI aveva chiamato la “necessità di una speranza affidabile”»
LIBERTÀ RELIGIOSA. “Non dimentichiamoci di Dio“, pubblicato da Rizzoli, celebra i «millesettecento anni dalla promulgazione dell’editto di Milano sancita dall’imperatore Costantino», ricorda Scola, ma la sua stesura e pubblicazione è dovuta anche a quella «percezione della stanchezza» che affligge l’occidente e di cui ha avuto riscontro anche il cardinale.
Al dibattito scaturito dalla presentazione del libro, sul rapporto tra fede e laicità, sono intervenuti anche il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, il direttore del Foglio Giuliano Ferrara, Ezio Mauro, direttore di Repubblica, e Francesco D’Agostino, giurista e firma di Avvenire. Scola ha confermato quello che già sottolinea nel libro: in questi ultimi tempi, alla concessione di «libertà esterne, periferiche sembra accompagnarsi a un progressivo restringimento delle profonda libertà interiore». Questo è un pericolo, secondo D’Agostino, perché «la libertà religiosa» è la più «delicata e profonda» di tutte le libertà.
RECIPROCO RICONOSCIMENTO. «È veramente pubblico, e perciò autenticamente aconfessionale», scrive Scola e ribadisce durante la presentazione, «solo quello spazio che scommette sulla libertà dei cittadini, credenti e non credenti e che rende possibile il “raccontarsi” cioè l’intraprendere l’opera di esprimere il significato della propria esperienza, secondo una logica, di reciproco riconoscimento». Il problema è che «la giusta e necessaria aconfessionalità dello Stato ha finito per dissimulare, sotto l’idea di “neutralità”, il sostegno dello Stato a una visione del mondo che poggi sull’idea secolare e senza Dio». Anche il direttore del Corriere della Sera, De Bortoli, il secolarismo non è una soluzione: «Possiamo togliere un crocifisso da una prete, ma non sappiamo se la parete vuota ci rende davvero più liberi».
L’ “OBBLIGAZIONE DI COSCIENZA”. Ezio Mauro difende la laicità: «Non è un’ideologia», ma uno «spazio di libertà» lasciato agli individui. In questo senso, l’editto di Costantino non sarebbe che un’«anticipazione della modernità», la quale avrebbe garantito una «concessione all’intelligenza e alla volontà di ciascuno» e uno spazio dove potessero concretizzarsi. D’altra parte, spiega Mauro, la negazione di questa libertà avviene anche da parte della Chiesa, quando vorrebbe creare «cittadini di serie A e cittadini serie B», a cui sono concessi diritti secondo logiche ecclesiastiche: «Il sacro fa parte della struttura della coscienza dell’uomo», però, prosegue, va composto con chi questo sentimento non ce l’ha, «che ha i suoi stessi diritti in quanto cittadino». I cittadini, prosegue Mauro, «non nascono con il peccato originale». La Chiesa inoltre, secondo Mauro, trasforemerebbe l’obiezione di coscienza, per ordine di un comando esterno delle gerarchie ecclesiastiche in «obbligazione di coscienza».
MATRIMONIO OMOSESSUALE. Come Scola, anche Giuliano Ferrara, al contrario di Mauro, pensa che la laicità, nel mondo contemporaneo, in Europa e negli Stati Uniti, si sia trasformata in un’ideologia con ambizioni dominatrici, e che oggi sia «in atto uno scontro» «tra lo Stato che pretende di laicizzare tutta la società e il mondo della fede». Ferrara difende la Chiesa dagli attacchi ricevuti per la sua intransigente opposizione al matrimonio omosessuale. L’omosessualità, che esiste e si conosce da millenni, spiega Ferrara, non è una novità «nemmeno per la Chiesa». Ma lo è anche per il mondo quella del matrimonio fra omosessuali. Una novità sentita come pericolosa dalla Chiesa, non perché intende minare la libertà dell’individuo che ha «un’idea diversa di amore», ma perché pone le basi di una cambiamento radicale della comunità attraverso la trasformazione del suo nucleo fondante che, per la Chiesa, è il matrimonio. La Chiesa, su questo, ha detto Ferrara «non può tacere».
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Secondo me Ezio Mauro dice una cosa giusta ossia che la laicità dello stato «Non è un’ideologia», ma uno «spazio di libertà» lasciato agli individui.
Infatti in uno stato laico a nessuno deve essere impedito di votare, manifestare in base al suo credo religioso. Non può essere impedito ad un ateo di manifestare il suo pensiero, qualunque sia a condizione del rispetto altrui, altrimenti si scaderebbe nella teocrazia. D’altro canto non si può impedire ad un credente (buddista o cristiano) di esporre le sue idee, altrimenti si degenera nel regime ateo.
Il fatto è che spesso, in maniera più o meno voluta, si fa confusione fra la parola laicità e la parola ateismo.
