«La famiglia non è un fenomeno culturale ma universale. E il suo scopo è la realizzazione di sé»
La regione Lazio ha appena stanziato oltre cinquanta milioni di euro per ampliare la rete di asili nido pubblici e convenzionati; intanto la riforma dell’Isee, l’indicatore del reddito fondamentale per accedere alle agevolazioni per spese come servizi per l’infanzia e tasse universitarie, rischia di escludere il 20 per cento dei vecchi beneficiari (e sono solo stime, perché per ora sulla riforma, voluta dal governo Letta e in vigore dal primo gennaio di quest’anno, c’è più confusione che altro).
Parlare di famiglia in Italia significa parlare di servizi che mancano e discriminazioni che resistono; ma anche di definizioni circa situazioni di vita che aspirano a uno status, anche giuridico, di famiglia. Significa parlare di problemi, ma anche di diritti e desideri. Spesso ritrovandosi in un clima che quando non ristagna nella rivendicazione e nel rimpianto dei tempi andati in cui ci si sposava di più e si divorziava di meno, si accende nello scontro ideologico. L’ultimo caso è quello di un convegno sulla famiglia, che si è tenuto sabato a Milano, patrocinato dalla Regione Lombardia e moderato dal direttore di Tempi, e accusato di omofobia. È possibile parlare di famiglia – e anche di diritti – uscendo da questo schema? Offrendo un contributo a un dibattito che non sia sovrastato dalle urla di opposte tifoserie?
Tempi ha voluto provare a farlo intervistando la dottoressa Vittoria Maioli Sanese (foto in basso a destra), psicologa della coppia e della famiglia. Il dialogo è una cifra distintiva nella sua professione di terapeuta e anche nell’attività di corsi e conferenze che tiene in giro per l’Italia. La modalità, spiega, è sempre partire dalle domande, perché nessuno detiene la verità su come debba essere vissuta una famiglia. La prossima occasione sarà a metà febbraio, a Milano, quando su iniziativa del Sindacato delle famiglie la dottoressa incontrerà una ventina di giovani coppie. Per la dottoressa il tema dei nuovi diritti è tema di lavoro quotidiano, prima ancora che di riflessione pubblica. Come quando in studio arriva una mamma disperata perché il figlio da quando ha due anni cerca insistentemente il padre. Lei quella gravidanza l’ha voluta e cercata da sola, ricorrendo a un seme donato all’estero. «Poi un giorno, all’età di circa quattro anni, il bambino arriva con la “sua” risposta: ho capito, tu l’hai ucciso». E cosa si fa dottoressa? «Si lavora. Non c’è il giudizio, c’è il fatto. Se il papà non c’è, perché è solo un seme comprato, tutto nasce da quella mamma, dal suo progetto di vita e di realizzazione che deve confrontarsi con le esigenze e le domande del figlio. La sfida di senso è in assoluto la stessa di quella che vive un bambino orfano di padre».
Bisogna capire a cosa si attacca l’uomo di oggi. Che ha come scopo un buon funzionamento delle cose, quindi quello che è un tramite (il funzionare) è diventato uno scopo, come se lo scopo fosse il camminare e non la meta da raggiungere.
E qual è la meta da raggiungere nella famiglia?
La meta è la realizzazione di sé, il compimento della vita, l’essere felici e soddisfatti.
I cosiddetti nuovi diritti mettono in crisi la famiglia o sono il risultato di una sua crisi avviata precedentemente? O semplicemente non c’entrano nulla?
Il fenomeno a cui stiamo assistendo mi fa dire che la crisi della famiglia viene prima, ma più che altro la crisi è dell’uomo, cioè della persona. È la crisi antica che oggi è diventata affermazione violenta di sé, assoluto autarchismo dell’uomo di oggi, che si illude di avere un potere illimitato su di sé e su ciò che lo circonda. Invece la famiglia è un luogo di dipendenza, soprattutto di dipendenza da un significato che contiene il sé. È il luogo più essenziale della persona, mentre noi spesso la riduciamo a un luogo che è soltanto un tramite per poter venire al mondo; e poi una volta al mondo ognuno è padrone di se stesso. Da qui nasce tutto: la crisi della persona, la crisi della famiglia, il fenomeno per cui il diritto diventa scopo e si fa diventare diritto ciò che non è diritto, a cominciare dai figli.
