Gnonto è meglio di gnente (ma salvatelo dai giornalisti)

Di Piero Vietti
07 Giugno 2022
Il giovane attaccante che ha esordito in Nazionale con un assist vincente è già dipinto come il salvatore della patria. Il modo migliore per bruciarlo
Willy Gnonto
Gnonto sorride durante il riscaldamento prima di Italia-Germania (foto Ansa)

Salvate il soldato Gnonto. L’incipit è banale, ma arriva al punto che interessa. Dopo l’esordio con assist nella semi-amichevole dell’Italia contro la Germania in Nations League, Wilfried “Willy” Gnonto è la nuova foglia di fico che il giornalismo sportivo italiano sta usando per nascondere i difetti della Nazionale e gli errori del suo commissario tecnico, Roberto Mancini. Il quale a forza di essere esaltato per la vittoria nell’Europeo è riuscito a passare indenne un’eliminazione dal Mondiale che avrebbe dovuto fare ribaltare lui e tutta la Federcalcio.

A Mancini tutto è permesso

Non c’è nessuno che goda di buona stampa tanto quanto il Mancio. A lui è permesso tutto o quasi: anche parlare di possibile ripescaggio degli Azzurri in Qatar senza che si levino pernacchie a mezzo stampa; anche perdere con un umiliante 3-0 contro l’Argentina e sentirsi elogiare dopo appena due giorni per avere convocato in Nazionale un po’ di giovani; anche pareggiare 1-1 contro la Germania e per questo ricevere complimenti sperticati sul ritorno del suo “tocco magico” e sulla sua lungimirante programmazione.

A leggere analisi e commenti sull’Italia impegnata in Nations League sembra che non essersi qualificati al Mondiale sia un dettaglio di poco conto, una breve deviazione sul percorso perfetto intrapreso da Roberto Mancini. Il fatto è che nell’eccesso di entusiasmo per tutto quello che Roby fa e disfa, ci si è fatti un po’ prendere la mano su Willy Gnonto, appunto. Il diciottenne attaccante dello Zurigo (campionato svizzero), di cui si è sempre detto bene ai tempi delle giovanili dell’Inter, è entrato nel secondo tempo della sfida contro i tedeschi in Nations League, ha effettuato un buon dribbling sulla destra e messo una bella palla in mezzo che Pellegrini ha spinto in porta per il momentaneo 1-0 degli Azzurri.

Gnonto il latinista

È bastato questo per fare gridare al miracolo, al genio di Mancini (ovviamente), all’insipienza dell’Inter che se lo è fatto scappare (ovviamente), a scatenare l’asta di mezza Serie A su di lui, a trasformare ogni articolo che lo riguarda in un’agiografia. Hanno cominciato in Rai (ovviamente), stupiti dall’intelligenza di Gnonto che ha tentato il dribbling su un avversario già ammonito, hanno continuato quelli che la sanno lunga su Twitter, e hanno completato l’opera i giornali. In due giorni abbiamo letto decine di retroscena sul suo coraggioso addio ai nerazzurri, interviste ai genitori, agli amici, agli ex compagni, sappiamo ogni aneddoto sulla fatica dei primi anni di allenamenti, conosciamo la sua passione per i libri, gli anni di oratorio (ovviamente), la “passione” per il latino e il greco nata nei due anni in cui ha frequentato il liceo e che gli è valsa il soprannome di “latinista”.

Salvate Gnonto

Da qui il nostro appello, banale: salvate il soldato Gnonto. Il ragazzo promette bene, e speriamo ci faccia vincere un Mondiale se mai ci qualificheremo, ma da qui a trasformarlo nel simbolo del nuovo ciclo manciniano per un assist all’esordio, piano. Se si eccettua Roberto Mancini, che non muore nemmeno se si ammazza con le sue stesse mani, chiunque venga portato troppo in alto dai media si fa molto male quando cade.

È estate, il calciomercato non è ancora iniziato, la Serie A è finita e la Nations League è una noia bestiale, si capisce che i giornali sportivi si siano buttati a pesce sul diciottenne che ha segnato 8 gol nella Super League svizzera e ha tutti i crismi per “funzionare” narrativamente: giovane in un paese che non punta sui giovani, ivoriano italiano, scartato da una big, andato all’estero per giocare. Dipingerlo come un fenomeno dopo un assist, però, nella gara un po’ stucchevole a chi dice più forte che Mancini è un bell’allenatore, un santo, un apostolo, è il modo migliore per farlo massacrare alla prima partita in cui non toccherà palla. E ricominciare a lamentarsi perché in Italia non si punta sui giovani.

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