Papa Francesco: La Chiesa dice dei “no” perché c’è quel “sì” a Cristo
Papa Francesco, nella messa celebrata questa mattina a Santa Marta, ha detto che la Chiesa è una comunità del “sì” perché nasce dall’amore di Cristo.
Parlando della Chiesa delle origini, il pontefice ha spiegato che i primi discepoli, dopo Pentecoste, sono andati ad annunciare il Vangelo nelle «periferie della fede». Guidati dalla Spirito Santo (che «spinge e crea problemi», ma anche «fa l’armonia della Chiesa»), i discepoli discutevano dell’accoglienza dei pagani all’interno della comunità: «C’era una Chiesa del “No, non si può; no, no, si deve, si deve, si deve” – ha detto papa Francesco -, e una Chiesa del “Sì: ma… pensiamo alla cosa, apriamoci, c’è lo Spirito che ci apre la porta”. Lo Spirito Santo doveva fare il suo secondo lavoro: fare l’armonia di queste posizioni, l’armonia della Chiesa, fra loro a Gerusalemme e fra loro e i pagani. È un bel lavoro che fa sempre, lo Spirito Santo, nella storia. E quando noi non lo lasciamo lavorare, incominciano le divisioni nella Chiesa, le sètte, tutte queste cose… perché siamo chiusi alla verità dello Spirito».
IL GIOGO. Come trovare una via d’uscita alla disputa? Papa Francesco ha ricordato le parole di Giacomo, del vescovo di Gerusalemme, che si raccomandava di non imporre sul collo dei discepoli un giogo che gli stessi padri non erano stati in grado di portare: «Quando il servizio del Signore diventa un giogo così pesante, le porte delle comunità cristiane sono chiuse: nessuno vuole venire dal Signore. Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati. Prima questa gioia del carisma di annunciare la grazia, poi vediamo cosa facciamo».
NON SIAMO PURITANI. Questo gioco diverrà leggero solo se rimarremo legati all’amore di Cristo e ai suoi comandamenti. Questa, ha ribadito, è «la comunità cristiana del sì» che rimane nell’amore di Cristo e dice dei “no” «perché c’è quel sì». «È una comunità del “sì” e i “no” sono conseguenza di questo “sì”. Chiediamo al Signore che lo Spirito Santo ci assista sempre per diventare comunità di amore, di amore a Gesù che ci ha amato tanto. Comunità di questo “sì”. E da questo “sì” compiere i comandamenti. Comunità di porte aperte. E ci difenda dalla tentazione di diventare forse puritani, nel senso etimologico della parola, di cercare una purezza para-evangelica, una comunità del “no”. Perché Gesù ci chiede prima l’amore, l’amore per Lui, e di rimanere nel Suo amore».
«Quando una comunità cristiana vive nell’amore – ha concluso il pontefice – confessa i suoi peccati, adora il Signore, perdona le offese. Ha carità con gli altri e la manifestazione dell’amore» e così «sente l’obbligo di fedeltà al Signore di fare come i comandamenti».
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