Lei parla spesso di famiglie “femminilizzate”, in cui anche il padre prodiga una cura di tipo materno. Le famiglie omosessuali e quelle etero che lei definisce femminilizzate vivono le stesse problematiche?
Per rispondere a questa domanda credo si debba essere sociologi. Io, nel mio lavoro, vedo che fin dagli anni Novanta abbiamo assistito a una femminilizzazione anche perché si è tolto il potere contrattuale della famiglia a livello sociale.
Cosa significa?
Significa che la famiglia è diventato un luogo privato; mentre un tempo anche dal punto di vista economico era un soggetto vitale. A poco a poco l’identità della famiglia si è spostata dall’essere produttrice di ricchezza all’essere consumatore. Dagli anni Novanta abbiamo assistito a un distacco totale delle funzioni sociali della famiglia, è diventato tutto Stato, per cui la famiglia è stata ridotta a un luogo privato, un fortino di difesa dentro cui non resta altro da fare che fornire delle cure. Compiuta la frantumazione delle ideologie del Novecento, non son rimaste altro che polveri sottili.
Eppure questo è anche il tempo in cui le donne vivono di più fuori casa lavorando. C’è secondo lei una concezione malintesa della conciliazione tra vita e famiglia? Lei ha sei figli e ha sempre lavorato.
Quello della conciliazione è un tema assolutamente malinteso, a tutti i livelli. Molto di questo malinteso dipende dal fatto che si è espropriata la famiglia del suo valore realizzativo. Lavoro e famiglia sono due dimensioni che non devono essere concepite come nemiche. Invece spesso si sacrifica la famiglia al lavoro, tanto è vero che il matrimonio o comunque il progetto di vita stabile di una coppia arriva molto avanti nel tempo e con esso anche la maternità si sposta intorno ai 35-36 anni. Come se prima si dovesse fare tutto quello che il mondo riconosce come in grado di realizzarti: il lavoro, il consumo del tempo libero giovanile. Una delle esperienze più dolorose nel mio lavoro è incrociare donne che non diventano mai madri pur avendo figli.
Come è possibile non diventare mai madri pur avendo figli?
Il figlio nasce come decisione di compimento e già come lavoro e come impegno. Un aspetto problematico della genitorialità è l’identificazione del rapporto con il figlio come un lavoro immane, magari fatto volentieri ma di cui sentiamo la fatica. Per questo è così frequente sentire madri che si chiedono: “Ma quando penso a me stessa?”. Se l’essere genitori non è un’identità ma un fare, è chiaro che i bambini invadono completamente la vita dei genitori e allora si ha ragione a dire così. Se l’essere genitori invece è un’identità e non un lavoro, non ha senso pensare a sé, non puoi mai “pensare a te”, perché ne va dell’identità. È preoccupante l’identificazione della presenza del figlio con un lavoro. Se il genitore è colui che accetta che tutta la propria persona sia per un altro condizione del crescere, allora il genitore per prima cosa ha come oggetto di lavoro non il figlio ma sé e la propria vita. Il centro della vita non può essere il figlio: il primo sguardo non è sul figlio ma sulla propria vita. È la mia persona che lui impara. Per amare il figlio devo curare me, mio marito, la mia vita, il significato delle cose che ho fra le mani, la realtà.
Spesso chi parla di famiglia lo fa rimpiangendo tempi andati in cui tutto era “migliore”. Lei adesso è nonna. C’è qualcosa che le coppie e le famiglie di oggi vivono meglio rispetto a quelle di ieri?
Il mio sguardo non è per trovare ciò che è peggiore o migliore, anche perché ogni presente è il meglio. Quello che osservo è la forma che sta prendendo ciò che è immutabile dentro di noi. E avverto, con preoccupazione, che questo immutabile sta diventando sempre più fragile, nascosto. Invece la forma che le persone danno alla famiglia, alla coppia, all’educazione dei figli è assolutamente soggettiva, mondana, omologante. Non c’è l’affermazione di questo immutabile che abbiamo dentro perché non c’è la domanda sull’immutabile.
Il titolo completo è: La domanda. Come vento impetuoso. L’ho scelto con l’obiettivo di “ripulire” la domanda dalla necessità della risposta. Un genitore che si fa molte domande, che non le teme, è un genitore che dà più certezza al figlio, perché produce più verità sulla vita. Il punto del genitore è che deve portare il figlio alla soglia di percepire l’infinito, deve portare il figlio alla certezza dell’eterno, a dialogare col mistero della propria vita. Se no che senso ha essere genitori? Per questo i figli adolescenti sono una risorsa grandiosa e bellissima.
