«Noi non siamo Charlie, siamo Kouachi». Nelle periferie di Parigi, dove gli assassini sono «i nostri eroi locali»
Ieri quasi due milioni di persone a Parigi, e quattro in tutta la Francia, si sono riunite attorno allo slogan “Je suis Charlie”, io sono Charlie. Milioni di persone hanno camminato insieme per condannare l’attentato di Chérif e Said Kouachi, i due fratelli che mercoledì hanno ucciso 12 persone attaccando la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo «per vendicare il profeta Maometto». Insieme a loro, è stato condannato anche il gesto di Amedy Coulibaly, che ha ucciso quattro ostaggi ebrei e una poliziotta nella capitale, «istruito dallo Stato islamico».
«SONO I NOSTRI EROI». Non tutti però hanno scandito lo slogan “Je suis Charlie”. Molti, sempre a Parigi, hanno invece preferito “Je suis Kouachi” e “Je suis Coulibaly”. E non sui social network, dove ogni sciocchezza è permessa, ma per le strade del sobborgo parigino di Gennevilliers, dove i giovani francesi Kouachi sono cresciuti e si sono radicalizzati. «Oggi non andiamo a marciare perché i Kouachi sono i nostri eroi locali», dice un ragazzo barbuto sulla ventina al Telegraph. «Oggi celebriamo quello che hanno fatto. Voi siete scioccati, ma ascoltate noi. I miei genitori sono venuti dall’Algeria e noi non abbiamo dimenticato come gli algerini sono stati gettati giù dai ponti di Parigi».
«NON CHARLIE, SIAMO KOUACHI». Nell’episodio del 1961, ricordato dal giovane, circa 200 algerini vennero uccisi dalla polizia della capitale. Il giovane franco-algerino, però, non è l’unico a sostenere gli assassini: «Io posso anche non essere d’accordo con la violenza», concede un secondo. «Ma capisco perfettamente perché l’hanno fatto. Noi apparteniamo a questo Paese, parliamo francese, ma qualunque cosa facciamo, saremo sempre estranei. Nessuno ci mostra rispetto». Un terzo giovane grida: «Noi non siamo Charlie. Noi siamo Kouachi!».
MINUTO DI SILENZIO. La forza apparente dei valori di “Liberté, egalité, fraternité” sbandierata in centro a Parigi, nelle periferie perde tutto il suo vigore. Come spiega Marie-Thérèse, che insegna ai ragazzini del quartiere dei fratelli Kouachi: «I ragazzi giovedì non volevano osservare il minuto di silenzio per il massacro di Charlie Hebdo. Molti hanno cominciato a gridare, uno mi ha detto che avrebbe voluto avere un kalashnikov per uccidermi. Io lavoro in una scuola difficile di un quartiere difficile, ma la stessa cosa è successa in molte altre scuole. Tantissimi ragazzi a cui insegno potrebbero essere facilmente radicalizzati».
«ALLAHU AKBAR». Forse lo sono già. Così come lo sono già i detenuti di tante carceri che, secondo il Le Figaro, giovedì hanno osservato in modo particolare il minuto di silenzio: «Allahu Akbar», si è sentito gridare in decine di celle dai detenuti come gesto di sfida verso una République nella quale non si riconoscono.
«MEGLIO IN ISRAELE». La comunità ebraica sfilata da Place de la République a Place de la Nation è d’accordo su un punto: «Se ci fosse stata solamente la presa di ostaggi all’Hyper cacher venerdì, e non l’attentato contro Charlie Hebdo mercoledì, oggi ci sarebbe stata una simile insurrezione repubblicana?», si interrogano Michel e Martine Zeitoun. «La risposta è no. E l’abbiamo già visto: i francesi non si sono mobilizzati così dopo gli attentati di Tolosa perpetrati da Mohamed Merah (il franco-algerino musulmano che uccise tre paracadutisti e tre bambini ebrei, ndr)».
Brigitte Lévy, 56 anni, denuncia l’antisemitismo che serpeggia nel Paese e parla della possibilità di andarsene: «Non riconosco più la Francia. Sono francese da tante generazioni, ma non so se restare o andarmene. In Israele c’è la guerra, ma sarei più protetta. In Francia il governo è troppo lassista, ha lasciato che certe cose accadessero».
