
Regno Unito, Leicester brucia (e con lei il multiculturalismo)

Un tranquillo weekend di paura. Sotto i colpi delle violenze tra la comunità indù e quella musulmana la città di Leicester – cuore dell’Inghilterra centrale e celebre per l’incredibile titolo di Premier League vinto nel 2016 con Claudio Ranieri – è stata data alle fiamme. A surriscaldare l’atmosfera è stato un match di cricket tra India e Pakistan, anche se in molti vedono dietro lo scoppio delle ostilità profonde divisione maturate nel corso degli anni.
Non nelle periferie, ma nel centro di Leicester
Alla fine il bilancio degli scontri è stato di 47 arresti. Alcuni dei fermati sono stati trovati in possesso di armi da fuoco. Questa volta, non sono state le tanto demonizzate periferie a fare partire la rivolta ma è l’intero Square Mile del centro della città – 350mila abitanti circa, capoluogo del Leicestershire – a trovarsi di fronte a scene inusuali per l’area. Così i negozi e i locali, che il sabato sera brulicavano di persone intente a godersi il fine settimana, sono stati costretti a chiudere in fretta e furia per non dovere supportare danni anche peggiori di quelli stimati in svariate migliaia di sterline.
La multietnica Leicester è una delle tante città del Regno Unito dove convivono – o convivevano? – pacificamente diverse comunità etniche e religiose. Secondo l’ultimo censimento del 2011 sono 70 le lingue parlate nella città, con il local council a guida rigorosamente Laburista. E anche se gli asiatici di origine indiana sovrastano numericamente i musulmani, la battaglia dei giorni scorsi ha visto violenze ripartite, quantomeno sul piano della quantità, in modo pari tra le due comunità.
Violenze “importate” da India e Pakistan
Gli animi, a quanto pare, sono stati aizzati anche dai post sui social network. Le immagini sui vari social hanno infatti mostrato uomini incappucciati distruggere decorazioni religiose e sfondare vetri e vetrine nei quartieri a maggioranza indù, mentre questi ultimi marciavano nelle zone abitate prevalentemente dai musulmani cantando “Jai Shri Ram”, un canto religioso utilizzato dagli ultranazionalisti in India.
In un video pubblicato su Facebook un uomo è stato visto arrampicarsi sul tetto di un tempio indù a Belgrave Road, in pieno centro, e dare alle fiamme alcune bandiere con simboli religiosi. Molte di queste violenze sembrano “importate” dai conflitti tra musulmani e indù in India e Pakistan, dove le tensioni etnico-religiose sono all’ordine del giorno. La polizia ha affermato che molti degli arrestati non sono abitanti della città.
Le autorità civili e religiose si sono subito mosse per sedare le rivolte. In un comunicato congiunto letto sui gradini della moschea Jame Masjid di Leicester, i leader delle due comunità hanno affermato che «entrambe le fedi religiose hanno convissuto in maniera armoniosa a Leicester per oltre mezzo secolo. Siamo arrivati qui insieme e abbiamo affrontato le stesse difficoltà. Insieme abbiamo fatto di questa città un faro della diversità e della coesione sociale».
A Leicester la gente ha paura di uscire di casa
Ora, però, con i fatti dello scorso weekend le cose sembrano cambiate. Gli esercenti hanno detto ai microfoni della BBC che la gente ha paura di uscire di casa e, specialmente gli indiani, che festeggiano il Navaratri a partire da lunedì prossimo e il Diwali il prossimo 24 ottobre, temono nuove violenze e delle celebrazioni in tono minore. Non è raro vedere violenze a sfondo etnico-religioso nel Regno Unito. A partire dagli anni Sessanta l’arrivo di un imponente numero di afro-caraibici provenienti dal Commonwealth portò ai disordini di Notting Hill, così come negli anni Ottanta e nell’estate del 2011 le inner cities delle principali città britanniche videro costanti scontri tra polizia e minoranze etniche.
Scontri che rivelarono tensioni sociali mai del tutto superate, e che trovavano nelle divisioni etnico-religiose il loro sfogo principale. Scontri che da Leicester sembrano essersi trasferiti a Birmingham di recente, con una folla di gente non identificata che ha circondato un tempio indù dopo che sui social si è sparsa la voce di rapimenti e attacchi presso la Moschea della Second City, città che ospita una delle più grandi comunità di musulmani dell’Inghilterra. Il quotidiano conservatore Daily Telegraph avverte: di questo passo, di tensione in tensione, l’intero paese rischia di saltare.
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