Che idea si è fatta del cosiddetto divorzio breve?
Farà soffrire di più, perché non ci sono i tempi di elaborazione necessari. Pensiamo che dal punto di vista psicologico il divorzio è equiparabile a un lutto, tanto per i figli quanto per i genitori. Anche in chi decide di separarsi, perché è la perdita del proprio progetto di vita. Mi viene in mente la vedova che dopo una settimana che ha seppellito il marito dice che vuole trovarsi un uomo. Il rifiuto del dolore, che comunque è iscritto in un fatto di questo genere. Poi se dal punto di vista civile voglia dire minor spesa, questo non lo so.
Ma la famiglia è ancora attraente?
Lo è perché è inscritta dentro di noi, non è un fenomeno culturale o sociale ma universale. Mi è capitato di avere in terapia una coppia in cui lui è arrivato dicendo: “C’è qualcosa dentro di me che mi impedisce di credere fino in fondo che questo amore possa durare. Poi leggo i miei sentimenti e sono certissimo che ho una passione travolgente per mia moglie, che la amo”. A poco a poco è venuto fuori che in questa coppia la separazione dei genitori ha avuto un peso, uno strascico. E ora loro, nella loro nuova famiglia, devono fare i conti con quell’eredità. La famiglia è qualcosa che abbiamo dentro, poi l’esperienza che facciamo e la realtà che viviamo sono quelle che sono. Come uno che nasce con le gambe corte e non può fare il fotomodello, dovrà trovare un altro modo per realizzare quel suo desiderio, ma il desiderio resta sempre.
Il tradimento è cambiato?
Capita che un papà se ne vada di casa per andare a vivere con un nuovo compagno. Sono situazione complicate, in cui entrano il tradimento, il diritto di vedere i propri figli e così via. Prima di tutto viene il rispetto del bambino e della sua crescita e quindi il mio lavoro è aiutare i genitori a capire il dolore del bambino. E certamente il bambino non può rimanere estraneo alla nuova vita del padre, ma sul come, quando e a che età introdurlo si lavora. Si deve lavorare.
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23 commenti
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Francesco ….. parla al mondo intero di fratellanza, solidarietà, si rivolge agli ultimi della Società, se condanna qualcosa e qualcuno è l’ indifferenza nei confronti di chi sta peggio, la corruzione dei potenti, il dio denaro, il potere, quel Clero e quella società ipocrita che usa la Religione per il proprio tornaconto personale.
SONO QUESTE LE COSE DI CUI IL PAPA PARLA QUOTIDIANAMENTE, MENTRE VOI … MAI!!!
Trovate sempre qualcosaltro di cui parlare: i Gay, Repubblica, … miliardi di Persone soffrono la fame, le ingiustizie, la corruzione, NON I GENDER!!!
Ma che dice, Fasulli? E che fa dire al papa? Perché Fasulli tiene tanto a mettere la solidarietà contro la difesa della famiglia? Perché Fasulli insiste a schierare il papa contro “Tempi.it”, che ne scrive e ne riporta gli interventi più di quanto faccia “Famiglia” ah-ah! E ancora co’ ‘sta storia, famiglia naturale! “cristiana”? E neppure un argomento serio, una spiegazione del perché, se si parla di una cosa, non si deve parlare dell’altra.
Boh!
Perché, come tutti i cattolici adulti, Fasulli scambia il dovere di difendere gli ultimi con la sociologia marxista.
Giovanna, è tale l’ ingenuità che dimostri, che rende trasparente la tua buona fede.
E’ chiaro che il Papa è per la Famiglia tradizionale, Padre, Madre e Figli, però, nei confronti di chi ha attitudini diverse, cerca di comprendere, insegnare, magari correggere , ma non condanna, rimane per tutti un Padre comprensivo che aiuta e mai abbandona chi può avere torto.
Però Francesco non parla solo di queste cose, parla al mondo intero di fratellanza, solidarietà, si rivolge agli ultimi della Società, se condanna qualcosa e qualcuno è l’ indifferenza nei confronti di chi sta peggio, la corruzione dei potenti, il dio denaro, il potere, quel Clero e quella società ipocrita che usa la Religione per il proprio tornaconto personale.
