Minsk. «Cessate il fuoco? Un fallimento annunciato. L’Ucraina non deve entrare nella Nato, così si ferma la guerra»

Di Leone Grotti
13 Febbraio 2015
Intervista al direttore di Limes, Lucio Caracciolo: «La parte più interessata all'incontro di Minsk non era né Putin, né Poroshenko ma l'Europa, che non può sostenere questa situazione»

putin-hollande-merkel-ucraina-shutterstock_224224408«Questo cessate il fuoco è un fallimento annunciato. Non verrà mai rispettato dalle parti in campo». È molto scettico Lucio Caracciolo, direttore di Limes, sull’accordo raggiunto ieri a Minsk dopo oltre 14 ore di trattativa tra Ucraina, Russia, Germania e Francia. Se tutto andrà nel verso giusto, dal 15 febbraio non si sparerà più nell’est dell’Ucraina, dove nei combattimenti tra ribelli separatisti e esercito di Kiev sono già morte oltre 5.000 persone. Il presidente francese François Hollande ha descritto l’accordo con grande entusiasmo, mentre parlando a tempi.it Caracciolo condivide piuttosto l’estrema cautela, al limite della negatività, di Angela Merkel.

Chi ha ragione, Merkel o Hollande?
Io penso che questo cessate il fuoco non avverrà mai.

Perché?
Perché non c’è stato alcun accordo strategico che riguardi le prospettive dell’Ucraina. Si tratta solo di una presa di tempo da parte dell’Europa, ma non c’è una vera disponibilità delle parti in campo a rispettare il cessate il fuoco.

Da cosa lo deduce?
Se non sono chiare le prospettive, ognuno continuerà a perseguire i suoi interessi. I ribelli sostenuti da Mosca non hanno alcuna intenzione di fermarsi visto che stanno vincendo. Ma anche l’Ucraina non ha interesse a rispettare l’accordo, perché rompendolo potrà ottenere più facilmente le armi degli Stati Uniti.

Quali dovrebbero essere le prospettive?
L’unica valida prospettiva è quella abbastanza ovvia di una neutralizzazione dell’Ucraina, in cambio della sua integrità territoriale e nominale, insieme a un certo grado di autonomia concesso alle regioni dell’est. Certo, qui bisognerà capire quali regioni e quanta autonomia. L’Ucraina deve assicurare alla Russia che non entrerà nella Nato. In cambio, potrebbe tornare a intrattenere rapporti con Mosca e anche con lo spazio comunitario. Questo è l’unico vero accordo, un accordo, tra l’altro, che si poteva fare anche prima evitando la guerra e tutti questi morti.

Perché è così difficile raggiungere questo accordo?
Beh, è difficile mettere certe cose nero su bianco, però non è impossibile. Del resto, perché un paese entri nella Nato tutti i soci devono essere d’accordo. Basta che uno non sia d’accordo e non se ne fa niente. Quindi non è impossibile sistemare tutto sotto banco.

Cosa impedisce questo processo?
Le cose sono andate troppo avanti rispetto a quello che anche gli americani avevano previsto. Quando scoppiano queste crisi, si può pensare di poterle controllare ma è un esercizio molto difficile. Ad esempio, al tavolo di Minsk non c’erano le forze ribelli filorusse. Ma chi pensa che siano solo dei fantocci in mano a Mosca, sbaglia: hanno la loro agenda precisa.

Qual era la parte più interessata a firmare questo accordo: Putin o Poroshenko?
Né l’uno, né l’altro. Era l’Europa la parte più interessata.

Perché?
Perché questa situazione per l’Europa è insostenibile, pericolosa e senza prospettive. Tutti i paesi europei stanno pagando dazio. Io spero che anche russi e ucraini vogliano la pace, non ne dubito, ma per ora una parte la vuole a condizioni inaccettabili per l’altra. È difficile prevedere quindi cosa accadrà ma i russi e i filorussi hanno dimostrato di poter dire la loro sul campo. L’esercito di Kiev, viceversa, è sempre più in difficoltà.

