La sfida di Ayuso in Spagna a Vox e al governo socialista

Di Rodolfo Casadei
11 Aprile 2023
La presidente della Comunità di Madrid punta alla maggioranza assoluta del Partito popolare alle regionali di maggio per dare «l’ultima spinta che mette fine all'esecutivo Sanchez», che «comunque cadrà per le sue frivolezze»
Isabel Diaz Ayuso
La presidente della Comunidad de Madrid, la popolare Isabel Díaz Ayuso (foto Ansa)

Fare a meno di Vox nel governo della Comunità di Madrid, provocare la caduta del governo Sanchez e quindi la convocazione quanto prima delle elezioni politiche che devono comunque tenersi entro la fine dell’anno. Sono questi gli obiettivi che si è data Isabel Diaz Ayuso, presidente della Comunità di Madrid da quasi quattro anni e astro nascente del Partito popolare (Pp), impegnata in una campagna elettorale all’ultimo respiro.

Madrid torna al voto, Ayuso vuole stravincere

Il 28 maggio prossimo 13 delle 19 comunità autonome spagnole (Aragona, Asturie, Baleari, Canarie, Cantabria, Castiglia-La Mancia, Castiglia e Leon, Estremadura, La Rioja, Madrid, Murcia, Navarra e Valencia) si recano alle urne per rinnovare i loro governi regionali, e i risultati avranno certamente qualche riflesso sugli assetti nazionali, cioè sul governo di coalizione delle sinistre guidato da Pedro Sanchez. Perché deve votare anche Madrid, che andò alle urne appena due anni fa e consegnò una vittoria senza precedenti alla presidente uscente Ayuso? Perché si trattava di elezioni anticipate, che la leader popolare aveva indetto per tagliare la strada a una possibile mozione di sfiducia da parte dei partiti di opposizione (Psoe e Más Madrid, nato da una scissione di Podemos) e del suo alleato di allora, il partito Ciudadanos, che insieme ai socialisti aveva presentato una mozione di sfiducia analoga nella regione di Murcia.

Il risultato di quel voto fu clamoroso: il Pp più che raddoppiò i suoi seggi, passando da 30 a 65, il Psoe perse un terzo di quelli che aveva passando da 37 a 24 e registrò il suo peggior risultato elettorale di sempre nella capitale, Podemos e Sinistra unita, benché capeggiati dal leader nazionale e vice presidente del governo Pablo Iglesias, raccolsero appena 7 seggi, Ciudadanos si sciolse come neve al sole perdendo tutti e 26 i seggi che aveva. In conseguenza di questi risultati Iglesias si dimise dal parlamento e dal governo nazionale, mentre il leader socialista madrileno Angel Gabilondo rinunciò al suo seggio di deputato dell’assemblea della Comunità di Madrid e a ogni carica nel partito.

I rapporti con Vox e il suo ruolo nel Partito popolare

Se la regione di Madrid torna al voto ad appena due anni di distanza da un risultato così rotondo dipende dal fatto che in base al suo statuto ogni quattro anni nell’ultima settimana di maggio deve tenersi un voto per rinnovare la sua assemblea. All’Ayuso la cosa non dispiace neanche un po’, per le due ragioni dette all’inizio: vuole liberarsi della scomoda alleanza di governo con la destra radicale rappresentata da Vox, dai cui voti dipende poiché non ha la maggioranza assoluta (69 seggi) nell’assemblea di Madrid, e perché intende confermarsi come leader di caratura nazionale all’interno del partito, anche se in un’intervista a El Mundo del 2 aprile scorso ha dichiarato: «Non contemplo il salto al livello nazionale», e ha assicurato la sua lealtà ad Alberto Núñez Feijóo, che dall’aprile 2022 è leader del partito.

Al suo riguardo si è espressa in termini lusinghieri in un’intervista a più voci su El Pais del 2 aprile: «È un successo che in così poco tempo in Spagna si sia forgiata una leadership politica come la sua e che i sondaggi riflettano il sostegno maggioritario dei cittadini che lo porterebbero a vincere le prossime elezioni e a convertirsi nel prossimo capo del governo. Ha unito il partito». In realtà Feijóo deve indirettamente la sua ascesa a capo del Pp alla Ayuso, perché è stato scelto in un congresso straordinario del partito per sostituire il precedente segretario Pablo Casado, più interessato a ostacolare la carriera politica della presidente della Comunità di Madrid che a condurre l’opposizione contro il governo nazionale del socialista Sanchez.

