La preghiera del mattino

Non è il momento per un “terzo polo” tra Cina e Usa. Lo ha capito anche Gentiloni

Paolo Gentiloni e Giancarlo Giorgetti
Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni (a sinistra) con il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti a Bruxelles (foto Ansa)

Su Fanpage Chiara Ammendola scrive: «Durante la stessa conferenza stampa il premier israeliano ha poi parlato della sicurezza del paese spiegando che il Israele “è sotto attacco terroristico” ma che “il suo governo riporterà la calma e la sicurezza”. Netanyahu ha accusato il governo precedente di aver abbassato la guardia [davanti] alle attuali manifestazioni contro la riforma e di aver consentito al nemico “di interpretarle come una mancanza di determinazione” nel paese. “Respingeremo questi attacchi”, ha sottolineato, “e batteremo i nostri nemici”».

Se pensare di costruire un “terzo polo” di fronte alla sfida egemonistica dei cinesi è l’ennesimo atto di cinismo dell’Europa bottegaia così ben interpretata da Angela Merkel ieri e da Emmanuel Macron oggi, l’esigenza di dare maggiore coerenza e spessore all’iniziativa di Washington in politica estera è essenziale. Dopo che Mike Pompeo era riuscito a costruire il capolavoro dei patti di Abramo, le mosse dell’amministrazione Biden verso l’Arabia Saudita nonché una certa ostilità verso il governo Netanyahu hanno creato un varco in cui si è infilata l’iniziativa di Pechino. Tra qualche mese si terrà una nuova riunione del G7: sarà quella la sede per precisare meglio una politica occidentale (più Giappone) senza terzi poli ma con maggiore razionalità.

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Su Dagospia si scrive: «Del resto c’è un altro personaggio piddino che si sta dando da fare più del necessario per correre in soccorso dell’Armata Brancaleone della Meloni alle prese con il disastro del Pnrr: Paolo “Saponetta” Gentiloni. Il commissario europeo all’Economia sta infatti portando avanti un comportamento affettuosamente esagerato verso l’Italia, cosa che sta facendo imbufalire gli altri membri della Commissione di Bruxelles. Però va capito: il prossimo anno, con il voto europeo, l’unico politico che è riuscito a infinocchiare Matteo Renzi sarà accantonato. Magari, con un po’ di savoir faire politico, l’esecutivo meloniano potrebbe dargli una mano».

Non sarà un fulmine di guerra quanto alla capacità di azione, ma Gentiloni è uno di quegli esponenti del centrosinistra a cui non manca saggezza politica. A lungo militante del partito francese, ha preso atto dello sbandamento di Macron (oggi il principale uomo dei “francesi” è Enrico Lettino che proprio con questo ruolo appoggia Elly Schlein) e aiuta così l’Italia a pesare in trattative in uno scenario internazionale che dà a Roma qualche chance. Elemento decisivo di questo orientamento (che potrebbe portare Gentiloni alla guida della Nato) è l’appoggio di Mario Draghi, in sponda con Washington, a Giorgia Meloni (vedi anche le nomine nelle grandi imprese di Stato).

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Su Formiche Francesco De Palo scrive: «La domanda inoltrata all’Ecr di adesione formale da parte del partito finlandese Perussuomalaiset significa due cose: che la strada dei conservatori europei presenta caratteristiche di attrattività oggettiva, nel breve e nel medio periodo, e che l’azione rivolta alla costruzione di una maggioranza che possa esprimere una Commissione europea politica e non più di larghe intese continua con profitto. I Veri Finlandesi, oltre al dato rappresentato dalle recenti elezioni che li hanno visti scalzare i socialisti della premier uscente Sanna Marin, hanno deciso di fare ritorno tra i Conservatori e Riformisti europei, segno che la presidenza di Giorgia Meloni, unico premier tra gli Stati membri a guidare anche un partito europeo, pone dei temi sentiti anche ad altre latitudini».

Da una parte c’è la storia, il ruolo che tra Polonia e area baltica/Lega anseatica è stato svolto per lunghi secoli, dall’altra c’è la partita dell’Artico, dove l’iniziativa dei cinesi è insidiosa. Gli europei, più che pensare a diventare un velleitario terzo polo, dovrebbero pensare strategicamente al Polo Nord.

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Su Affaritaliani si scrive: «Vertice Italia-Spagna oggi a Palazzo Chigi. Il presidente Pedro Sánchez ha incontrato la premier Giorgia Meloni. Nel cortile del palazzo Sánchez è stato accolto dal picchetto d’onore. La visita fa parte del tour che il premier spagnolo sta compiendo negli stati membri dell’Ue in vista della presidenza di turno di Madrid, che comincerà nel secondo semestre dell’anno».

Anche il primo ministro più a sinistra d’Europa, amico di Cuba e Venezuela, preoccupato dai rapporti Fratelli d’Italia-Vox, ha bisogno di Roma per governare i processi in corso in un’Africa dove i fallimenti della terzapolista Parigi (che in realtà il pasticcio più grosso l’ha combinato in Libia d’intesa con Barack Obama e Hillary Clinton) sono eclatanti. Artico e Africa: ecco le due sfide più impegnative per l’Occidente, che farebbe bene ad agire unitariamente per quanto in modo articolato.

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