@LeoneGrotti

Foto Meeting Asem da Shutterstock

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11 commenti

  1. maurizio

    Reincollo.e Reimposto…siete la stessa persona o un clone?!…
    in ogni caso,per favore basta con Giulietto Chiesa spia dichiarata dell’URSS nei tempi mitici…e poi affermare che Putin(kgb..vi ricorda qualcosa)vuole preservare l’integrita’dell’Ucraina?..e la Crimea..ed ora il Donbass? ..ma inn che mondo vivete o che Tv seguite?
    Il cattivone Obama vuol farsi amici ai confini della Russia?..e il filantropo Putin cosa fa con Bielorussia e Kazakistan e,altrettanto,vorrebbe fare con i paesi baltici(dove ci sono minoranze russe,anche forti)e con la stessa Ucraina?I soliti due pesi e due misure di sovietica memoria!!

  2. Re_posto

    Ci sarebbe da essere contenti della sconfitta dell’Impero del Caos, ma a parte il fatto che per contrastare la follia degli USA ciò è costato morte e distruzione, questi criminali non molleranno l’osso della supremazia mondiale tanto facilmente. Attentati false flag di “chiara matrice filo-russa e/o filo-islamica” per ribadire la “eccezionalità degli USA” ad essere il poliziotto del mondo sono sempre in agguato. Ma penso comunque che il ponte NATO stia inesorabilmente e finalmente crollando.

    “La Russia di Putin vince la guerra in Ucraina”

    di M K Bhadrakumar Indian Punchline 12 febbraio 2015

    Le 16 ore di colloqui la notte scorsa e questa mattina a Minsk, per la risoluzione dei conflitti in Ucraina, tra i leader dei Paesi del cosiddetto ‘formato Normandia’, Germania, Francia, Russia e Ucraina, si sono concluse con un accordo. I 13 punti principali del nuovo accordo rievocano i 12 punti dell’accordo di Minsk del settembre scorso. Ma c’è ‘dell’altro’ che ha allungato i tempi per andare incontro alle parti in guerra e agli altri protagonisti. I termini dell’ultimo accordo confermano che la Russia ha negoziato da una posizione di forza, in contrasto alle bubbole propagandistiche occidentali cui si pretendeva credere. Il ‘dell’altro’ riguarda il futuro delle regioni orientali, da decidere entro la fine dell’anno, senza dubbio un’importante vittoria della Russia, dato che l’adesione dell’Ucraina alla North Atlantic Treaty Organization (NATO) è praticamente esclusa per sempre, se la riforma costituzionale passa. Questa era la richiesta base russa. Tuttavia, sarà anche il più serio punto critico, dato che la lobby degli irriducibili nazionalisti di Kiev, fortemente presente nell’attuale dirigenza, sarà profondamente risentita da qualsiasi concessione sulla devoluzione di poteri alle regioni orientali. Il presidente Petro Poroshenko si troverà tra l’incudine e il martello, essendo già sotto tiro dei nazionalisti che governano a Kiev. Ancora una volta, se Washington vuole far deragliare il processo di pace, non dovrà cercare lontano. Non sorprende, dunque, che la Russia condizioni il consolidamento dei confini dell’Ucraina con la Russia alla riforma costituzionale. Cioè, quando le carte sono sul tavolo, Mosca assicura il ‘tutto o niente’. In secondo luogo, il cessate il fuoco entrerà in vigore solo sabato e fino ad allora, è del tutto concepibile che le parti in conflitto tentino di strappare avanzate tattiche sul campo. Debaltsevo, in particolare, pone un problema, perché Kiev non ha nemmeno riconosciuto che diverse migliaia di propri soldati sono circondati dalle forze separatiste. In realtà, le osservazioni del Presidente russo Vladimir Putin, qui, hanno indirettamente toccato la questione di Debaltsevo. In teoria, i separatisti possono eventualmente permettere, su pressione russa, di evacuare le truppe ucraine assediate. Ma nel complesso, mentre non vi è carenza di previsioni apocalittiche sulla violazione dell’ultimo accordo (come accaduto con l’accordo di settembre scorso), probabilmente l’accordo franco-tedesco-russo terrà e gli scontri si fermeranno, almeno per ora. I separatisti hanno il sopravvento e vorranno consolidare l’avanzata, mentre le forze di Kiev sono malconce e vorranno anche riprendersi. Come ho già detto, il nodo è la volontà di Kiev di concedere l’autonomia alle regioni orientali. La dinamica del conflitto in Ucraina dipende in ultima analisi dalla riforma costituzionale. Senza dubbio, Putin primeggia, con la coerenza di Mosca, che non avanza ambizioni territoriali, confermata. Ciò che emerge, al contrario, è che la Russia vuole preservare l’integrità territoriale dell’Ucraina ed è disposta a contribuirvi a condizione, naturalmente, che siano garantiti i legittimi interessi della Russia in un’Ucraina equidistante da occidente e Russia. I capi tedeschi e francesi sembrano capirlo. Ma il partner transatlantico di Washington? Il presidente Barack Obama è quasi nella stessa barca di Poroshenko. L’accordo di oggi sarà fatto a pezzi dai suoi critici neocon che vogliono gli Stati Uniti in guerra, se necessaria, per fermare ‘l’aggressione della Russia’. Alcune dure posizioni già appaiono nei media nordamericani. La lobby ucraina è molto influente anche nella politica canadese.