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La Francia sta pagando gli errori di decenni di immigrazionismo, soprattutto nei confronti di persone che per principio non hanno alcuna voglia di integrarsi.Tornando all’islamista radicale , poi, che odia i Francesi che uccisero 200 algerini nel 1961, tutti condanniamo questo grave delitto, ma allora se questo tragico evento è una giustificazione per continuare a massacrare innocenti, in Francia e altrove, allora vorrei dirgli che le truppe algerine e marocchine al seguito dei Francesi, nella mia Ciociaria hanno fatto cose molto piu gravi nel 1944.Se applicassimo questa logica dovremmo fare la pelle a ogni algerino o marocchino che s’aggira dalle parti nostre.Questi ragazzi hanno il cervello lobotomizzato da anni di bombardamento ideologico islamista !
Il bello è che in tanti li giustificano, giustificano gli stessi terroristi previamente condannati facenmdolgio grazie di un risentimento conclamato che sarebbe, in defintiiva, la spiegazione di quella che Renaud Camus dimostrae essere una sostituzione di popolazione – come dai progetti di Eurabia da Bat Ye’or documentati senza essere mai smentita.
I mistifcatori che sproloquiano a forza di “cui prodest?” inventano trame e tessono dietrologie paranoidi; e intanto (e così, grazie a queste fumisterie), non vedono e vorrebbero nascondere quello che è sotto gli occhi di tutti. Il terrorismo o il fondamentalismo sono solo un aspetto del problema più generale: che è l’islamizzazione dell’Occidente. A Parigi, i terroristi hanno scritto col sangue i limiti della nostra libertà di espressione nei loro confronti; e gli islamici “moderati” si sono appropriati dei morti di Charlie Hebdo e di quelli del supermercato kosher per farsi vittime come loro e anzi, più di loro! Mentre a migliaia gli ebrei fuggono dalla Francia, ora che l’immigrazione islamica è un dato struttruale del Paese, come solo avvenne sotto il tallone nazista, gli islamici – e con loro e come loro, i mistificatori che vengono qui a screditare il blog che li ospita e che predicano la distruzione di Isralee e il jihad contro nemici, al momento, non meglio quantificabili, da triade a monade “diabolica” – che hanno portato in giudizio la rivista satirica, sfilano per spiegano a quali condizioni accettano di sentirsi cittadini della Francia e dell’Ue!
Purtroppo, gli eurocrati, anziché ridiscutere temi e forme dell’immigrazione, rispondono, senza discuterne fra di loro o tanto meno, con il popolo sovrano, con “più immigrazione”: come se questo significasse “più inclusione”. E in Italia, invece di rivedere norme come quella – per fare un solo esempio – che concede la cittadinanza a chi sposa un cittadino italiano – fonte di lucro e truffe di ogni genere, fra l’altro -, prevista per epoche in cui l’evento era piuttosto raro, parlano di jus soli. In certi quartieri di Londra, Parigi, Amsterdam, Roma, sembra di vivere al Cairo, a Mombasa, a Algeri, a Mogadiscio. E ne vogliono fare arrivare altri! E dargli i mezzi per decidere loro la nostra politica interna e estera.
Ecco, si discuta di questi temi, anziché complotti che sviano dalla realtà. Non solo di sicurezza, ma anche della slvagirdia dell’identità dei Paesi e popoli della nostra Europa, contro cui i nuovi arrivati – ci viene spiegato: con una implicita minaccia che non si dovrà spiegare – covano risentimenti atavici, frustrazioni recenti e dhimmitudine prossima ventura.
NO ALL’IMMIGRAZIONE! NO ALLO JUS SOLI!
Da circa un anno c’è una guerra della finanza anglo-sionista contro l’Europa. Bisogna rendersene conto o sarà troppo tardi.
Un articolo di Giulietto Chiesa che aiuta a contestualizzare quello che stiamo vivendo :
A Parigi non c’è la spiegazione
Valanghe di retorica dolciastra e fuorviante, attorno alla gigantesca manifestazione di Parigi, mentre l’Europa dei potenti (ma ricattati e ricattabili leader del vecchio continente) si appresta a varare a Bruxelles, domani, misure di emergenza anti-terroristica che ricopieranno fedelmente il Patriot Act di George Bush nei giorni che seguirono l’11 settembre 2001.
