Perché in Finlandia Sanna Marin ha perso e la destra ha vinto
In Italia e in altri paesi europei ha destato una certa sorpresa la sconfitta di Sanna Marin, primo ministro finlandese etichettata come rock star della politica, arrivata solo terza col suo Partito socialdemocratico di Finlandia (Sdp) alle elezioni parlamentari del 2 aprile. Ma non è così che vedono le cose gli elettori finlandesi, che hanno premiato il centrodestra della Coalizione nazionale di Petteri Orpo e l’estrema destra del Partito dei finlandesi di Riikka Purra (l’altra dama di ferro della politica finnica) dando a loro più voti e più seggi di quanti ne ha raccolti il maggior partito del governo uscente.
Un voto sull’economia, non sull’appeal di Sanna Marin
Giovane e bella (la più giovane premier al mondo quando ha assunto la carica nel 2019), «figlia di due madri che sfida l’omofobo Putin», rianimatrice di un partito di sinistra che non se la passava molto bene, artefice dell’ingresso della sempre neutrale Finlandia nella Nato, all’estero la Marin godeva soltanto di popolarità e consenso. Ma quelle che fuori dai confini venivano considerate briscole imbattibili, in Finlandia sono carte banali e già consumate: nel paese la fecondazione in vitro per le coppie di donne è legale dal 2006, e favorevoli all’adesione alla Nato sono il 78 per cento di tutti i finlandesi, senza sostanziali differenze fra quelli che votano i principali partiti.
Il punto qualificante della competizione elettorale non era l’adesione o meno all’Alleanza atlantica, o il grado di progressismo delle leggi sulla famiglia, bensì l’economia. Non era poi così difficile da immaginare: in un paese di 5 milioni e mezzo di abitanti, dove a votare si sono recati poco più di 3 milioni (con un tasso di partecipazione prossimo al 72 per cento), l’economia è normale che sia la questione che interessa di più. Lì era il punto debole della Marin, che pure si è sforzata di incarnare la tradizionale posizione “frugale” della Finlandia nei riguardi delle politiche di bilancio dell’Unione Europea.
Perché i finlandesi hanno premiato Petteri Orpo
Nel settembre scorso si era fatta notare a Strasburgo per le sue dichiarazioni a favore dell’austerity: «I paesi indebitati sono un problema, non rilassiamo le regole Ue. Il quadro normativo europeo non incoraggia i paesi sovra-indebitati a contenere i rischi». Ma anche queste erano dichiarazioni prese sul serio all’estero, non in patria: lì il primo ministro era accusato di avere portato il rapporto debito/Pil del paese all’attuale 73 per cento dal 59,4 per cento che era nel 2019, e l’inflazione all’8,8 per cento dall’1,1 per cento del 2019, come pure di avere gettato le basi della recessione che quest’anno dovrebbe causare la contrazione del Pil nazionale per la prima volta dai giorni del Covid.
Inutilmente la Marin si è difesa attribuendo questi trend alla pandemia, alla guerra in Ucraina, all’impennata dei prezzi delle materie prime e in particolare dell’energia: i finlandesi hanno preferito dare la maggioranza relativa dei voti a Petteri Orpo, già ministro delle Finanze nell’ultimo governo di centrodestra finlandese, che prometteva un piano di risparmio da 6 miliardi di euro per rimettere a posto i conti e rilanciare l’economia. I finlandesi si sono recati alle urne avendo nelle orecchie un aforisma coniato dall’economista Juho Kostiainen: «La Finlandia è diventata l’Italia del Baltico».
Creare un governo non sarà facile
Una delle curiosità delle elezioni parlamentari svedesi è che tutti e tre i primi partiti classificati hanno ottenuto il loro migliore risultato storico, o almeno il miglior risultato da molti anni a questa parte: anche l’Sdp ha aumentato i suoi seggi passando da 40 a 43 seggi, ma lo ha fatto a scapito dei suoi alleati di coalizione, che comunque hanno perso molto più di 3 seggi: peggio di tutti è andata al Partito di centro che ne ha persi 8, seguito dai Verdi che ne hanno persi 7 e dall’Alleanza di sinistra che ne ha persi 5. Invece la Coalizione nazionale ne ha guadagnati 10 arrivando a 48 e i Finlandesi 7 arrivando a 46, loro migliore risultato di sempre. Alle elezioni del 2007 il partito, che allora si chiamava Veri finlandesi, aveva solo il 4 per cento dei voti, l’altro ieri ha superato il 20 per cento (come anche la Coalizione nazionale).
Creare un governo non sarà facile, perché il sistema proporzionale finlandese costringe i partiti vincitori (per consuetudine il leader del partito che ha ricevuto più voti è incaricato di cercare di formare un governo) a costruire articolate coalizioni. Orpo parte dai 48 seggi conquistati dal suo partito, ma gli servono 101 voti parlamentari per avere una maggioranza di governo. Dovrà decidere se dare vita a una grande coalizione alla tedesca (dell’era Merkel), prendendo dentro i socialdemocratici terzi classificati, oppure spostare decisamente a destra l’asse dell’esecutivo alleandosi con i Finlandesi e qualche altro partito minore. Il partito della destra populista ha aumentato i suoi consensi sulla base di una piattaforma euroscettica e anti-immigrazione: le difficoltà della Finlandia vengono attribuite alle politiche dell’Unione Europea, come Next Generation Eu, «che finanzia i paesi nostri concorrenti», e all’alto tasso di immigrazione che avrebbe portato a un aumento della delinquenza giovanile.
Comunque vada sarà un governo ostile all’Italia
Mentre il governo di coalizione della Marin era composto da cinque partiti, a Orpo potrebbero bastarne tre, col Partito di Centro destinato a far parte dell’esecutivo in entrambe le possibili soluzioni (quella di un’alleanza coi socialdemocratici e quella di un’alleanza con la destra radicale). I Finlandesi sono più vicini alla Coalizione nazionale in materia di politica fiscale. Invece su argomenti come le politiche della Ue, l’immigrazione e l’agenda verde, i socialdemocratici e la Coalizione nazionale sono più vicini fra loro. In un caso come nell’altro, il nuovo governo finlandese sarà ostile a richieste italiane relative a nuovi piani di finanziamento, mutualizzazione del debito pubblico dei paesi europei, redistribuzione dei migranti fra i paesi della Ue.
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