
Otto mesi di carcere al direttore di Panorama. Mulè: «Io, Marcenaro e Arena condannati per un reato d’opinione»
È possibile condannare penalmente un cittadino per un reato di opinione? «In Italia, sì», spiega a tempi.it il direttore di Panorama, Giorgio Mulè. Pochi mesi dopo la conclusione del caso Sallusti, il Tribunale di Milano ha deciso ieri di “mandare in galera” Mulè e i due noti giornalisti Andrea Marcenaro e Riccardo Arena. È bastata l’idea di fondo di un articolo apparso sul settimanale nel 2009, sulla gestione della procura palermitana da parte del Procuratore Capo Franceso Messineo, a convincere il tribunale a comminare ai tre giornalisti pene da otto mesi a un anno di carcere. Il reato contestato ai tre giornalisti è la diffamazione a mezzo stampa e l’omesso controllo.
FATTI VERI. Dall’articolo intitolato “Ridateci Caselli”, Messineo spiega di aver «ricavato una impressione complessiva di delegittimazione e di aggressione morale, nell’articolo si ridicolizza la mia figura». «Ho subito gravissimi danni in termini di immagine, quindi di sensazioni interiori, di autostima e quant’altro» afferma il magistrato. Una sua opinione personale, spiega Mulè: «Si contesta un “eccesso di critica”, non una frase diffamatoria». Inoltre, non viene contestata la falsità di alcunché. Ed è ciò che aumenta lo sconcerto per le tre condanne. «Marcenaro e Arena hanno parlato di fatti veri, dei quali già si erano occupati Corriere della Sera e Repubblica»: «L’inchiesta descrive la situazione in cui versa la procura di Palermo, illustra le divisioni interne, risapute, descrivendo i contrasti tra fazioni “moderate”, vicine ai metodi di Pietro Grasso, e i “falchi”, i cosiddetti “caselliani”. L’articolo cita anche il cognato di Messineo, accusato a Palermo di ricettazione. Ma non è stato detto nulla di lesivo nei confronti del Procura».
ECCESSO DI CRITICA. Per quale ragione, allora, i giornalisti vengono condannati? «Marcenaro e Arena, per eccesso di critica e di opinione. Io, come direttore responsabile, per omesso controllo. La condanna impartitami, fra l’altro, è senza sospensione della pena, che, a mia memoria, è sempre stata concessa in casi come questo». Non concessa nemmeno a Marcenaro. Una lotta fra giornalisti e magistrati? «Sbaglia chi pensa che questa sia una guerra fra bande». «Ora ricorreremo in appello. Però occorre fare una battaglia di libertà». «Queste sentenze», conclude Mulè, «non interessano solo Panorama e i suoi giornalisti, ma chiunque voglia godere del suo diritto ad esprimere un’opinione. Tutti i cittadini devono essere liberi di fare una critica netta e chiara anche ai magistrati».
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il ministro cancellieri ha detto che non servono “riforme epocali” sulla giustizia. in italia ci si lamenta di tutto ma non si vuole fare niente.