Il caravanserraglio mediatico dei servitori del potere sta già archiviando la prima pagina di questa tragedia: la versione (anzi le versioni) ufficiali dell’attentato sanguinoso contro Charlie Ebdo sono date per acquisite. Come se sapessimo ciò che è accaduto. Invece non sappiamo niente di niente. A meno di non pensare che tutto questo immenso Circo Barnum di emozioni, lacrime false, e vere, paure, bugie, chiacchiere più o meno insulse, che ha fatto muovere tutti i governi d’Europa, più Netanyhau e Abu Mazen, sia stato provocato dalla follia di due giovanotti (che, per altro) erano sotto controllo da molti anni da parte dei servizi segreti francesi.
La minaccia c’è, e quelle facce, molto simili al bronzo, che aprivano il corteo di Parigi, lo sanno.
E’ lo Stato islamico”? Certo: “anche” lo Stato islamico, ma bisogna chiedersi cos’è lo Stato Islamico, da dove viene, chi lo ha creato, pagato, organizzato. E chi lo guida, sfruttando l’enorme forza motrice di immense masse diseredate del pianeta. A Parigi è stato compiuto un “atto di guerra” contro i popoli europei. Il secondo dopo la vera e propria aggressione che gli Stati Uniti e i dirigenti europei hanno scatenato contro la Russia, in Ucraina, all’inizio del 2014.
Lo scopo? Gli scopi? Colpire i diritti e le libertà del vecchio continente, legare a doppio filo i destini dell’Europa e quelli degli Stati Uniti, avviare un’offensiva strategica contro Russia, Cina, Iran, i paesi del BRICS. L’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, cerca di riportarsi al centro del mondo. A tutti i costi. La crociata cristiana contro l’islam è lo strumento contundente con cui si cerca di invertire il corso inesorabile della fine dell’Impero.
Giulietto Chiesa lunedì 12 gennaio 2015
Giulietto Chiesa?! Guerra anglo-sionista?!
Io ho visto solo dei cretini disposti ad ammazzare e a morire gridando Allah è grande!
Anche a te, invece star lì ad appallottolare questa dietrologia stile Dan Brown, consiglio vivamente il sudoku per esercitare le meningi.
Seriamente… Che facciamo?
@Aurelio
“Seriamente… Che facciamo?”
Innanzitutto conoscere i fatti man mano che emergono elementi nuovi e darsi un criterio per la loro interpretazione. Esempio :
Lei afferma “Io ho visto solo dei cretini disposti ad ammazzare e a morire gridando Allah è grande!”
No. Lei ha visto solo delle persone armate ed incappucciate, non riconoscibli, che hanno ammazzato delle persone e gridato “Allah è grande”. Non sa chi fossero in realtà. Sa solo quello che è stato riferito dai media.
Non sa con certezza se quelli ammazzati nel blitz (visto ? nessun rischio che “vuotassero il sacco” !) fossero gli stessi che hanno compiuto la strage.
Al Sudoku preferisco il puzzle, dove alla fine facendo combaciare gli elementi appare il disegno complessivo.
Suvvia, ci sono decine di testimoni oculari, cappuccio e non cappuccio.
Se uno pensa che uno stato di lunga tradizione democratica come la Francia si metta a organizzare pantomime collettive con decine di morti ammazzati per ottenere scopi che potrebbe ottenere penando e facendo molto ma molto di meno…
E poi, anche se le istituzioni repubblicane fossero quelle carogne che tu sospetti, a quale scopo mettere in scena un cast di questo genere mentre con una bombetta in metropolitana si otteneva lo stesso effetto con zero rischi?
Fai il sudoku, che esercita all’uso della logica.
Dimenticavo… SERIAMENTE, che facciamo?
Prima l avevo detto come battura. Ma ora lo specifico. Una soluzione sarebbe mappare le periferie a rischio e le moschee inquiete. Sulle seconde si gagisca subito con la chiusura. Diamine, lo Stato francese nel 1905 ha confiscato tutte le chiese, avere paura di farlo con moschee, molto meno sacre, è da codardi! procedere quindi al rimpatrio forzato dei soggetti più scalmanati, o di intere periferie in ebollizione.
Detto questo, lungi da me esaltare la legge del 1905, che è stata anche essa codarda, perché se le è presa ancora una volta, come sempre, con i cattolici.
@Aurelio
“ci sono decine di testimoni oculari, cappuccio e non cappuccio”
Se lei non riesce a vedere la mancanza di logica insita in questa frase mi sa che il Sudoku non la sta aiutando.
Continuerà all’infinito a ripetere la frase “che facciamo” non avendo mai chiari i veri termini del problema.
