La piccola Lituania sfida Pechino e mette nei guai l’Ue

Di Leone Grotti
13 Ottobre 2021
La contesa su Taiwan tra il piccolo paese baltico e il gigante asiatico è la riedizione moderna e geopolitica della sfida biblica tra Davide e Golia. E ora Bruxelles deve decidere da che parte stare
Ambasciata cinese a Vilnius, in Lituania

Se Davide ha sconfitto Golia, perché la Lituania non dovrebbe spuntarla sulla Cina? Il finale della contesa diplomatica che a partire dall’estate ha messo di fronte il piccolo paese baltico e il gigante asiatico dovrebbe essere scontato. Eppure Vilnius non sembra intenzionata a cedere allo strapotere di Pechino e la vicenda potrebbe diventare un test per tutta l’Unione Europea, trascinando i Ventisette in un inedito confronto con il regime comunista.

La contesa scatenata da Taiwan

Tutto ha avuto inizio ad agosto, quando il governo lituano ha autorizzato l’apertura sul proprio territorio di un ufficio di rappresentanza “taiwanese”. La decisione ha fatto infuriare la Cina, che considera Taiwan una provincia ribelle e che da decenni fa terra bruciata attorno all’isola costringendola a presentarsi in tutti i consessi internazionali, Olimpiadi comprese, come “Taipei”.

Con ingenuità quanto meno sospetta, Vilnius ha risposto a Pechino di non voler mettere becco nei rapporti tra Cina e Taiwan, rifiutandosi però di cambiare il nome dell’ufficio di rappresentanza secondo i desiderata del regime. A quel punto il Dragone ha tirato fuori tutti i suoi artigli: ha ritirato il proprio ambasciatore dalla Lituania, invitato Vilnius a fare lo stesso, interrotto gli scambi commerciali previsti dall’accordo sulla Nuova via della seta, bloccato le trattative sugli investimenti nel paese e negato importanti licenze agli esportatori lituani.

Uccidere il pollo per spaventare la scimmia

La Cina ha reagito con tanta furia, secondo una dichiarazione anonima di un importante diplomatico europeo a Politico, non solo per insegnare la lezione alla Lituania, ma per mandare un messaggio a tutta l’Unione Europea: «C’è un adagio cinese che dice: “Uccidere il pollo per spaventare la scimmia”. Pechino sta inviando un messaggio a tutti i Ventisette: chi agirà come la Lituania, o appoggerà il paese, dovrà pagarne le conseguenze. E ha voluto testare questo messaggio con un piccolo obiettivo».

Se gli Stati Uniti si sono schierati senza indugio dalla parte della Lituania, a conferma che Biden nonostante le critiche ha intrapreso la stessa strada del confronto commerciale già imboccata da  Trump, l’Unione Europea ha preso tempo. Nel suo ultimo incontro con il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, il responsabile della politica estera di Bruxelles, Josep Borrell, ha dichiarato che l’Ue vuole mantenere i rapporti commerciali con Taiwan, «pur senza riconoscere l’isola come uno Stato».

La Lituania chiede «unità» all’Ue

La sua posizione è stata considerata troppo ambigua e cerchiobottista dal governo lituano, che il 5 ottobre, durante un incontro dei Ventisette sui rapporti tra Ue e Cina, ha chiesto a tutti i paesi membri di mostrarsi «uniti» davanti al gigante asiatico. Al termine dell’incontro Borrell è stato vago con la stampa parlando di «un dibattito davvero interessante».

Al contrario di tutte le più importanti aziende del mondo, il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, non sembra intenzionato a cospargersi il capo di cenere davanti a Pechino: «Per risolvere questa situazione bisogna essere in due. Siamo pronti a discutere, non però a riconsiderare la nostra decisione. Non abbiamo fatto niente di diverso da altri paesi europei».

Vilnius è libera dal ricatto economico

Vilnius, insomma, non ci sta a fare un passo indietro anche perché la Cina investe appena tre milioni di euro nel paese baltico, dal quale al contrario partono 40 milioni all’indirizzo dell’Impero di mezzo. Libera dal ricatto economico, vero marchio di fabbrica della Cina, la Lituania si è anche esposta recentemente donando vaccini contro il Covid-19 a Taiwan, offrendo visti umanitari ai cittadini di Hong Kong e criticando il pericolo sicurezza rappresentato dagli smartphone fabbricati da Xiaomi.

La Lituania vorrebbe che tutta l’Unione Europea assumesse una posizione altrettanto dura con la Cina. Per quanto sia altamente improbabile che ciò avvenga, visti i trascorsi nel rapporto tra Cina e Ue, Bruxelles potrebbe presto trovarsi davanti a un bivio: sostenere Davide o scaricarlo per non irritare Golia? Il presidente Nauseda ha anche proposto di intavolare un dialogo comune tra i Ventisette e Pechino. «Parlare con una voce sola sarebbe molto più efficace», ha detto. La prima a proporre la piattaforma 27+1 era stata Angela Merkel. Chissà che cosa ne penserà il nuovo governo tedesco, il primo senza la Cancelliera.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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