Le armi chimiche siriane transiteranno da Gioia Tauro
Le armi chimiche siriane destinate alla distruzione transiteranno dal porto italiano di Gioia Tauro: la notizia sarà data ufficialmente in Parlamento nell’audizione del capo dell’Opac (l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) Ahmet Uzumcu davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera e del Senato. È stato intanto Uzumcu, diplomatico di origine turca, a parlare del transito di 500 tonnellate di sostanze chimiche letali «tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio» da Gioia Tauro «in non più di 48 ore». Uzumcu ha anche assicurato che «è stata presa ogni misura possibile per un trasferimento sicuro: i rischi sono molto evidenti e abbiamo preso tutte le misure per ridurli al minimo».
IL SINDACO: «NOI DICIAMO NO». Intanto però il sindaco di San Ferdinando (comune sotto cui ricade il 75 per cento del porto) ha annunciato: «Stiamo valutando di emettere un’ordinanza per chiudere il porto». È stato un piano congiunto dell’Onu e dell’Opac ad individuare un approdo italiano per il trasferimento dei container con le sostanze chimiche dai cargo danese e norvegese (che le dovranno prelevare dal principale porto siriano di Latakia) alla nave americana Cape Ray, che neutralizzerà le sostanze in alto mare. I dettagli di questo piano dovranno essere illustrate oggi da Uzumcu insieme ai ministri italiani degli Esteri, Emma Bonino, e dei Trasporti, Maurizio Lupi.
DISTRUZIONE PER LA FINE DI GIUGNO. Da quanto si apprende da Uzumcu sul piano di distruzione delle armi chimiche, le operazioni sono state rallentate: inizialmente si prevedeva di concluderle entro marzo, ma adesso appare chiaro che la maggiorparte dell’arsenale siriano non sarà distrutta prima della fine di giugno. La guerra civile che infuria in Siria, insieme al maltempo, ha reso impossibile la distruzione entro marzo delle sostanze chimiche “primarie” (iprite, sarin e gas nervino VX). Uzumcu ha spiegato che sono in corso negoziati per «tregue temporanee» per dar mdo di procedere alle operazioni di distruzione, e ha reso noto che a Latakia sono intanto arrivate solo 16 delle 560 tonnellate di armi chimiche primarie attese. La Siria ha un magazzino in cui ha dichiarato 1290 tonnellate di armi, sostanze e precursori. Ieri, 15 gennaio, il regime siriano ha denunciato l’attacco a due siti di stoccaggio di queste armi e Uzumcu oggi ha detto che «Sarebbe preoccupante che ci fosse tentativi di accaparrarsi di quei prodotti chimici: non credo sia nell’interesse di nessuno».
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Capisco che a nessuno faccia piacere trovarsi nelle acque prospicienti il proprio paese una nave carica di armi chimiche, ma allora smettiamo di fare le marce per la pace e per il disarmo. Se una volta tanto ci viene chiesto di dare un breve e limitato contributo al disarmo io penso che si dovrebbe dire di sì senza urlare subito di no. Capisco pure il sindaco che teme di perdere voti se dovesse mostrarsi favorevole, ma come detto se nessuno fa un primo passo niente cambierà.