Nigeria, 620 cristiani macellati dagli jihadisti dall’inizio del 2020
Seicentoventi cristiani macellati dagli jihadisti islamici in quattro mesi e mezzo: 470 ammazzati dai fulani, 140 in soli 45 giorni, e 150 giustiziati da Boko Haram. Non siamo ancora a metà anno e i primi mesi del 2020 sono stati scanditi dalla furiosa caccia al cristiano in Nigeria. I numeri, agghiaccianti, sono stati pubblicati nel report dell’International Society for Civil Liberties and the Rule of Law (Intersociety), coraggiosa associazione nigeriana che dal 2008 si batte per promuovere le libertà civili, lo stato di diritto, la riforma della giustizia penale e il buon governo nel paese.
32MILA VITTIME IN 11 ANNI
“I pastori fulani, Boko Haram, Iswap (fazione di Boko Haram appoggiata dall’Is) hanno intensificato le violenze anticristiane nel centro del paese e nelle regioni nord-orientali”. Non meno di “620 cristiani indifesi”, si legge nel rapporto, sono stati ammazzati, centinaia di case e dozzine di chiese sono state date alle fiamme, le scuole distrutte, “le atrocità aumentano in modo incontrollato”, spesso sotto gli occhi di politici che hanno preferito voltarsi dall’altra parte o diventare complici dei terroristi. E “non meno di 32.000” sarà il bilancio dei cristiani fatti a pezzi dal 2009 alla fine del 2020, cioè di undici anni di monitoraggio avviato dall’Intersociety per mappare le incursioni e le razzie di gruppi e bande criminali affiliati alle tante fazioni islamiste; tra queste, il rapporto segnala in particolare la ripresa del gruppo terroristico Ansaru, appoggiato da Al Qaeda (autore dell’attacco del 2011 alla base Onu nella capitale Abuja, con 23 morti e oltre 100 feriti) che nel 2019 ha perpetrato numerosi attacchi in villaggi e chiese cristiane, sequestrando civili e religiosi.
CRIMINALI, JIHADISTI E FULANI
Molti degli episodi passati in rassegna fin dai primissimi giorni dell’anno dall’Intersociety, sequestri, case e fattorie incendiate, agguati sulle strade, omicidi, rapimenti di donne ridotte a schiave e torturate, Tempi li ha raccontati. Solo qualche giorno fa, da una prigione di Abuja, il capo della banda di criminali che l’8 gennaio aveva sequestrato quattro seminaristi del Buon Pastore, nello Stato di Kaduna, ha confessato di avere assassinato il più giovane di loro, Michael Nnadi, e di averli fatto “perché annunciava il Vangelo con coraggio eccezionale”. Il 20 gennaio Boko Haram diffondeva il video della decapitazione del reverendo Lawan Andimi, guida locale della Christian Association of Nigeria (Can), rapito a Michika, nello stato di Adamawa, il 3 gennaio.
BAMBINI E PASTORI ASSASSINI
Pochi giorni prima della sua morte, l’Iswap diffondeva un altro terribile video, quello dell’uccisione di Daciya Dalep universitario cristiano rapito il 9 gennaio mentre percorreva l’autostrada Damaturu-Maiduguri: ad ammazzarlo un bambino di 8 anni che armato di pistola dichiarava “Non smetteremo di uccidere i cristiani”. L’8 gennaio, un gruppo di 20 pastori fulani aveva accerchiato di notte il villaggio di Kulben, nello Stato di Plateau, uccidendo 13 cristiani e obbligando gli altri abitanti ad abbandonare le proprie case rifugiandosi nella boscaglia, lo stesso modus operandi usato il 17 per assaltare il villaggio di Gora-Gan, nello stato di Kaduna, lasciando a terra crivellati di colpi i giovani adolescenti della comunità evangelica riunita in piazza, e così via, fino ai più recenti avvenuti poche settimane fa a Gonan Rogo, 17 cristiani uccisi tra cui alcuni bambini.
BUHARI NEGA LA PERSECUZIONE
Contro gli assalti perpetrati dagli jihadisti si è più volte levata la voce dei vescovi, dall’arcivescovo di Abuja Ignatius Kaigama all’arcivescono di Benin e presidente della Conferenza episcopale della Nigeria Augustine Obiora Akubeze, che a marzo ha guidato una marcia di protesta di centinaia di persone contro i sequestri e i massacri di Boko Haram e fulani in tutto il paese. «Come si può negare che Boko Haram perseguita i cristiani?» ha chiesto a gran voce monsignor Matthew Hassan Kukah, vescovo di Sokoto, celebrando i funerali del giovane Michael Nnadi, “Dobbiamo negare il fatto che i rapitori separano i musulmani dagli infedeli o costringono i cristiani a convertirsi o morire?”, aveva proseguito chiamando in causa il presidente Buhari, che durante la prigionia di Andimi aveva rigettato ogni riferimento a una persecuzione in atto verso i cristiani, «questo governo non tollererà mai l’intolleranza religiosa. Riaffermiamo in modo chiaro e inequivocabile il nostro sostegno alla libertà di praticare qualunque credo si desideri. La politicizzazione della religione – come vietato dalla costituzione – non ha posto in Nigeria».
LEAH E IL SILENZIO LETALE DEL GOVERNO
Dichiarazioni smentite da numeri e da migliaia di vite spezzate, 620 solo nei primi mesi del 2020. Nel rapporto pubblicato a gennaio da Open Doors, la Nigeria risultava anche nel 2019 il paese in cui sono stati uccisi più cristiani a causa della loro fede. Nel silenzio spaventoso e troppe volte letale del governo e comunità internazionale la vita di Leah Sharibu, rapita il 19 febbraio 2018 a Dapchi insieme ad altre 109 ragazze, continua a marcire nel mani di Boko Haram: è stata l’unica a non essere mai stata liberata perché ha rifiutato di convertirsi all’islam. In un’intervista a Tempi, la madre Rebecca ha spiegato: «Abbiamo già passato due anni terribili. Siamo costretti a sentire una voce dietro l’altra riguardo a Leah, senza poter fare niente, e ogni volta è una coltellata: prima hanno detto che era morta, poi che era viva, poi che si è sposata, poi che ha avuto un figlio. Ogni volta per la mia famiglia è un colpo al cuore. Il governo ci ha fatto delle promesse ma non le ha mantenute. Io so solo che il presidente Muhammadu Buhari in una settimana è riuscito a liberare 104 studentesse musulmane, compagne di Leah, ma non mia figlia, l’unica cristiana rapita».
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