Passi al puzzle.
Aurelio, lasci perdere chi, come i copincollisti riuniti e mistificatori associati in nome e per conto della paranaoia che li divora, assembla complotti in testa e li spiaccica sul dislpay come ha fatto con la propria testa: hanno fatto della realtà tabula rasa per giocarci come fosse un tavolo verde (islamico) e ce l’hanno rimesso la testa. E ora, vorrebbero giocarsi quella degli altri a sudoku, puzzle, risiko, puntando su chi le teste che non si fanno convincere le tagliano. Questi mistificatori fanno altrettanto: provvedono da soli a offrire l’eradicazione di ogni senso critico e della realtà come atto di oblazione alla dhimmitudine che è in loro, in attessa che l’Ue diventi un’appendice del mondo islamico.
La logica, per questa gente, è talmente svalutata, che vale meno di una fiche a Monopoli: quando mai sono stati in grado di ragionare sui fatti, hanno riformulato l’assioma nietzscheiano, “non esistono fatti, solo opinioni” in “non essitono fatti, solo complotti”, per un delirio di onnipotenza paranoico che li inebria alla follia. E la loro determinazione suicida, da kamikaze di ogni libdertàò di pensiero, è la prova migliore che l’Islam, anche nelle sue nuance più attraenti per cristiani moralmente e ideologicamente asserviti, è ciò che affermava Benedetto XV nel discorso di Ratisbona.
Dovevo seguire il tuo consiglio. Questi passano la vita a finirsi di seghe mentali e, quando si trovano a mal partito, passano di palo in frasca con una scioltezza che fa impressione.
“Se lei non riesce a vedere la mancanza di logica insita in questa frase mi sa che il Sudoku non la sta aiutando.”
Un bambino di due anni è perfettamente in grado di riconoscere lo zio anche tutto vestito da papà natale.
Ciò lo si deve al fatto che una persona; specie se urla e spara come un ossesso, e durante l’azione si intrattiene coi giornalisti per telefono, la si può riconoscere da molte alte caratteristiche irripetibili oltre al volto e che non ti sto ad elencare perché suppongo tu sia un essere senziente.
Gli ostaggi del supermercato hanno passato ore con uno di questi energumeni, il quale si è pure intrattenuto al telefono con un giornalista.
Inoltre il titolare della tipografia dice che ha parlato coi fratelli omicidi, ne ha medicato uno e gli ha offerto un caffè nel proprio ufficio.
Inoltre questi macellai non risulta siano venuti da Marte col disco volante, ma che siano nati e vissuti in Francia fintanto che non si sono arruolati tra gli estremisti.
Qualcuno li avrà conosciuti e frequentati, bambini, ragazzi, mariti e in galera, o no?
Insomma, caro mio le cose son due, o ti manca il senso pratico e allora ti conviene fare il sudoku invece delle pippe mentali, oppure sei un attivista islamico da tastiera che fa puerile disinformazione copia-incollando sciocchezze, e allora in quest’ultimo caso aspettati, a breve, una visita della polizia postale.
Visto il genere di interlocutore d’ora in avanti ometterei il “seriamente”.
@Aurelio
“Urla e spara come un ossesso”
Basterebbe questa frase per mettere in evidenza come lei non faccia (seriamente, intendiamoci) una beneamata fava (tranne il Sudoku, certo) per leggere gli avvenimenti.
Vede, una delle cose strane messe in evidenza è proprio il fatto che il kommando NON sparava come un ossesso, ma in maniera mirata. Caratteristica di un addestramento speciale.
E con questo credo che non valga più la pena di discutere con lei.
Solo un consiglio : a Natale prossimo venturo, se vede uno vestito da Babbo Natale che urla come un ossesso HOHOHOOO non gli chieda se può fargli fare un giretto in slitta trainata dalle renne, o il Sudoku lo finisce in clinica psichiatrica.
Egregio, io nel mio piccolo, a suo tempo ho fatto il militare negli alpini come tiratore scelto e per anni ho coltivato l’hobby della caccia di selezione in montagna (vai a vedere cosa vuol dire), perciò direi di avere una idea abbastanza chiara su cosa si può intendere per “sparare come un ossesso” e, al contrario, per sparare “in maniera mirata”.
Dalle immagini televisive in cui si vede l’uccisione del povero poliziotto ho visto due energumeni armati di AK47 sparare ben otto colpi (se non ho sbagliato a contare) riuscendo solo a ferire un povero agente di quartiere, il tutto brandendo l’arma come si usa un tubo per innaffiare.
