Nessun intervento governativo potrà impedire che arrivi il 25 dicembre

Di Luigi Amicone - Antonio Villa
20 Novembre 2020
La testimonianza di un "reduce" che sotto le bombe della guerra ha imparato ad attendere il miracolo. Lettera di don Antonio Villa
Particolare della Adorazione dei Magi di Caravaggio

Cronache di mezzo lockdown / 9

Il nostro amico don Antonio Villa ha avuto un attimo di cedimento in questa notte lunga ormai quasi un anno, nella quale tutte le influenze hanno il Covid (ma la sua no, grazie al Cielo, anche se lo ha bastonato mica male).

Notte per notte, anche Giuseppe Conte, nel suo ennesimo attimo di cedimento a una recitazione sulla scena politica da umile padreterno, parlando col sindacalista Landini se n’è uscito con la “spiritualità” come lemma che tradurrebbe il prossimo Natale 2020 (che per il nostro premier sarebbe poi essenzialmente la festa del “distanziamento sociale”). Siamo su un altro pianeta.

Ma ora congiunzione astrale vuole che, riprese lemme lemme le forze, il nostro novantenne al fulmicotone ci metta a parte di un pezzettino della sua memoria bambina. Di come rinacque l’Italia distrutta e in macerie dalla Seconda Guerra mondiale. L’Italia di allora, socialmente distanziata dalla fame di lavoro, dalla miseria di tutto. E dalla “paura di Dio”. Col che gli è venuta un’idea per l’adesso. Letteralmente della Madonna.

Luigi Amicone

***

Carissimo Luigi, sono in vena di Amarcord. Vesto i panni del reduce. Voglio fare il reduce di cinque anni, dal 1942 al 1947: gli ultimi della guerra e i primi del dopoguerra.

Dire reduce adesso non è riduttivo perché furono davvero anni terribili ed esserne venuti fuori sembrò a tutti un miracolo. Allarmi notturni, bombardamenti, tessere annonarie, borsa nera, sanzioni, coprifuoco, sfollati, fame e miseria… Ma tutto vissuto e condito con tanta religiosità.

Niente di alto, di teologico, non roba fine, anzi roba terra-terra, popolare, molto popolare: casa, lavoro, Chiesa. Novene, tridui, rosari, processioni, litanie e quaresimali! Le tremende prediche del mercoledì e del venerdì sostenute da oratori super qualificati, direi di lusso, capaci di strappare lagrime soprattutto il Venerdì Santo; brandendo dal pulpito il crocifisso ti persuadevano di essere stato la causa della Sua morte e tu te ne tornavi alla casa nella notte invernale agghiacciato dal pensiero di avere un “morto” sulla coscienza! Eravamo pieni di paura di Dio.

D’improvviso un fremito percorse le vene del popolo. Un genio religioso inventò la Peregrinatio Mariae. Ci voleva accompagnare ai piedi della Madonna per implorare pietà. Ma soprattutto chiese alla Madonna di passare di casa in casa a raccogliere la promessa di una consacrazione al suo cuore. In pratica avremmo dovuto promettere di fare i “bravi” in cambio della sua potente protezione.

Io, studentello di quinta ginnasio, divenni un araldo di Maria. Col mio banchetto ai piedi della statua aiutavo i più anziani a compilare l’atto di consacrazione, spiegando come potevo che era molto conveniente promettere di fare i buoni in cambio della potente forza di intercessione di Maria presso l’Altissimo.

Funzionò! Un’alluvione di aiuti americani trasformò le macerie di una nazione in laboratorio di rinascita. Durò poco, ma tutti parlarono di miracolo. Parola oggi diventata desueta.

Di colpo il reduce ammutolisce perché diventato testimone di un azzeramento: azzeramento di religiosità. Ventisette marzo 2020, la religiosità del popolo è risucchiata nel buco nero del nichilismo tragicamente documentato da un “video” inutilmente impreziosito di accorgimenti mediatici. La realtà fredda come ghiaccio opprimeva come la figura biancovestita del monaco solitario barcollante nell’oscurità della piazza deserta della cristianità. Abbracciato ad un “amuleto” da pochissimi riconosciuto come il “Santissimo” di una volta. A rendere più cocente la ferita, la teoria di carri militari camuffati da carri funebri a gelare, proibendogli anche i sussulti di un ultimo gesto di pietà, poggiare un fiore sulla bara del tuo morto.

Siamo al fondo? Il reduce dice: “Aspetta un momento…”. Nessun intervento governativo potrà impedire che arrivi il 25 dicembre e quel giorno o quella notte nessuno potrà impedirgli di prendere un bambinello, di coprirlo con un bacione e di posarlo in una capanna melodiando a memoria le parole del Gloria: «Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen».

È la rivincita del reduce perché da lì in avanti deve solo decidere di aspettare il MIRACOLO!

Don Antonio Villa

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