L’Onu è soltanto una provincia della Cina
Quando la Regis Jesuit High School del Colorado a inizio anno fece richiesta alle Nazioni Unite di partecipare alla commissione sulla condizione delle donne non poteva certo immaginarsi di trovarsi invischiata in una spinosa diatriba di politica internazionale. La commissione che si occupa di accreditare all’Onu i gruppi esterni, infatti, rispose a marzo alla scuola che gli studenti potevano partecipare, ma a una condizione: che la scuola correggesse sul suo sito la «terminologia scorretta» utilizzata per denominare Taiwan.
La Cina bullizza Taiwan all’Onu
Chiunque può partecipare alle riunioni pubbliche dell’Onu, previa richiesta e approvazione da parte della commissione Onu sulle Ong. Tra i paesi incaricati di valutare le domande c’è anche la Cina, che non ha remore a perseguire in ogni sede, sia essa appropriata o meno, i propri obiettivi di politica estera e interna. Tra questi per Pechino ce n’è uno immarcescibile: affermare la propria sovranità su Taiwan.
Gli instancabili impiegati cinesi, dopo aver perlustrato in lungo e in largo il sito internet del liceo gesuita, pagina dopo pagina, hanno trovato un articolo del 2020 dove si parlava di uno studente entrato a far parte del Girl Up Teen Advisory Board, insieme a «giovani provenienti da altri paesi, tra i quali Taiwan». Durante una riunione della commissione Onu di maggio, la Cina fece notare che Taiwan non poteva essere definito “paese” e che la richiesta della scuola sarebbe stata accettata solo se, dopo la parola Taiwan, sul sito fosse stata aggiunta l’espressione “provincia della Cina”.
Niente sfugge al controllo comunista
Taiwan non è una provincia della Cina, ma esiste come paese autonomo e indipendente dal 1949. Il regime comunista continua però a considerare l’isola di Formosa come una provincia dell’unica Cina da riunire alla madrepatria e impedisce di riconoscerne l’indipendenza a livello internazionale. Per questo Taiwan è stato estromesso dall’Onu nel 1971 e oggi soltanto 15 paesi, tra i quali il più importante è il Vaticano, mantengono rapporti diplomatici con il governo dell’isola. L’influenza della Cina è tale che, anche in piena pandemia, i funzionari della sanità di Taiwan non hanno potuto partecipare alle riunioni dell’Oms. Persino alle Olimpiadi gli atleti taiwanesi non possono gareggiare con la propria bandiera e sono costretti a utilizzare quello di “Taipei cinese”.
Come raccontato da Tempi in un recente articolo, la Cina obbliga tutte le aziende più importanti del mondo che vogliono fare affari con il Dragone a sottomettersi e a modificare siti internet e campagne pubblicitarie per veicolare il messaggio gradito a Xi Jinping su Taiwan, Tibet e ogni altro tema spinoso caro al regime. Il Partito comunista non era però mai arrivato fino a imporre a una piccola e sconosciuta scuola del Colorado di cambiare la terminologia afferente a Taiwan contenuta in un breve articolo di una sperduta sezione del web per poter partecipare a una riunione dell’Onu.
L’Onu è una provincia cinese
Christina Vela, insegnate di spagnolo del liceo gesuitico e responsabile della richiesta all’Onu, è rimasta di stucco: «Noi siamo insignificanti, nessuno potrebbe mai finire su quella pagina web per caso», ha dichiarato come riportato dal Wall Street Journal.
Attualmente, l’Onu ha congelato le richieste di altri sei gruppi per analoghe ragioni legate allo status di Taiwan, tra i quali la World Bicycle Industry Association, una società ambientalista francese chiamata Association of 3 Hedgehogs e All Moonkind, team di avvocati dello spazio che si batte per preservare la superficie lunare. Ad oggi, tutte le associazioni hanno chinato il capo e fatto quanto richiesto per non perdere la possibilità di partecipare alle sessioni Onu.
Anche Vela, che non voleva privare i suoi studenti dell’esperienza di politica estera promessa, ha cambiato la dicitura di Taiwan sul sito della Regis Jesuit High School. Ma a ben vedere i suoi alunni non hanno più bisogno di andare all’Onu per fare esperienza della politica estera: essere censurati e costretti a scusarsi dall’Onu solo per essersi riferiti a Taiwan come a un “paese” è già un’esperienza sufficiente. Basta a capire che l’Onu è solo un’altra provincia della Cina e che i tentacoli del regime comunista non hanno confini. Arrivano anche in Colorado.
Foto Ansa
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