Chi fa questa “confusione”, teorizza che quando si discute di come organizzare lo stato i credenti hanno 2 possibilità: o si adattano al main stream ateista oppure tacciono. In sostanza in uno stato distortamente laico, secondo gli “ateisti”, i credenti sono accettati fintanto che stanno in silenzio oppure si comportano da atei. Del resto non vedo perchè se si ha questa visione della laicità si tolleri il diritto di voto per i preti!? Quindi in temi quali ad esempio aborto, divorzio, tutela della famiglia, tutela dei malati, o ci si dichiara d’accordo con le idee laiciste oppure si viene accusati di attentato alla laicità dello stato. Il che è chiaramente assurdo, in quanto ognuno, in base alle proprie esperienze, si orienta verso determinate decisioni. Oltre ad essere assurdo però è anche pericoloso, in quanto potrebbe esserci la degenerazione verso un regime di fatto ateo.
In uno stato correttamente laico, i cittadini si riuniscono e scelgono che ordine sociale darsi. A nessun cittadino è impedito di proporre la propria visione della società, tantomeno in relazione al loro credo religioso (cristiano, buddista, mussulmano, ateo, agnostico, ebreo ecc).
Quindi è chiaro che se la società occidentale è fondata sulla famiglia è legittimo chiedere il cambiamento. Se si vuole cambiare il concetto di famiglia comprendendo all’interno di questa definizione qualsiasi gruppo umano che si auto-definisce tale, è possibile farlo. In democrazia, le leggi non sono giuste ma è sufficiente che siano popolari e quindi è necessario e sufficiente che la maggioranza dei cittadini si dichiari d’accordo con questo cambiamento. Tuttavia faccio notare che, come è legittimo proporre la modifica della struttura sociale, se poi rimanesse anche solo un cittadino che considerasse la famiglia nella stessa maniera di De Gasperi (ossia padre, madre, figli), questo ultimo “superstite” avrebbe il sacrosanto diritto di esprimere la sua opinione e di proporre il suo modello sociale. Poi sarà la maggioranza a decidere. Guai invece se quel cittadino fosse zittito accusandolo di omofobia oppure di attentato alla laicità.
Tutto giusto, meno la parte i cui pare che tu affermi che tutto si possa decidere a maggioranza.
La democrazia così intesa diventa la dittatura della maggioranza.
Non a caso la nostra Costituzione prevede dei “Principi Fondamentali”.
Concordo, e aggiungo che nell’intervento di Mauro è dissimulata la solita insopportabile ipocrisia:
– voi cristiani dovete rinunciare, in nome del rispetto delle posizioni altrui, a qualunque pretesa di contrubuire con i vostri valori alla costruzione di una vera società laica. A malapena li tolleriamo, i vostri valori, accontentatevi di poterli esprimere in qualche sacrestia. E non dimenticate che ci dovete dei soldi.
– noi “laici” (cioè atei e laicisti) siamo gli unici, autoproclamati, deputati a stabilire cosa può far parte, e cosa no, di una civile convivenza. E lo facciamo anche se siamo una minoranza perchè i valori fondanti che noi definiamo, autoreferenzialmente, sono intangibili. E voi cristiani siete tenuti a rispettarli, questi valori.
Hai ragione GMtubini, ma credo sia necessario distinguere fra la democrazia che si vorrebbe (utopistica) e i sistemi democratici reali.
Nella realtà ci sono molti “principi fondamentali”, ma poi vengono superati se la maggioranza non li ritiene più tali. Non sto dicendo che sia giusto, ma semplicemente che è così. Alcuni esempi? Senza entrare nel merito se si è d’accordo o meno: L’italia ripudia la guerra eppure i nostri soldati sono in guerra da decenni. Il principio fondamentale è stato scansato cambiando il nome. Ora i nostri soldati sono impegnati in “operazioni di pace”. La famiglia è tutelata da 2 articoli della costituzione. Non ci sono dubbi su quale famiglia avessero in mente i padri costituenti seppur nel rispetto degli altri vincoli affettivi esistenti/possibili (lo stesso mussolini ha convissuto con la futura moglie per anni, tanto per notare che le cd “coppie di fatto” non sono una novità di oggi), eppure è bastato cominciare a parlare nei talk show di “famiglie” per scartare un altro principio fondamentale.
Altro esempio: i padri costituenti (italiani ed europei) sicuramente erano contrari all’eutanasia, anche perchè avevano appena sconfitto il nazismo che aveva portato avanti l’aktionT4. Eppure oggi nell’intero occidente si discute della dolce morte, alcuni addirittura discutono a livello accademico di infanticidio. O mi sbaglio?
D’altra parte la democrazia è il miglior sistema politico che conosciamo. Anche perchè, stando in tema di principi fondamentali, in uno stato diverso da quello democratico è sufficiente che un piccolo gruppo (oligarchia) o una singola persona (monarchia assoluta) non ritenga più tale quel principio e lo stesso scompare. Quindi teniamoci stretta questa fragile democrazia. Anzi coccoliamocela.
