Tremende bazzecole
Oggi Chesterton festeggia il suo compleanno insieme a 59, il neonato cinese buttato nelle fogne e salvato
«L’avventura suprema è nascere. Così noi entriamo all’improvviso in una trappola splendida e allarmante. Così noi vediamo qualcosa che non abbiamo mai sognato prima. Nostro padre e nostra madre stanno acquattati in attesa e balzano su di noi, come briganti da un cespuglio. Nostro zio è una sorpresa. Nostra zia, secondo la bella espressione corrente, è come un fulmine a ciel sereno. Quando entriamo nella famiglia, con l’atto di nascita, entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo che ha le sue strane leggi, un mondo che potrebbe fare a meno di noi, un mondo che non abbiamo creato. In altre parole, quando entriamo in una famiglia, entriamo in una favola» (da Eretici)
Il 29 maggio 1874 nasceva Gilbert K. Chesterton e, dunque, oggi è il suo compleanno. Auguri. E penso che lui stesso sarebbe molto lieto di condividere la gioia di questa ricorrenza esultando per la notizia che in Cina un neonato, gettato nelle condutture di scarico di un bagno, è stato salvato. Per lui la nascita è stata davvero un’avventura e ha sentito fin troppo presto il significato emblematico con cui noi diciamo “venire alla luce”: il senso di questa espressione lo hanno riscoperto anche quelli che gli sono andati in soccorso, i vicini di casa che hanno sentito i suoi vagiti dentro il tubo e i pompieri che hanno scavato, tagliato e faticato per riportarlo, davvero, alla luce.
Ora il suo nome è solo 59, dal numero dell’incubatrice in cui è stato messo, ma non è senza nome – perché forse il segno eclatante di eventi come questo fa ricordare a tutti noi il nostro nome, il nostro esserci, il nostro compleanno. Questi fatti di cronaca sono quelli in cui, guarda caso, anche i giornali più moderati e seri tirano sempre fuori dal cassetto la parola miracolo. Ma è vero, perché – a ben vedere – tutti siamo vivi per miracolo. Dunque auguri a Chesterton e benvenuto a 59, le cui voci (e vagiti) oggi cantano all’unisono qualcosa che non è mai male ripetersi:
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«Il fascino dei bambini sta nel fatto che con ognuno di loro tutte le cose vengono rifatte, e l’universo rimesso alla prova. Quando camminiamo per strada e sotto di noi vediamo le deliziose teste bulbose di questi funghi umani, il triplo delle dimensioni che dovrebbero avere in proporzione al corpo, dovremmo sempre ricordarci innanzitutto che ognuna di quelle sfere contiene un universo nuovo fiammante. In ognuna c’è un nuovo sistema di stelle, nuova erba, nuove città, un nuovo mare. […] La dignità instabile dei loro testoni commuove più di qualsiasi umiltà; i loro grandi occhi pieni di luce sembrano contenere tutte le stelle nel loro stupore; e il fatto curioso che quasi non abbiano il naso sembra fornirci l’indizio migliore del genere di ottimismo che ci attende nel regno dei cieli» (da L’imputato).
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È mezzanotte e c´è la luna piena.
Una Tigre e una Jena
escheno da la tana e vanno in giro
co´ la speranza de trovà da cenà.
Ma se guardeno intorno
e nun vedeno gnente.
– Aspetteremo che se faccia giorno; –
pensa la Tigre rassegnatamente
– però – dice – se sente –
un fru-fru tra le piante…
– Chi c´è? una donna? e che farà a quest´ora?
– Aspetta un amante…
– Cammina con un´aria sospettosa…
– Quarche cosa c´è sotto… – Certamente
c´è sotto quarche cosa.
Cià un fagotto… lo posa… – È una pupazza…
– Ma che pupazza! È ´na cratura viva!
Pare che chiami mamma! E mó? L´ammazza!
È la madre!… Hai capito?
– Come? la madre?! Verginemmaria! –
La Tigre spaventata scappa via
e la Jena cià un occhio inummidito…