Questo è ciò che io, sulla base della mia non insignificante esperienza, definisco “sparare come un ossesso”.
E sul punto in questione, caro mio, per quanto mi riguarda è la tua opinione a non contare una beata fava.
D’altra parte notoriamente il successo del famigerato fucile d’assalto derivato da Kalashnikov dal famoso MP44 tedesco lo si deve al fatto che esso risulta letale anche in mano a delle perfette schiappe.
Noto con un certo divertimento che quanto ti senti un pochino screditato tendi a perdere il tuo autocontrollo da assemblatore di puzzle.
Che ci sia davvero materia interessante per la polizia postale?
@Aurelio :
Complimenti ! Vedo che andando negli alpini lei è diventato più esperto di un esperto di terrorismo come Claude Moniquet, ex agente segreto della Direction générale de la sécurité extérieure (DGSE) che, ripreso da France Info affermava :
“l’assalto e’ stato perpetrato da persone che sono abituati alle armi e a combattere, quindi probabilmente gente che e’ stata formata in Siria. Siamo sicuramente davanti a dei professionisti”.
Caro GT_Leo, oltre a non dar seguito all’intenzione di discutere con me,
vedo che continui a focalizzare la questione marginale e largamente opinabile dell’abilità dei terroristi nell’uso delle armi, probabilmente al solo scopo di dare della “fava” al sottoscritto e, per estensione, al corpo degli alpini che ho avuto l’onore di servire a suo tempo (e se sapessi dove e quando, forse faresti molto meno lo strafottente).
E’ chiaro che i due, come hanno ammesso, hanno ricevuto un addestramento nello Yemen, ma sta di fatto che il povero poliziotto si lamentava ancora dopo che gli avevano sparato contro ben otto colpi calibro 7.62.
Neanche nelle battute di caccia al cinghiale si vede un simile macello.
Se questo per il monsieur, che devi aver sudato tanto a trovare, significa saper sparare da “professionisti”, allora io, modestamente parlando, sono Sartana (chi era costui?)!
Di qui a domani, visto che non hai un cavolo da fare o ti pagano, di link in cui tizio o caio dicono che i due terroristi erano stati addestrati alle armi io penso tu ne possa trovare almeno un centinaio
Se la cosa ti diverte fallo pure.
Tuttavia rimane sempre la mia osservazione di prima:
“Se uno pensa che uno stato di lunga tradizione democratica come la Francia si metta a organizzare pantomime collettive con decine di morti ammazzati per ottenere scopi che potrebbe ottenere penando e facendo molto ma molto di meno…
E poi, anche se le istituzioni repubblicane fossero quelle carogne che tu sospetti, a quale scopo mettere in scena un cast di questo genere mentre con una bombetta in metropolitana si otteneva lo stesso effetto con zero rischi?”
La risposta a questo, mister puzzle? Dimenticata?
Aggiungo solo due righe per ricordare a te e ai lettori che di tutte le obiezioni che ti ho fatto ti sei attaccato alla definizione di “sparare come un ossesso” solo per aver qualcosa in mano per associarmi al termine “fava”.
Aurelio, vedrai che tra un po’ ti risponde che i killer non potevano essere musulmani perché avevano i fucili lubrificati con lo strutto
@Aurelio
Le segnalo anche questo :
http://abcnews.go.com/International/gunmen-paris-attack-trained-experts/story?id=28056240
mettendo in evidenza questa frase sui supposti “colpi sprecati”
“They carried out the operation in a very calm, controlled way,” said Richard Clarke, former White House counter-terrorism advisor and current ABC News consultant. “They appear to have fire discipline, not spraying bullets everywhere. They were people who did not look like they were wild, on some kind of spree, but who were accomplishing a military operation.”
La saluto e buon Sudoku di selezione
La mia risposta è finita più sopra, ma se sei un esperto di puzzle non faticherai a ritrovarla.
@Aurelio :
“La risposta a questo, mister puzzle? Dimenticata?”
Credo che la risposta la stia dando la potente macchina dei media hollywoodiani in grado di orientare le “opinioni pubbliche” come meglio credono. Il fine giustifica i mezzi diceva uno.
Non so dove finirà questo commento, ma nelle intenzioni è una risposta a tale Fogg_hauld.
I “media hollywoodiani”?!?