    1. Raider

      E anziché argomentare, no, macché, un altro commentino di quelli piazzati qua a bella posta, tanto per fare di questo blog il Reader’s Digest di tutto quello che si può trovare in giro, purchè sempre solo e unicamente di matrice anti-U.S.A., in modo da appellarsi alle solidarietà internazionaliste vecchio stampo: e dare in tal modo una copertura nobile alla causa islamista, iscritta d’ufficio a punta di diamante della lotta anti-imperialista e anti-occidentale. Dell’imperialismo di altre potenze emergenti o affondanti e dell’espasnsionismo islamico in chiave migratoria, nulla da vituperare.
      A parte qualche chicca nuova di zecca
      – per cui sono gli U.S.A. che manovrano gli ucraini e invece, no, è la lobby ucraina che manovra gli U.S.A. e anche il Canada: come se il governo americano fosse a disposizione di tutte le lobby del mondo, ma a influenzarlo sarebbero solo alcune;
      – se si eslude quelo che già sappiamo, che rimane di un intevento andato a pescare fino in ndia, nientemeno, visto che Blondet e Chiesa osservano un turno di riposo? Niente, a parte la solita tiritera volta a volta copincollata.
      – Con tutto quello che l’India fa alle minoranze religiose;
      – con le tensioni indo-pakistane, cioè, fra due Stati che dispongono di arsenale atomico;
      – con l’estremismo islamico all’attacco anche in India;
      – con i cristiani, di tanto in tanto, attaccati dai soliti musulmani che amano la pace come dagli estremisti indù che meditano, ammazzano e quando gli torna utile, citano Gandhi;
      – con i soldsati indiani che sin sono maCchiati di reati di ogni genre che l’India non intende fare processare agli Stati che ne chiedono l’estradizione e l’O.N.U. che non ha nulla da sanzionare;
      – con due marò italiani in ostaggio della grandeur di una dei Brics, rispetto a cui O.N.U., Ue, Russia e Islamistan non muovono un dito.

