Mons. Negri: «Il Papa ci ha riproposto una fede integrale»
«Accresci in noi la fede»: è questo il titolo e la richiesta dei 20 mila fedeli che hanno accolto papa Benedetto XVI in visita sabato e domenica scorsi nella diocesi di San Marino e Montefeltro. Il vescovo della diocesi, monsignor Luigi Negri, ha raccontato a Tempi di aspettare Ratzinger da quando aveva varcato il soglio pontificio, perché andasse ad aiutare e correggere il popolo cristiano spesso vittima della secolarizzazione.
Nei giorni precedenti la visita ha auspicato un “colpo d’ala” da parte del Pontefice per fare uscire la chiesa di San Marino dal rischio della secolarizzazione. C’è stato?
Sì. Il Santo Padre ha parlato proprio ai capitani reggenti con un intervento formidabile sulla sana laicità. Ha ricordato che perché sia tale il popolo deve essere libero di vivere le proprie esperienze e di poterle comunicare con il supporto delle istituzioni, che devono servire la società e non imporsi. Pensare che sia possibile un buon governo senza questi presupposti significa incappare nella falsa tentazione che ha pervaso tutto l’Occidente post illuminista. Il “colpo d’ala” del Papa è stato proprio questo: indicarci la base della vera laicità e ribadire il nesso fra verità e libertà. Perché è chiaro che se è la persona a costruire nella società, non può farlo se non servendo la verità e il bene comune, che implicano una responsabilità.
Alcuni giornali hanno riportato le parole del Pontefice sulla crisi «del ruolo sociale e della possibilità lavorativa» delle famiglie giovani, ma parlando loro papa Benedetto XVI ha chiesto anche di non accontentarsi di risposte parziali e di comodo. Come hanno reagito i ragazzi?
Il Papa ha detto: «Non fermatevi alle risposte parziali, immediate, certamente più facili al momento e più comode, che possono dare qualche momento di felicità, di esaltazione, di ebbrezza, ma che non vi portano alla vera gioia di vivere, quella che nasce da chi costruisce – come dice Gesù – non sulla sabbia, ma sulla solida roccia. Imparate allora a riflettere, a leggere in modo non superficiale, ma in profondità la vostra esperienza umana: scoprirete, con meraviglia e con gioia, che il vostro cuore è una finestra aperta sull’infinito! Questa è la grandezza dell’uomo e anche la sua difficoltà». Questa è una proposta realista e di fede. Il Pontefice non ha illuso i ragazzi offrendo loro ipotesi parziali o utopiche, ma ha fatto una proposta educativa integrale al cuore dei giovani, perché prendano sul serio la vita e ne siano responsabili. Quindi se il Papa ha ricordato le difficoltà che i giovani vivono, ha però ribadito che se un uomo si rinnova nella fede allora, qualunque sia la situazione, è capace di cambiare anche le strutture sociali e la propria vita. Il Santo Padre non si è messo, come fanno tutti, a fare l’analisi delle difficoltà, perché da sole sono sterili, ma ha indicato la strada, invitando a lasciare che il mistero di Cristo illumini la persona per portare nei diversi ambienti quella novità che può cambiare ogni cosa.
Non una semplice pacca sulla spalla.
Il Pontefice si è posto come una presenza che sollecita la libertà e la responsabilità della persona senza sostituirsi ad essa. Il suo non è stato un incontro sentimentale, come nei grandi avvenimenti di piazza, ma è venuto ad aiutarci a percorrere un cammino. Standogli vicino ho avuto la netta percezione che parlasse realmente a ciascuno dei ragazzi presenti.
Come hanno accolto le sue parole i giovani, i rappresentanti della società civile e le istituzioni?
Credo che i giovani abbiano percepito una grande possibilità come ho detto anche al Papa salutandolo: “Lei ci porta tutti nel futuro”. Adesso starà a chi è stato sollecitato rispondere. Per farlo occorre educare la libertà, la mia Chiesa da ieri è stata investita ancora più decisamente dalla responsabilità educativa. Per quanto riguarda i politici e i rappresentanti del mondo sociale, posso dire di aver percepito un clima di reale cordialità, si vedrà poi nel tempo quanto sia stato realmente ascoltato.
Il Papa ha ricordato ai fedeli che «si è insinuata la tentazione di ritenere che la ricchezza dell’uomo non sia la fede, ma il suo potere personale e sociale, la sua intelligenza, la sua cultura e la sua capacità di manipolazione scientifica, tecnologica e sociale della realtà. Così anche in questa terra non mancano difficoltà ed ostacoli, dovuti soprattutto a modelli edonistici che ottenebrano la mente e rischiano di annullare ogni moralità». E’ una preoccupazione circoscritta o riguarda piuttosto la Chiesa in generale?
Nel piccolo di San Marino è emerso un problema, che è certamente italiano ma anche europeo. Davanti alla secolarizzazione la tentazione che corre oggi la Chiesa è duplice. Si pensa di poter risolvere la crisi politicamente, nel dialogo socio-politico, oppure si scappa e ci si ritira nelle sacrestie. In entrambi i casi Cristo viene dimenticato e alla fine la vita non è guidata dalla fede, ma vissuta adottando i criteri mondani. Benedetto XVI lo sa bene, per questo continua a riproporre una fede integrale.
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