Ma di che stiamo parlando?!?
Comincio a pensare che in certi quartieri dovremmo adottare la soluzione del faraone.
Se non altro, (quasi) nessun copincolla, solo speculazioni complottiste male assortite, dal mistificatore che ha la faccia tosta di scagliarsi contro la rivista che offre ampio spazio alle paranoie complottiste, che non vengono rimosse nemmeno quando denigrano così apertamente la Redazione.
Si tenga presente che una delle leggi della paranoia complottista è il famoso ‘cui prodest?’: un’arte aruspicina che può rovesciare in continuazione i suoi responsi senza approdare a nulla: anzi, scansando accuratamente i fatti evidenti per risalire, dagli effetti, alle intenzioni: senza onere di dimostrare la vridicità delle attribuzioni fantastiche, ma, anzi, assunte come mezzo di prova.
Facciamo degli esempi: a sentire i venticelli complottisti, chi ha organizzato l’attacco a Charlie Hebdo sono gli U.S.A., perché in disaccardo con la Francia su alcuni punti e aspetti della strategie della politica estera. Contrasti o tensioni su temi vari e per le ragioni più diverse sussistono fra Francia e Germania, fra UK e Francia, fra Germania e chi vi pare: sono noti, risaputi e alla luce del sole. Senza bisogno di attentati affidati a terroristi rossi, neri o appunto, verdi. Gli U.S.A. ordirebbero queste trame per mettere un cuneo fra Occidente e Islam, essendo alleati e soci in complotti degli uni e degli altri, non senza tensioni con gli uni e con gli altri – come è normale e non complottista che, visto che interessi e obiettivi possono non coincidere sempre e non di rado, divergere. La storia della diplomazia è maestra di questi doppigiochi, rovesciamenti di fronte, voltafaccia e dérapage di ogni genere. Una trama complottista universale, però, esce completamente dalla storia – e cioè, dai fatti – delle relazioni fra gli Stati e rientra fra i più ricchi capitoli delle psicopatologie – oggi multimedialmente diffuse.
Ora, succede, a quanto pare, che, a seguto delle stragi islamiste a Parigi, gli effetti dimostrano che, per es., anziché richiedere meno immigrazione o più controlli, tutti invochino più immigrazione, più Islam, più “inclusione”: se si dovesse giudicare col metro dell’utilità, si dovrebbe concludere che l’attentato è stato organizzato da chi voleva maggiore “inclusione” fra Europa e Islamismo, non divisione o guerra. In questo caso, la risposta dei complottisti è: i mandanti hanno fallito. Così, in tutti i casi, i complottisti trovano le prove che gli servono, senza il fastidio di dover doimostrare alcunché.
Lo stesso se l’lsis minaccia l’Arabia Saudita, gli U.S.A., l’Occidente e Israele, che lo foraggerebbero per scatenare la guerra contro l’Islam: gli sono sfuggiti di mano.
Sarà. Intanto, è più facile che i complottisti siano usciti di senno: e le mistificazioni paranoiche di lungo corso e quelle appena sfornate servono solo a distrarre da problemi assai più eclatanti e evidenti. Per es., la convivenza in un’Europa senza più multietnica e in cui i ‘vecchi europei’ sono in costante declino demografico e non solo demografico; quindi, il senso e i limiti di un’integrazione in cui minoranze che non sono isolate dal contesto d’origine e in crescita hanno sempre meno motivo di riconoscersi in identità che gli stessi europei hanno deciso di rinnegare o di non riconoscere; il fallimento o la crisi del mtlticulturalismo, il valore di un ‘dialogo’ che non p mai franco e apoerto e libero quanto odvrebbe – vedi il caso del discorso di Ratisbona: su cui i complotisti hanno trovato modo di mistificare come su tutto; ecc…
Per cui, anziché dare spazio e spago a paranoie che si autoconfermano, meglio saebbe dare spazio a un confronto su questioni assai più serie.
La cosa ha un parallelismo con i simpatizzanti del nazismo che crescevano a cavallo tra gli anni 30 e 40 nei Paesi al di fuori della Germania.
In Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, ecc….c’erano partiti, partitelli e movimenti che volevano collaborare coi nazisti.
La cosa si è risolta sappiamo tutti come: si chiama seconda guerra mondiale.
La situazione dell’islamismo radicale in tutte le sue sigle presenta molte analogie.
E si risolverà nello stesso modo, è inutile che ci giriamo intorno pur di non nominare quella parola: guerra.
