Pubblichiamo l’introduzione di Giancarlo Cesana al libro “Il tranviere che suonava il clarinetto” di Valter Izzo (Itaca Edizioni), in libreria in questi giorni. Qui per l’acquisto.
Conosco Valter Izzo da anni: Valter all’italiana e non Walter. Originale, fatto in casa.
“Tutta un’altra storia” è intitolato uno dei capitoletti del libro. Ed è così: è tutta un’altra storia da quelle che corrono di solito. Nella scorsa primavera, superata la prima ondata di Covid-19, si parlava di ripresa come una specie di dopoguerra, con appelli all’energia del popolo italiano. Ed è probabile che se ne riparli una volta superata l’attuale ondata.
Bene, se si vuol capire chi ha rifatto l’Italia, sconfitta, dopo l’ultima guerra si legga il libro di Izzo, la descrizione del patrimonio di un uomo, le radici e la famiglia, le figure di riferimento, il nonno, la nonna, il padre e la madre, la gente sarda dell’isola della Maddalena, un mondo che, se oggi c’è, c’è poco, ricordato con nostalgia profonda. La coscienza del presente, infatti, è il precipitato, la memoria di quello che abbiamo vissuto.
Il nonno, già militare in marina, è una figura forte e chiara. Qualche sua frase in dialogo con il nipote, per capire il tipo: “Tu, però, rispetti le leggi… Non le rispetto… le osservo e basta. Io rispetto solo i valori in cui credo. Paghi anche le tasse… Le imposte – mi interrompe”. Negli affari e nelle transazioni non gli importa di perdere, perché “ho dato la mia parola”. “Bisogna andare avanti, cambiando se stessi. E diffidando delle rivoluzioni: sono troppe quelle che riportano il mondo al punto di partenza”. È la filosofia che percorre i racconti sulla storia dell’isola, sulle battaglie della guerra, che diventano riferimenti del bambino Valter, che le fa sue, come se le avesse vissute. Senza odio e con la consapevolezza della dipendenza da vicende più grandi.
Il papà e la mamma sono i protagonisti del faticoso lavoro per una vita migliore per sé e soprattutto per i figli, in una povertà dignitosa e orgogliosa, che abbassa la testa solo di fronte a Dio. La mentalità circostante cambia, lentamente e insensibilmente, sopravvivendo “una prassi, di cui la coscienza popolare ha perso le ragioni ideali”. Anche il papà era un marinaio, anche lui ha fatto la guerra. La famiglia è emigrata a Milano. Fa festa grande quando il papà “vince” il concorso per il posto fisso e sufficientemente remunerato di bigliettaio presso l’Azienda Tramviaria Milanese. Anche mio papà aveva ottenuto il posto di bigliettaio all’ATM e, per quanto piccolo, ricordo la soddisfazione di mia mamma e la mia gioia riflessa. Poi viene la festa per la nuova casa “a riscatto” in un quartiere popolare, in corso di edificazione. Ancora una volta, anche a me successe la stessa cosa. Eravamo un paese in cui la trasformazione era concretamente visibile attraverso il nuovo che arrivava, inclusi gli elettrodomestici che non avevamo mai visto.
“Mio padre non mi educa ad affrontare le prove: mi mostra come le vive lui”, dice Valter. Cioè lo ha educato con l’esempio. La madre era casalinga per missione, totalmente dedita alla conservazione e allo sviluppo della famiglia. E anche qui c’è da imparare. Quale lavoro vale l’impegno di tirare grandi e sostenere gli uomini? Certo è necessario il sacrificio che non è semplicemente rinuncia, ma amore alla verità più che a se stessi, idea che nei nostri vecchi era diffusa. Per questo “mio padre non perde mai l’occasione per indicarmi modelli da seguire”, sostenuto dalla moglie, perché “mio padre ha indicato la strada che la famiglia doveva seguire per il nostro bene, ma è mia madre che l’ha resa possibile”.
Valter è cresciuto “in compagnia dei grandi”, innanzitutto della famiglia, ma anche preti, lo zio frate, maestre, personaggi insoliti come pescatori di frodo, carcerati e carcerieri, vicini, della Maddalena o della casa nuova a Milano, tutti protagonisti della sua educazione. “Grandi” non nel senso di importanti o famosi, ma nel senso di adulti, uomini e donne fatti, certi della positività della vita, comunicata attraverso i racconti e la pratica condivisa dell’esperienza. Grandi perché non lamentosi, ma generatori di amicizia con comprensione dei limiti propri e altrui. A proposito dei grandi importanti e famosi è notevole un’osservazione del padre che chiarisce perché le cose facciano così fatica ad andare diritte, nonostante scienza e competenza: “Generalmente le personalità di valore hanno notevoli capacità di analisi – nel proprio campo – ma scarso interesse per tutto il resto: a loro preme soltanto che chi è al potere li lasci liberi di coltivare i propri interessi. Non hanno capacità di sintesi perché la visione d’insieme non li interessa: non si occupano del mondo attorno ma di andare a fondo di un particolare”.
Così Valter è cresciuto senza alcun senso di inferiorità e anzi con la sicurezza decisa che ha confortato la sua ostinazione sarda. È diventato grande anche lui, ha conosciuto Valentina, l’ha sposata. Hanno avuto dei bambini e ne hanno adottato uno. Si sono avviati insieme verso un’altra storia, che Valter ha già raccontato in un libro precedente.