  3. Raider

    E già, Giulietto Chiesa dixit – la solita solfa. Sempre per la serie “questo blog è la vetrina del blog o delle letture di qualche altro”: e non capisco perchè la Redazione lo consenta.
    Ma, almeno, è una analisi: anche se il presupposto paranoico sullo fondo rimane ben visibile: morte all’America! Uno potrebbe essere d’accordo; ma, se guardate alle cose che sostiene Chiesa, sembra che sia solo per ragioni ideologiche, rispetto a cui l’Ucraina è un pretesto o poco più. Chiesa
    – strombazza la superiorità militare dei ribelli del Donbass aiutati dalla Russia: l’Ucraina, invece, non può ricevere aiuti dall’America. Non è detto perché, Giulietto Chiesa non lo ritene importante;
    – è chiaro che Putin ha spinto il Donbass alla secessione a armato i filo-russi: vale a dire, ha fatto quello di cui i complottisti accusano gli U.S.A.: che, se non altro, sia pure per le scelte avventate e sbagliate del mitizzato Obama, avevano di fronte un dittatore che non si poteva paragonare a nessuno dei presidenti dell’Ucraina, quanto a ferocia e opprresione poliziesca ereditarie Il doppio standard, in questo caso, non vale: e Giulietto Chiesa non ha nulla in merito da dire ai suoi copincollisti d’accatto;
    – con tutto quello che i Paesi baltici hanno subito dall’U.R.S.S., Chiesa non esita a definirli “vassalli dell’America”, detto da lui che è stato più che vassallo dell’U.R.S.S.: voleva dire “vassalli” agli Estoni e loro non se lo sono fatto dire e non gliel’hanno mandato a dire;
    – certo, usciamo dalla N.A.T.O.: si può fare: ma per fare che? Intervenire non diciamo in Siria, ma in LIbia? Da soli? Non per scompigliare le carte e dare il benservito all’Italia di B., ma per restare a combattere: sapendo che abbiamo in Ue 30 milioni circa di islamici? O mandaimo avanti Putin e la Russia, nel caso in cui?
    Ma questi sono dettagli, per Chiesa e per i suoi sostenitori più complottisti più determinati di lui nel bandire la guerra guerra guerra alla “triade diabolica” e la dhimmizazione dell’Ue sulla strada maestra verso La Mecca.

    1. Cisco

      @Raider
      Sono perfettamente d’accordo, ma non so se vale la pena di rispondere a chi, dimostrando – se ancora c’è ne fosse bisogno – che il complottismo e’ una malattia grave, non riesce a fare altro che dei copia-incolla di opinioni altrui, in particolare di personaggi come Giulietto Chiesa, secondo cui dovremmo aspettarci la solita azione “false flag” da chi veramente comanda in America (il cui presidente sarebbe solo una comparsa), anche quando – come al tavolo di Minsk – le cose sembrano andare nella direzione auspicata dai complottisti stessi …. Chiamate un ambulanza !!!

      1. Raider

        Grazie, Cisco. Ma avrai notato che il numero di interventi pro-Islam – anche da parte di quelli che giocano a fare i timiorati-moderati’, è aumentato in modo esponenziale, su “Tempi.it”, proprio perché neanche i sostenitori della dhimmizzazione, come quelli del genderismo, trovano campo libero, qui. E la cosa, in un sistema mediatico in cui vige il politicamente corretto e in una blogosfera in cui predominanio il sinistrismo terzomondista e radical-nichilista, non è tollerabile. E dunque: schiattino.

  4. Reincollo

    Personalmente temo qualche operazione “falsa bandiera” in cui i nostri “alleati-e-non-nemici” sono specialisti per addossare poi la colpa alla Russia.

    Ecco qua intanto una serie di osservazioni sugli accordi di Minsk2 di Giulietto Chiesa da “La Voce della Russia” :

    Nel dopo Minsk gli ostacoli prevalgono sull’ottimismo

    Nella ridda di intepretazioni dei risultati del vertice di Minsk – “formato Normandia”- ci si potrà districare soltanto dopo un’attenta lettura dei documenti finali. Per ora, lasciando da parte ottimismi troppo avventurosi, bisogna in primo luogo valutare gli ostacoli che si frappongono alla loro attuazione.