La battaglia (persa) di Casado contro Ayuso

Casado aveva appoggiato la campagna di accuse contro la Ayuso per il fatto che in un appalto per l’acquisto di mascherine anti Covid con fondi dell’Unione Europea il di lei fratello aveva lucrato una commissione di 234 mila euro, ed era arrivato a creare una rete di spionaggio all’interno del comune di Madrid per tenere sotto controllo la rivale. La rivolta della base e dei dirigenti del partito lo aveva costretto a convocare un congresso straordinario del Pp e a non presentarsi per il rinnovo della carica, che è andata a Feijóo, allora presidente del governo delle Asturie. Nel giugno successivo la Procura anticorruzione aveva fatto cadere le accuse, e nel marzo di quest’anno anche la Procura europea ha confermato che non hanno avuto luogo illeciti.

Un successo elettorale che nasce durante il Covid

Il successo elettorale della Ayuso va ricondotto alle politiche anti Covid di Madrid, più liberali di quelle imposte dal governo nazionale di sinistra, allo sviluppo delle infrastrutture, alla riduzione delle tasse che ha attirato investimenti e creato posti di lavoro. Per insidiare la sua posizione le sinistre hanno organizzato una grande manifestazione centrata sui problemi della sanità nella Comunità di Madrid, accusata di essere quella che meno spende pro capite in tutta la Spagna. In realtà in tutte le grandi regioni della Spagna (Catalogna, Andalusia e Madrid) la spesa sanitaria pro capite è inferiore ala media nazionale, a motivo della concentrazione della popolazione.

La Ayuso si difende dichiarando che la spesa è stata aumentata a 9 miliardi di euro all’anno e che il problema della scarsità di medici è nazionale. La sua posizione non appare scalfita né dalle accuse sulle mascherine né dalla manifestazione dei 250 mila di Madrid, lodata pure dal Financial Times, che ha accostato la esponente del Pp a Donald Trump. In queste settimane la presidente della Comunità di Madrid viene invitata a tenere comizi in tutte le regioni di Spagna, nella convinzione dei leader locali che la sua presenza porterà voti al Pp.

Perché Ayuso insiste ad attaccare Vox

I sondaggi suggeriscono una vittoria del Pp a Madrid con un risultato ancora migliore di quello del 2021, ma senza la certezza della maggioranza assoluta dei seggi. Per questo la Ayuso insiste ad attaccare Vox, nella convinzione di poter “riportare a casa” voti che in passato andavano al Pp e che poi erano emigrati verso i lidi del partito di Santiago Abascal perché non si sentivano più rappresentati dai popolari. Le sue critiche a Vox, che a Madrid è capeggiata da Rocio Monasterio, sono acuminate.

Ha dichiarato a El Mundo: «Con Vox sono arrivata all’esasperazione. Non hanno un criterio politico chiaro, sono per il “no” fine a se stesso, alla disperata. Non è possibile che non abbiamo potuto approvare i bilanci, avere un’agenzia di sicurezza informatica, approvare deduzioni fiscali per le imprese straniere. Vox si è trasformata in una zavorra per la gestione di Madrid. Non ha un criterio politico chiaro. Io non faccio politiche senza senso né cercando il voto facile. Vedremo se a luglio o agosto mi toccherà stare con loro, spero di no».

E a TeleCinco: «Apertamente, nel modo più onesto possibile, voglio dire ai cittadini di Madrid che voglio continuare con un progetto in cui siamo un governo monocolore, più piccolo e più esecutivo. Quando si fanno governi di coalizione, se non c’è un’intesa superiore, se quello che uno dei partner sta cercando è di andare contro l’altro, come stiamo vedendo con Vox, quello che risulterebbe per Madrid sarebbe disastroso. Preferisco chiedere ai cittadini di fidarsi di ciò che stiamo facendo e lasciare che Madrid voli libera».

Verso «l’ultima spinta che mette fine al governo»

La Ayuso non è affatto più gentile col governo nazionale uscente di Pedro Sanchez: «Il Psoe è distrutto. Non esiste più, esiste il sanchismo, una pantomima alla quale rimangono pochi mesi di vita. Magari questo voto regionale fosse l’ultima spinta che mette fine al governo Sanchez, questo mi piacerebbe tantissimo! Comunque cadrà per le sue frivolezze. I discorsi populisti di Sanchez, che governa distribuendo bonus, a Madrid non fanno presa. Qui è un mondo completamente diverso».

L’eventuale maggioranza assoluta del Pp nell’assemblea della Comunità di Madrid potrebbe dipendere dal risultato di Podemos, che alle elezioni del 2021 aveva conquistato 7 seggi col 5,6 per cento dei voti. Se la lista dovesse scendere sotto il 5 per cento, che è la soglia di sbarramento, non conquisterebbe nessun seggio, e indirettamente favorirebbe il successo della Ayuso attraverso il meccanismo di redistribuzione dei seggi.

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