Rimane aperto però il discorso che quello che può essere giusto per me può non esserlo per te ecc. Qui si aprirebbe tutto un discorso su cosa è giusto o meno. Credo sia la famosa “deriva nichilista”.
D’altra parte c’è un altro problema: per convincere un’altra persona sulla “verità” delle mie idee non posso certo prenderla a mazzate in testa o arrestarla. Innanzitutto perchè non sarebbe giusto (ancora con questa ideonza che esista il giusto e lo sbagliato ;)) ma anche perchè si avrebbe l’effetto opposto. A meno che non si voglia instaurare una dittatura teocratica o atea o quello che ti pare che sarebbe però destinata a crollare. Fortunatamente.
L’unica temo sia come ha detto Hadjadj: una nuova evangelizzazione. Questa non deve essere intesa come una lunghissima predica moralistica che imponga una serie di divieti e relative pene, perchè altrimenti si avrebbero effetti migliori con la mazzata in testa di prima. Ma semplicemente la testimonianza di gente comune di come l’aver seguito questi “principi fondamentali” nella propria vita abbia migliorato moltissimo la propria esistenza. Ma la domanda è: appurato che di moralisti religiosi e/o laicisti è piena l’Italia, le persone che hanno sperimentato questa “verità” esistono???
Non mi trovi d’accordo quando dici “…In democrazia, le leggi non sono giuste ma è sufficiente che siano popolari e quindi è necessario e sufficiente che la maggioranza dei cittadini si dichiari d’accordo con questo cambiamento…” perché seguendo questo criterio nessuno dovrebbe condannare, ad esempio, le leggi razziali nell’Italia fascista oppure quelle promulgate nella Germania nazista o ancora nell’Unione Sovietica dei gulag. Obbedendo a leggi cui la maggioranza dei cittadini si è detta d’accordo sono state commesse e vengono ancora oggi commesse le peggiori atrocità e nefandezze.
Non è sufficiente che la maggioranza dei cittadini si dichiari d’accordo, è necessario che le leggi non siano in contrasto con il Diritto naturale, il diritto universalmente valido fondato su elementi giuridici meta-positivi, per loro essenza precedenti ad ogni decisione di maggioranza o “dominio riservato” delle varie sovranità nazionali, che preesiste a ogni forma di Diritto positivo (tanto che la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo si fonda proprio sul Diritto naturale).
E gli elementi giuridici di cui si parla sono “le radici più comuni e persistenti, che possono essere solamente la natura umana, comune a tutti gli uomini, con i suoi apprezzamenti o valutazioni pure comuni, facilmente riconoscibili da parte di tutti gli uomini di tutti gli Stati. Si tratta dei dettami di diritto naturale, impressi da Dio nel cuore degli uomini”.
Per questo se una legge, pur avallata dalla maggioranza dei cittadini, è contraria al Diritto naturale, è una legge ingiusta: va quindi combattuta e i cittadini non sono tenuti a rispettarla.
Se, ad esempio, viene approvata a stragrande maggioranza una legge che prevede la soppressione di tutti gli individui dagli occhi azzurri questa legge è ingiusta e va combattuta perché “… contrasta i dettami di diritto naturale, impressi da Dio nel cuore degli uomini”.
E chi si fosse dedicato alla soppressione di suoi simili (pensiamo alle vittime dei campi di concentramento nazisti o sovietici) giustificando i propri atti con l’obbedienza alle leggi dello stato, sarebbe comunque colpevole perché i suoi atti sono contrari ai “… dettami di diritto naturale, impressi da Dio nel suo cuore”.
Non sono quindi d’accordo quando dici “… è chiaro che se la società occidentale è fondata sulla famiglia è legittimo chiedere il cambiamento. Se si vuole cambiare il concetto di famiglia comprendendo all’interno di questa definizione qualsiasi gruppo umano che si auto-definisce tale, è possibile farlo”.
E’ garantita la libertà di ciascuno nel proporre iniziative ma fino a che queste non ledono il Diritto naturale.
Lecito proporre norme che garantiscano diritti – ma anche doveri acclarati – per i cittadini, ma è contrario al Diritto naturale e alla ragione pretendere lo stravolgimento della struttura sociale considerando identiche figure diverse, attraverso una imposizione ideologica che sempre più spesso trova espressione in forme violente (costringere al silenzio o calunniare chi dissente è violenza).
Tutti gli esseri umani hanno pari dignità davanti a Dio, ma non sono fatti uguali (io sono diverso da mio fratello). Fingere che complementarietà e identità abbiano le medesime possibilità di espressione, pretendendo che siano uguali, è mentire alla realtà. Costringere un essere umano indifeso a divenire l’oggetto di soddisfazione del diritto di un altro, con il gravissimo rischio di negargli possibilità di crescita umana equilibrata e pieno sviluppo delle proprie potenzialità, è ingiusto perché contrario “… ai dettami di diritto naturale, impressi da Dio nel cuore degli uomini”.