    Fuori dal tavolo negoziale, attorno a cui erano seduti la Russia, la Francia, la Germania e l’Ucraina, c’erano e ci sono molte forze ostili a tutti, o a una gran parte, dei compromessi che sono stati raggiunti.

    Non c’erano gli Stati Uniti, ed è cosa cruciale, perché Washington era ed è per armare l’Ucraina in modo massiccio. Non è chiaro se questa sia la posizione di Obama, ma è certo che è la posizione di coloro che guidano il Senato e la Camera dei Rappresentanti e che fanno il cattivo tempo americano. Dietro di loro mancava il codazzo dei vassalli europei dell’America: Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania. C’era Poroshenko, ma nella sua ombra c’erano i nazisti di Kiev, gli oligarchi amici che finanziano gli squadroni della morte come il famigerato “battaglione Azov” . i “giocatori di pietra”

    Messi tutti insieme, tutti sotto l’ombrello americano, questi “dissidenti” possono procurare moltissimi guai nelle settimane a venire. Le agenzie mostrano fotografie delle lunghe file di carri armati già pronti alla frontiera polacca. E i caccia della Nato sono già pronti ad alzarsi in volo a pochi chilometri dalla frontiera russa, lungo tutto il suo arco europeo. Dunque ogni ottimismo è fuori luogo. Vladimir Putin ha parlato per primo, significativamente, dopo la maratona negoziale, contenendo l’ottimismo, ma era soddisfatto.

    E ben si comprende, dal suo punto di vista. Tre importanti paesi europei (la Gran Bretagna non c’era ma aveva fatto sapere di essere contraria all’invio di armi all’Ucraina) hanno cambiato rotta rispetto alla linea di Washington. Non ne faremo qui l’elogio semplicemente perché in politica gli atti corrispondono sempre agl’interessi e, evidentemente, Berlino, Parigi e Londra hanno fatto i loro calcoli e hanno concluso che il disastro (da loro stessi incoraggiato, per altro) potrebbe trasformarsi in una loro catastrofe. Resta il fatto che gli sforzi russi per favorire una frattura del blocco occidentale hanno avuto, per ora, un successo. Vedremo ora se Merkel e Hollande, che hanno preso su di sé il ruolo di garanti per conto dell’Europa, riusciranno a trasformare la posizione da loro assunta in “posizione dell’Europa” tutta intera. Di Polonia e Baltici ho già detto. L’Italia di Renzi è uccel di bosco, anche se Gentiloni, ministro degli esteri, e Mogherini, ministra degli esteri europea si sono mossi sulla linea di Merkel-Hollande. La Grecia appoggerà. Gli altri non sono stati nemmeno consultati.

    Più difficile la situazione a Kiev. Là dominano direttamente gli USA. Poroshenko non è una colomba. Jatseniuk è un quasi nazista. La Rada è una platea di cani arrabbiati russofobici, pronta a respingere un qualunque piano di pace. Sul campo di battaglia gli unici che prendono l’iniziativa, quando possono, sono i nazisti di settore Destro e gli ultra di Svoboda. Se non costretti non accetteranno e non applicheranno nessun cessate il fuoco.

