La preghiera del mattino

Mattarella sgrida il Pd sul sostegno all’Ucraina. Giornali non pervenuti

Sergio Mattarella
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (foto Ansa)

Su Formiche Gabriele Carrer scrive: «Da Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, un monito chiaro e inequivocabile. “La minaccia posta dalla Russia alla pace, e alla sicurezza del nostro continente, richiede da parte di tutte le democrazie, in particolare quelle europee, un rinnovato slancio di unità e coesione”».

Solo Formiche segnala l’allarme sul sostegno all’Ucraina che Mattarella ha espresso rivolto, essenzialmente, a un Pd sempre più allo sbando. È la stampa italiana, “bruttezza”!

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Su Affaritaliani si scrive: «So solo una cosa, che ognuno deve fare il suo lavoro. Se qui noi abbiamo una maggioranza o un pezzo di partito della maggioranza che sabotano il lavoro del presidente del Consiglio non è positivo, se abbiamo l’opposizione che va in piazza senza spiegare cosa farebbe in alternativa non è positivo. Se noi facessimo una roba normale per una volta nella vita, dove i partiti di governo, leggi Forza Italia, invece di sabotare la Meloni contribuissero a fare la manovra e l’opposizione, invece di andare in piazza, presentasse provvedimenti migliorativi forse questo sarebbe un paese normale».

Anche quando fa una cosa giusta Calenda, interloquendo ragionevolmente con il governo Meloni, cerca di rovinarla tentando di seminare disgregazione nella maggioranza di governo. Quello che fu il braccio destro di un altro grande mestatore come Luca Cordero di Montezemolo, ha detto che considera la Bibbia un po’ troppo crudele. Dovrebbe, comunque riflettere, su queste parole di Gesù riportate dal Vangelo di Matteo: «Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno».

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Sulla Nuova Bussola quotidiana Ruben Razzante scrive: «L’obiettivo di Renzi è stare al centro (con o senza Calenda) drenando voti al Pd, a Forza Italia e perfino a una Lega in evidenti difficoltà. Lui però dimentica che l’elettorato lo ha già sonoramente bocciato e che il suo cinismo gli ha già fatto perdere ogni credibilità. L’astuzia che pure dimostra in tante operazioni di puro potere non cancella le dimostrazioni di arroganza che gli hanno procurato un ostracismo pressoché generalizzato sia a sinistra che a destra. A parte qualche simpatizzante di Forza Italia, il senatore di Rignano non ha grandi sponde nello scenario politico attuale. Per di più il terzo polo nel quale attualmente risulta collocata la sua forza politica è un raggruppamento pieno di generali senza truppe. Sono riciclati di destra e sinistra che cercano di rilanciarsi ma non hanno un progetto politico comune. Formazioni del genere non resistono all’esplosione delle ambizioni dei singoli e fatalmente si decompongono».

La descrizione che Razzante fa del cosiddetto centro in formazione è molto convincente. Trenta anni di politica dopo lo strabordare del potere giudiziario nel 1992 e la scelta di Giorgio Napolitano post 2011 di governare l’Italia dall’alto e dal fuori, hanno profondamente disgregato la politica democratica italiana, che è diventata il terreno di tutti gli “ego” più scatenati, dei più meschini interessi personali, di tutte le ambizioni e i risentimenti di cosiddette personalità. Qualche segno di ripresa della politica come espressione di “comunità di destino” ogni tanto si avverte. A destra la nuova corrente conservatrice europea dei Weber, dei Merz, delle Ayuso, dei Ciotti aiuta a far crescere una tendenza non solo personalistica anche in Italia. A sinistra il percorso sarà più difficile perché qui si è collocato l’epicentro della disgregazione. Però è lecito sperare che soprattutto dalla sinistra municipale qualcosa possa rinascere. Sempre che il contrasto delle forze del caos rimanga vigile.

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Sulla Zuppa di Porro Andrea Ruggieri scrive: «E secondo me, se il partito fondato dal Genio (Silvio Berlusconi, per l’appunto) ma che così poco somiglia al suo Presidente, non si dà un amministratore delegato nuovo (segretario o coordinatore che sia), brillante e comunicativo, e prosegue nell’essere corporativo (più pensioni, sapendo che a breve mancheranno i giovani che le possano pagare), antiliberale (difesa dei tassisti anziché di chi il taxi lo prende) e antilibertario (a favore dell’obbligo vaccinale e delle chiusure Covid, anziché sostenitore del modello Florida), il tentativo di Renzi e Calenda, aiutati dalla Carfagna e da altri che arriveranno, si fa pericoloso. Quanto, lo si intravedrà alle Regionali in Lombardia, dove l’obiettivo dei due e della candidatura Moratti non è vincere, ma contenere fino ai minimi termini forzisti e piddini, ma molto di più alle Europee».

Le considerazioni di Ruggeri sono interessanti e intelligenti. E in questo senso tra Giovanni Toti, Luigi Brugnaro e Marco Bucci (nonché il magnifico Gabriele Albertini) ci sono anche personalità politiche che potrebbero sostenere una transizione ordinata a un nuovo ragionevole assetto politico, che forse però dovrebbe avere come obiettivo quello di una polarizzazione (naturalmente il più possibile moderata dall’attenzione al bene comune) tra conservatori e ecolo-socialdemcoratici, con la prospettiva di primarie e collegi unici.

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