Ottomila bambini uccisi in Siria. Ancora violenze a Damasco, Aleppo e Homs

Di Redazione
25 Aprile 2013
Le fonti parlano di «vere e proprie esecuzioni sommarie, sgozzati con coltelli, come è successo nel massacro al villaggio di Houla nei pressi di Homs»

Articolo tratto dall’Osservatore Romano – Sono 7.837 i bambini uccisi in Siria dall’inizio del conflitto fino al 6 aprile scorso. L’agghiacciante dato è stato diffuso ieri dagli attivisti. Tra le vittime, si contano 2.343 bambine e 5.494 bambini. Di questi 1.930 avevano meno di 10 anni, mentre 348 erano ancora neonati. Le fonti parlano di «vere e proprie esecuzioni sommarie, sgozzati con coltelli, come è successo nel massacro al villaggio di Houla nei pressi di Homs». Dei circa 194.000 siriani arrestati e sottoposti a rigidi regimi di detenzione più di novemila erano minori. Il maggior numero di vittime si è registrato nelle regioni di Aleppo (1.531) e di Damasco (1.506).

«Non abbiamo conferme ufficiali sul numero di bambini innocenti morti in Siria dall’inizio del conflitto — ha commentato l’Unicef, il fondo dell’Onu per l’infanzia — ma non c’è dubbio che se quelle appena fornite dell’Osservatorio nazionale siriano per i diritti umani corrispondono a verità, siamo di fronte a un dato aberrante e storico nella sua crudeltà, che non vorremmo mai aver sentito e che dovrebbe scioccare il mondo intero». Da mesi — prosegue l’organizzazione — «ripetiamo disperatamente che è ora di dire basta a questo massacro». E a questo appello si sono uniti anche i vertici di altre agenzie dell’Onu come l’Unhcr (Alto commissariato per i rifugiati), il Pam (Programma alimentare mondiale) e l’Ocha (Ufficio per gli affari umanitari). «In Siria — aggiunge l’Unicef — ci sono sei milioni di persone colpite dal conflitto, tre milioni delle quali sono bimbi cui è stato tolto tutto; se a essi aggiungiamo 1,3 milioni di rifugiati presenti nei Paesi vicini, di cui la metà bambini, viene da chiedersi come sia stato possibile accettare» un’altra tragedia di queste dimensioni.

Intanto, le violenze non conoscono tregua, mentre la diplomazia internazionale s’interroga sulle possibili vie di uscita dalla crisi. Resta ancora incerta inoltre la sorte del metropolita greco-ortodosso di Aleppo e Alessandretta, Paul Yazigi, e di quello siro-ortodosso di Aleppo, Youhanna Ibrahim, sequestrati lunedì mentre erano impegnati in una missione umanitaria.

Nelle ultime ore sono fuggite in Libano centinaia di famiglie siriane: scappavano dagli scontri tra ribelli ed esercito ad Al Qusayr, località strategica a sud di Homs, nella regione centrale della Siria. Come ha reso noto il vice sindaco di Arsal, località libanese vicina al confine con la Siria, migliaia di persone sono scappate dalla battaglia e si trovano al momento nella regione del Libano nordorientale: almeno duecento famiglie hanno trovato riparo ad Arsal, fuggendo attraverso i sentieri sui monti Qalamoun.

Ad Aleppo, ieri, l’antico minareto della Grande Moschea è stato raso al suolo dall’esplosione di alcuni ordigni. La notizia è confermata dall’agenzia Sana. Il minareto, finito di costruire nel 1090, aveva resistito anche alle distruzioni del XIII secolo. Il Governo ha attribuito la responsabilità dell’accaduto ai «terroristi del Fronte Al Nusra», il gruppo jihadista attivo in Siria. I ribelli, dal canto loro, accusano le forze governative.

A est di Damasco, dopo settimane di aspri combattimenti, le forze lealiste hanno strappato ai ribelli siriani Al Otaybah, una strategica cittadina situata nelle campagne, nella provincia di Rif Dimashq. Nel frattempo, è di almeno sette morti accertati e di quasi trenta feriti il bilancio di un violento attacco a colpi di mortaio contro Jaramana, un sobborgo sudorientale di Damasco controllato dalle forze governative, ma circondato da aree cadute nelle mani dei ribelli: lo riferisce ancora l’agenzia di stampa Sana, imputando la responsabilità dell’attacco a non meglio precisati «gruppi di terroristi» infiltrati dall’estero.

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