Qui siamo facilitati dal fatto che una cosa era la Germania negli anni 30 ed il suo potenziale umano, tecnologico e produttivo: la stessa cosa sarebbe se il centro del terrorismo islamico sarebbero gli USA; ben altra cosa è Iraq, Siria, Afghanistan e Nigeria: sono lontanissimi dall’avere il peso della Germania degli anni 30 o gli USA di oggi.
Ma la faccenda si risolve nello stesso modo: colpendoli al centro, cioè eliminando l’isis a Raqqa, Mosul e ovunque si sia annidata.
E questo si potrà fare solo con un corpo di spedizione SERIO, di non meno di 10.000 soldati a cui si aggiungeranno irakeni, curdi e alleati cristiani e yazidi inquadrati nelle milizie curde.
Un esercito serio, che colpisca frontalmente in modo massiccio, e non con scaramucce da guerriglia che vanno bene solo come tattica preparatoria allo scontro risolutivo.
Dissolto l’isis, anche questi in Occidente si dilegueranno perché non avranno più bandiera da seguire, saranno cani sciolti e torneranno a fare i malavitosi di quartiere.
(…) ” la stessa cosa sarebbe se il centro del terrorismo islamico sarebbero gli USA”.
Nessuno può sapere chi sarà il vincitore della guerra di cui parli. Di certo la tua guerra contro la grammatica italiana inizia a mietere vittime…
Questo articolo mi pare descriva bene il modo in cui chi manipola le notizie avendo il controllo sui media occidentali può orientare l’opinione pubblica e scatenare tensioni sociali, guerre, intolleranza e quant’altro. Potenza degli effetti speciali hollywoodiani !
Prodromi dell’Apocalisse
gennaio 12, 2015
di Enrico Galoppini
Siete proprio “de coccio”? Non volete capire?
Allora, dopo la “manifestazione oceanica” di Parigi “per la libertà” e “i nostri valori”, ve lo spiega la televisione israeliana, citando fonti d’intelligence statunitensi che però non forniscono “elementi concreti di rischio” (come dire: guardate, il Vesuvio sta per esplodere, ma nessuno è in grado di stabilire come, quando e perché).
L’importante è il messaggio che deve imprimersi bene nelle menti dei sudditi mediatici: “Charlie Hebdo, dopo Parigi è il Vaticano il prossimo obiettivo dei terroristi Isis”.
Il sottotitolo punta a stabilire chi sono i “buoni” che avvertono il Papa: «Televisione di Stato Israele: ‘servizi Usa hanno avvertito la Santa Sede’». E la didascalia della foto non lascia spazio a dubbi: “Il Vaticano è il prossimo obiettivo dei terroristi ISIS” (citazioni dalla pagina Ansa.it visionata alle ore 11.45 del 12 gennaio 2015, poiché l’agenzia – come spesso fa – nel corso della giornata potrebbe cambiare titolo, foto e testo).
Capperi! Una svolta epocale: questi campioni di premura filo-cattolica e di sollecitudine verso la Chiesa, cioè gli Usa, solo gli stessi che si adoperano in ogni modo per far associare nell’immaginario collettivo occidentale (quello “cristiano”, se serve a fare “la guerra all’Islam”) la Chiesa cattolica alla pedofilia e la tacciano di ogni orrore e nefandezza (Papa compreso, se non fa come dicono loro); con la loro “intelligence” (cioè quella che produce le “prove” delle suddette accuse) citata come fonte “credibile ed autorevole” dai loro compagni di merende israeliani che non solo accusano Gesù e la Madonna di essere (come minimo) dei volgari ciarlatani, ma accusano la stessa Chiesa di aver “taciuto” di fronte al “Male assoluto” (l’Olocausto e i “silenzi di Pio XII”), e non fanno assolutamente nulla per impedire le reiterate provocazioni che, in Terrasanta, vedono protagonisti “pii giudei” intenti, tra le altre cose, a sputacchiare sulle porte delle chiese e scrivere sui loro muri le frasi più oscene.
Ma d’altra parte il sigillo a queste “minacce” le ha messe niente meno che Isis/Iside, sul numero 4 del suo fantomatico “magazine”. Talmente raro da trovare su internet che l’unica ricerca che dà esito positivo è quella che porta al Clarion Project, organizzazione statunitense ovviamente “indipendente” e “no profit” fondata nel 2006 per presentare i pericoli dell’estremismo islamico e che si prefigge di “combattere l’estremismo” e “promuovere il dialogo”.
