Renzi ha fatto l’uovo e tutte le galline si mettono a cantare a una voce sola
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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Edizione straordinaria, ultime notizie: Matteo Renzi ha fatto l’uovo. E non è satira prenderla così, la questione. In Italia, ormai, si canta una sola messa. E il leader del Pd non è che uno tra i tanti nella gara per Palazzo Chigi. Figurarsi cosa farebbe se già ci fosse tornato a Palazzo. Ma si comporta come se, avendolo mollato una volta, il posto, non vuole più dare vantaggio a nessuno. Neppure al primo Paolo Gentiloni che passa.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]L’uomo che tutto il mondo ci invidia – Renzi, e chi se no? – scrive un libro e non c’è gloria dell’informazione che si esimi dall’exultate obbligatorio già annusandone le pagine. Il reuccio di tutti lancia su Twitter la foto di una notte – la correzione delle bozze, le tazze impilate del caffè corroborante, il cancelletto conseguente – ed è subito sera nella già scura malia conformista dell’edizione straordinaria.
Fa l’uovo, Renzi, e manco fosse Bruno Vespa – che invece se la merita tutta, la mobilitazione – ottiene la grancassa di tutti i giornali. Il titolare di Porta a porta, il trattamento, lo ripaga spalmando ovunque notizie e non dettati. Se una cosa così – la vergognosa propaganda autoimpostasi dai giornali – avesse avuto come beneficiario un Berlusconi o financo un Prodi, ne sarebbe venuta fuori una mobilitazione di proteste, dai girotondi del ceto medio riflessivo nel primo caso, agli sberleffi della pubblicistica di destra nel secondo caso che questa volta, magia del renzismo, ha invece assecondato la voga illustrando la lucentezza dell’uovo.
Ha fatto l’uovo, dunque, il potente Matteo. E messa così, la faccenda, aiuta a spiegare anche la morte dei giornali. Vanno a crepare, insomma, perché sono tutti uguali: corrispondono al pensiero unico – la famosa narrazione che non corrisponde alla realtà delle cose – e poi vanno a gareggiare su chi dimostri di essere più uguale degli altri, tutti uguali. E tutti inutili.
Foto Ansa
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