«Voglio uccidere i musulmani». Così avrebbe gridato l’uomo che nella notte si è lanciato con un furgone a Londra su un gruppo di fedeli davanti a una moschea a Finsbury Park. Un musulmano è morto nell’attacco, altri sono rimasti feriti e la polizia sta verificando se si tratti di un attentato terroristico.
L’INTERVENTO DELL’IMAM. L’attacco è avvenuto a Seven Sisters Road, in una zona dove ci sono almeno quattro moschee, al termine del taraweeh, le preghiere che si fanno a tarda notte durante il mese sacro del Ramadan. La polizia ha arrestato un uomo di 48 anni, che è stato bloccato dalla folla e buttato a terra. Se l’uomo non è stato linciato è grazie all’imam Mohammed Mahmoud. Secondo la Muslim Welfare House, è lui che «ha aiutato a calmare la situazione dopo l’incidente e a impedire ulteriori danni e perdite di vite».
NIDO DEL JIHADISMO. Nell’analisi di Repubblica, si fa notare come il luogo dell’attacco non sia casuale. «Dal 1994 Finsbury Park è il nido del jihadismo britannico. Un centro di preghiera gestito da imam radicali, che hanno arruolato giovani con il passaporto inglese per combattere contro i serbi in Bosnia e poi per raggiungere i campi d’addestramento qaedisti in Afghanistan. Nel 2003 il centro religioso venne chiuso dopo l’intervento della polizia, poi dopo due anni ne è stata permessa la riapertura con la gestione affidata a imam moderati, aderenti al piano di dialogo con le istituzioni creato dal governo britannico. Ma nell’immaginario collettivo quella moschea e quel quartiere sono rimasti simbolo della diffusione di un credo radicale che spinge verso la guerra santa».
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