Schlein, ultima sacerdotessa del partito radicale di massa

Di Egisto Mercati
01 Marzo 2023
La nuova segretaria del Pd professa una religione che nasce già vecchia e non può avere capacità di tenuta. Cosa capitò ad Arezzo quasi 40 anni fa
Elly Schlein nella sede del suo comitato elettorale, dopo la comunicazione dei risultati parziali delle primarie del Pd, Roma, 27 febbraio 2023 (Ansa)
Elly Schlein nella sede del suo comitato elettorale, dopo la comunicazione dei risultati parziali delle primarie del Pd, Roma, 27 febbraio 2023 (Ansa)

Quando ho visto i risultati delle primarie del Pd per eleggere il nuovo segretario del partito con 6 punti percentuali a favore di Elly Schlein, ho detto tra me e me: è l’inizio delle fine.

Per la verità, la fine era già annunciata da tempo. Ricordiamo che il Pd, attraverso le sue mutazioni, ha teso nel tempo a democratizzare il Pci che, insieme al contributo della Cgil, ha esercitato una forte egemonia sulla nostra classe operaia. Poi con Berlinguer il Pci si è attribuito l’onore di aver posto la questione morale come punto cardine della sua svolta culturale e, gradualmente, post marxista prima, post comunista poi. Il voto interno al partito per l’elezione del nuovo segretario del nuovo partito della sinistra italiana, portò alla nascita del Pd con Walter Veltroni, primo segretario (2007) che fu eletto con regole rigide, come si esige da ogni partito che si rispetti: essere cittadino italiano, aver compiuto 18 anni, essere iscritti al partito. Veltroni raggiunse 2.694.721 preferenze, pari al 75 per cento dei voti.

Ecologista, femminista, radicale

Elena Ethel Schlein ha fruito di una eccezionale disinvoltura per i requisiti formali richiesti ai votanti: giovani passanti anche di età inferiore ai sedici anni.

La Schlein ha attribuito il suo successo al fatto di essere ecologista, femminista, radicale. Tale dichiarazione identitaria non può certo essere il programma di un partito laico, dotato di visione politica, capace di aggregare. Risulta invece essere il credo di una religione che nasce già vecchia e non può avere capacità di tenuta. In questo caso l’elettorato è fragile, motivato da spontaneismo, quindi estremamente volatile e fluttuante. E i mugugni nel Pd si faranno presto sentire. Spiace molto per Stefano Bonaccini che ha creduto sino alla fine che il partito fosse una cosa seria.

Il Pci e Cl

Racconto un aneddoto illuminante. Nel 1985, mese di luglio, giorno 6, l’allora Partito comunista di cui conoscevo diverse persone mi chiese se si poteva fare un incontro pubblico con qualche esponente di Comunione e liberazione, in occasione delle festa dell‘Unita che si teneva ad Arezzo. La cosa rientrava nell‘”ecumenismo” che il Pci voleva ostentare e anche nella voglia di dare una lezione ai miei amici di Cl. Ne parlai con Giancarlo Cesana che mi disse: perché no? Gli chiesi un nome che fosse capace di interloquire con Pietro Folena, allora presidente nazionale della Fgci. Mi fece il nome di Alberto Savorana, giovane laureato di Bologna che si occupava dell‘Ufficio Stampa di Cl.

Savorana accettò l‘invito e venne ad Arezzo. Quella bella sera di luglio, nel classico Parco aretino dedicato agli incontri importanti c‘erano almeno 500 persone. Savorana iniziò a parlare citando Pavese: «Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno in cui nulla accadrà». Il dialogo tra Folena e Cl andò avanti toccando sempre più profondamente temi culturali, politici ed esistenziali che vennero seguiti con uno stupore che nessuno avrebbe immaginato. Folena cercò di accreditare una nuova immagine del partito, ma la base non capiva, borbottava. Nuovi diritti, ecosistema, rivoluzione sessuale! Savorana disse, con voce ferma e chiara, che il Pci di cui si parlava appariva come un nuovo partito radicale di massa.

Astrazioni lontane dalla gente

L‘espressione di Augusto Del Noce, allora come ora, ben descrive la dinamica involutiva che magari riesce per un giorno ad attrarre, ma poi si perde nella reiterazione di cose già dette, astratte, lontane dalla gente, quindi incapaci di comunicare il senso vero di un cambiamento possibile.

L‘ideologia iperconsumista, l‘idea fissa della trasgressione, la cultura mutuata da ideologie provenienti da oltreoceano e già consunte dall‘uso, allontanerà ancor più il popolo dalla politica, dall‘interesse per le vere questioni sociali, dimenticando la realtà vera di giovani senza futuro, di adulti arrabbiati che si sentono insultati dalla vita, di un popolo sempre più tradito nella sua speranza di un bene comune possibile e condiviso.

Occorre il coraggio di ricominciare sempre, ogni giorno bisogna ricordare a sé e agli altri che la prima politica è vivere. Solo cosi, insieme, si costruisce.

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