Una discreta parte dell’attivismo di questo “progetto” è dedicata alla produzione di film che promuovono sicuramente “il dialogo”: Iranium, che mette in guardia dagli scenari che possono aprirsi “qualora il regime radicale iraniano venisse in possesso delle più potenti armi al mondo”; The Third Jihad, che “allerta” gli americani sui pericoli dell’Islam radicale “e per l’intera civilizzazione occidentale”; Obsession, che non è un rifacimento dell’omonimo film neorealista italiano, ma un “insider’s view” sull’odio dei “jihadisti” e la loro volontà di fare esattamente quello che perseguono l’America e i sionisti: “dominare il mondo”.
A questo punto, tutto è pronto per “la guerra finale contro l’Islam”.
Basta solo che un “elemento di rischio” si “concretizzi” e ci troviamo immersi in una guerra devastante i cui esiti sarebbero assolutamente tremendi.
A chi giova tutto questo? A noi, “gente comune”, no di certo, anche se facciamo una gran fatica a staccarci dalle catene di sudditi mediatici. A loro, cioè a tutti questi soggetti apparentemente in guerra tra loro, sicuramente molto.
Il “progetto” è senz’altro apocalittico, e d’altra parte, prima della fine bisogna che qualcuno soffi sul fuoco. O nella chiarina (clarion) del Giudizio.
Sì sì, tutto molto bello.
Ma se si voleva fare una false flag basta mettere una bella bomba.
Che senso ha darsi tanta pena per trovare degli esaltati disposti a farsi ammazzare per Allah correndo il rischio che prima o poi uno di questi vuoti il sacco?
La dietrologia spinta è utile come esercizio mentale come il sudoku, ma sul piano operativo lascia il tempo che trova.
La domanda da farsi è: che facciamo?
Un paese che consente a 5 milioni di musulmani di immigrare sopravvaluta le proprie capacità di controllare la situazione e/o di integrare queste persone. E la difficoltà diventa utopia in un paese come la Francia, dove la “Republique laique” e’ una ideologia massonica profondamente antireligiosa e soprattutto anticattolica.
Infatti io a tutti i novelli “je suis Charlie hebdo” chiedo: dove eravate quando Mohammed Merah ha assassinato i bambini della scuola ebraica a Tolosa? Perché non ci sono state manifestazioni oceaniche allora? perché in Europa serpeggia uno strisciante antisemitismo, spesso spacciato per antisionismo.Quei bambini si che erano innocenti mentre in questo caso i giornalisti sapevano cosa stavano provocando con le loro vignette oggettivamente offensive:su Maometto ma soprattutto su Dio, Gesù e lo Spirito Santo con un umorismo volgare e di pessimo gusto!
Guardate adesso tutti si muovono perché la rivista è di estrema sinistra, se era Cattolica, Cristiana o di estrema destra avrebbero detto: “se la sono cercata, sono dei bigotti/razzisti/islamofobi…”. Da Cristiano prego per le anime di quei comici, condanno il loro vile assassinio e faccio le condoglianze alle famiglie perché la morte è sempre una tragedia, vale sempre sorriso di Satana e le lacrime del buon Dio! Ma non dirò “sono Charlie” perché non approvo quel modo di fare satira, di provocare e offendere le credenze religiose altrui. Credo nella critica dura, inflessibile e irremovibile ma rispettosa e mai volgare. Da parte dei musulmani ho apprezzato molto di più quello slogan “je suis Ahmed” mi sembra più onesto e giusto.
Ma qui abbiamo giovani che non si rendono conto del peso delle loro parole, di cosa significa uccidere qualcuno, di quanto sia precaria la convivenza in Europa. D’altronde certe volte rifletto e penso è incredibile che qui in Europa sia successo tutto questo: che si siano lasciate crescere le banlieu per decenni, infiltrarsi il radicalismo islamico più nichilista, proliferare i predicatori più violenti sempre in nome di una libertà di espressione a qualsiasi prezzo. La stessa libertà che ora si rivendica per una satira dissacrante al servizio di una ben precisa ideologia, perché c’è sempre un pensiero dietro, hai sempre un target ben preciso.
Ma non si ha forse dimenticato la responsabilità delle proprie azioni? Il rispetto anche per il proprio nemico?
Sacrosanta verità! (purtroppo)