Milano 30 e poi Milano 0. È una città o un’isola pedonale?
Se Milano, “la città che corre” per antonomasia, diventerà una città slow, dove si gira, al massimo, a 30 all’ora, lo vedremo.
Ad ora, l’odg presentato dal consigliere Marco Mazzei (Lista Sala) ha avuto due esiti. Il primo, positivo per il fino a qualche giorno fa carneade Mazzei, di averlo messo al centro dell’attenzione di mezza Italia. Il secondo: aver fatto incazzare i milanesi, che non sembrano aver preso bene l’idea di “andare piano”.
E poi le zone 20 e poi le zone residenziali
Chi volesse, può leggere qui l’odg di Mazzei. Riassumendolo, si può dire così: rendere Milano a partire dal gennaio 2024 una “città 30” permetterà di diminuire il numero e la gravità degli incidenti stradali urbani e di ridurre l’inquinamento acustico. In secondo luogo, assicurano Mazzei e gli altri 19 consiglieri che hanno presentato l’odg, si ridurrà anche l’inquinamento da polveri. Controindicazioni? Nessuna, nemmeno sul fronte della velocità di spostamento, che dicono, rimarrebbe di fatto invariata. Anzi, il traffico si farebbe persino più scorrevole.
Di più: secondo i consiglieri di sinistra del sindaco Sala, dopo l’approvazione del provvedimento, bisognerebbe «trasformare gradualmente molte delle attuali “zone 30” in “zone 20” o “zone residenziali”». Insomma, Milano diverrebbe una grande zona pedonale (o quasi).
Parigi, nessuna rivoluzione slow
I promotori si fanno forti citando i casi di Parigi, Bruxelles e altre città europee, dove il limite è già stato introdotto e, sostengono, pare di vivere nel paradiso terrestre. Qualche dubbio è lecito. Ieri, Repubblica ha pubblicato la cronaca da Parigi del corrispondente Anais Ginori così titolata: “Parigi, oh lenta. Un anno fa il limite. Ma è stato solo un maquillage“. Il giornalista ha raccontato che «la rivoluzione slow non si vede».
Scriveva Ginori: «Cos’è cambiato? Poco, a parte la segnaletica stradale per avvertire gli automobilisti. Le prime rilevazioni mostrano un calo della velocità media di solo un chilometro orario. Solo quattro autovelox — notava Le Parisien in un articolo uscito qualche giorno fa — sono stati installati in tutta la capitale per sorvegliare gli automobilisti. La Prefettura ha detto ai cronisti del quotidiano parigino che controllare la direttiva del comune “non è una priorità” e che dovrebbe essere la polizia municipale ad occuparsene. Cinquecento agenti municipali sono stati assunti appena un anno fa – prima non esistevano – ma non hanno gli strumenti adatti per misurare eventuali infrazioni».
Il modo per non avere incidenti mortali
Chissà se il sindaco Beppe Sala, propenso da tempo ad apparire più green di Greta Thunberg (vedi Area B), darà corda alla balzana idea di Mazzei o se, alla fine, servirà solo a consolidare l’immagine pubblica di una giunta “che più verde non si può”.
D’altronde, come ha scritto ieri Filippo Facci su Libero, il prossimo step potrebbe essere una proposta ancora più grottesca. «Dicono che i limiti a 30 all’ora riducono gli incidenti mortali: ma restare a casa li riduce anche di più, sempre che non abbattano anche le case e i palazzi per fare nuove aree verdi dove distribuire retini per farfalle»
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