    Ma il secondo fattore, che ha reso molto pesante la spada di Mosca sul negoziato, è stata la disfatta dell’esercito ucraino. Putin ha rivelato che su questo aspetto centrale c’è stato un forte braccio di ferro durante la notte. “Da sei a otto mila uomini dell’esercito di Kiev” sono intrappolati nella sacca di Debaltsevo. Poroshenko non lo sapeva. E’ stato necessario chiamare a consulto gli esperti militari delle due parti per far toccare con mano che la Russia stava garantendo la sopravvivenza fisica di quel contingente. Se i ribelli del Donbass non fossero stati trattenuti dal Cremlino, Debaltsevo sarebbe ora un gigantesco cimitero. Con ogni probabilità non solo di cadaveri ucraini, visto che fonti del Donbass parlavano di diverse centinaia di soldati europei, tra cui tedeschi, francesi, polacchi, baltici. Questo spiegherebbe, anche, la fretta del viaggio a Mosca di Merkel e Hollande. Ma, in sostanza, un esercito combattente ucraino non esiste più. E non potrà essere ricostituito in breve tempo, sempre che ve ne sia la possibilità. Semmai il problema, per Putin, sarà di tenere a bada le milizie vincitrici del Donbass convincendole a non avanzare ulteriormente, anzi a retrocedere sulle linee del fronte del settembre 2014. E’ un fatto, tuttavia, che Putin, per la prima volta, ha parlato esplicitamente della Repubblica di Donestk e di Lugansk affermando che il negoziato sulla linea di separazione, di attestamento delle armi pesanti, di arretramento delle truppe, dovrà essere fatto direttamente da Kiev e dalle istituzioni dei ribelli.

    Tutte cose che devono ancora essere fatte. Così come niente affatto certa è la disponibilità di Kiev a concedere qualsiasi forma di autonomia al Donbass, mentre è totalmente da escludere ogni disponibilità delle due repubbliche a restare all’interno di una tale Ucraina. Ma Putin è stato esplicito in questo: la Russia non pretende nessun territorio e lascia alle parti in conflitto la decisione sul lungo periodo, mentre i cannoni non dovrebbero sparare. Il condizionale è d’obbligo. Silenzio sulla Crimea. Non si sa se se n’è parlato, ma tutto lascia ritenere che, su questo punto, non ci sia stato negoziato. Putin non sarebbe andato all’incontro di Minsk se una tale questione fosse stata anche solo ventilata.

    Un passo avanti è stato fatto. Esso va nella direzione che Mosca voleva. Offre all’Europa la possibilità di evitare il peggio, cioè di trovarsi in guerra per difendere un paese che non potrà salvare dal disastro. Ma non è ancora detto che l’Europa sarà capace di fermare l’America e di stare unita almeno su questo punto, visto che unita non è più su quasi nessuno dei punti della propria crisi. Il Fondo Monetario ha trovato un prestito di 15 miliardi di € per Kiev, ma bisognerà restituirlo. La crisi continua. Fermarla sarà difficile, sanarla sarà lungo e doloroso. Per gli Ucraini e per l’Europa.

  5. Alberto

    Non capisco perchè l’America pretende di avere “vicini amici” in caso contrario sarebbe guerra e invece la Russia deve avere la NATO armata ai confini.
    Questa e la vera questione, e Putin ha ragione, perchè due pesi e due misure?
    All’Europa converrebbe mollare Obama e la sua politica Americanocentrica e fare accordi di buon vicinato con la Russia che comunque ha radici Europpe, saremmo più forti e non sottomessi alla politica americana.

    1. Geppo

      Purtroppo l’Europa unita esiste solo per le banche e per alcuni banchieri…

    2. Cisco

      @Alberto
      L’America non ha affatto tutti vicini amici, infatti anche lei confina con la Russia. Il fatto è che la Russia e’ rimasta isolata per un secolo dal mondo “occidentale”, la Chiesa Ortodossa e’ un affascinante museo iconostatico in cui le venature nazionaliste sono evidenti, lo sviluppo economico e sociale del paese e’ rimasto bloccato grazie al comunismo (e gli ucraini ancora si ricordano dell’holodomor). L’America, nel bene e nel male, e’ culturalmente più vicina all’Europa di quando non lo sia la Russia. Mi auguro che in futuro ci possa essere un riavvicinamento con la Russia, soprattutto se in America continuerà a prevalere la “cultura” liberal, e anche per questo la NATO andrebbe superata.

  6. Cisco

    Quella suggerita da Caracciolo mi sembra la soluzione più ragionevole. Poroshenko non può pretendere – ora – di entrare nella NATO, che peraltro secondo me andava abolita da un pezzo.

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