Al Papa interessiamo tutti, a voi sembra interessare solo il potere sulle menti e spesso anche quello economico e politico.
Giovanna, è qui che non si leggono le frasi intere del Papa, quando parla del’ umanità che soffre qui non si leggono.
E lascia stare Repubblica e chi vuoi. Dell’ incontro del Papa con i bambini di strada Filippini, ne hanno parlato tutti e non come ventottesimo articolo della lista.
Ma chi può essre – almeno a parole – contro i bambini di strada’ E’ questo il problema nella Chiesa, nel mondo, nell’Ue, per Repubblica, Tempi? Un problema è che a tutti i bambini, abbandonati o non abbandonati, Ue, O.N.U. e Repubblica e non so Fasulli – che rifila di sordi, ciechi, fanatici, bigotti e integralisti e fasulli sia al blog che lo ospita che alla gente che ci trova: senza nemmeno la gentilezza di spiegare chiaramente perché e senza motivare che ha ragione lui che legge, mentre gli altri non leggono quello che ha letto lui, di scagliarsi addosso a pubblico, oratori e comentatori con tanta delicatezza d’animo – vorrebbero insegnare l’ideologia gender.
Contrapporre il viaggio del papa a Manila a un incontro sul tema della famiglia è una cosa che non dimostra l’equilibrio né la lucidità né la volontà e capacità di ascolto né lo spirito anti-fanatico anti-bigotto anti-integralista (ah, che scandalo, l’integralismo!) né la genuinità d’intenti che Fasulli pretende dagli altri a suon di tromba, mentre nulla egli ha da dichiarare sul migliaio o vai a sapere quanti che la polizia proteggeva da quei teppistelli asserragliati in un covo di vecchi miliardari.
Questo, a Fasulli. Pertanto, a Pier, giusto per non giocare a squash prendendo per buono quello che c’è di buono nel suo invito, non ho bisogno di dire nulla.
Il ping-pong è uno sport divertente più da giocare che da vedere. Credo che quello che accade spesso nei commenti agli articoli di tutti i media online sia il ping pong all’estremo e allo sfinimento. Mi permetto di dire che in troppi qui hanno ceduto alla logica del batti e ribatti che non porta niente anche perché già dal primo post il FASULLI dice già tutto e come lui non conviene neanche controbattere. Sono sue opinioni che un lettore di Tempi non dovrebbe neanche perdere tempo a commentare. Lui al diritto di dire quello che vuole ma come accade spesso sul web si inizia poi un “pippotto” interminabile tra insulti o meno. Lungi del voler diventare cieco ritengo più utile continuare a sostenere Tempi che con anche i suoi sbagli (e chi non ne fa) è una delle poche risorse online che parla di persone, di educazione, di cultura e altro. Con una identità precisa certo ma lecita. Quindi libera critica ma anche libera scelta di non andare addietro a questo gioco infinito e che non porta a niente. Si può scontrarsi e litigare ma alla pari e con rispetto (senza essere ne bigotti ne moralisti). Quindi FASULLI secondo me e non glielo devo dire io la pensi come vuole. Noi stiamo con Tempi. Affari nostri.
Caro Pier, provaci tu a scontrarti alla pari e con rispetto con certa gente! Ultimamente solo Andrea UDT sembra una persona molto polemica, sì, ma in buona fede, con cui è possibile un confronto, gli altri sono di un livello sotto-terra, sempre le solite tre frasi a capocchia. Prendi questo Fasulli, cambia nick ogni volta, ma c’ha la fissa che qui si vada contro al Papa e non contano gli articoli quotidiani, che scorrono come tutti gli articoli, ma no, lui si attacca al fatto che non dovrebbero manco scorrere, e già sempre la solita solfa fritta e rifritta che a Tempi non si parla del Papa, quando è più che evidente che Fasulli non ha mai letto in vita un discorso originale del Papa. Tu dirai, perché rispondere a un genio simile ? E tu, perché ti sei infilato mani e piedi in questa querelle infantile ? E’ la debolezza umana ! Ma sono d’accordo con te che sia totalmente inutile e mi consolo leggendo che qui si continua a ribattere a shiva-paolo venisi, autonominatosi “la bestia ” !!!
Questa brava psicologa non è dei vostri! L’avete intervistata per sbaglio. Poi talmente è ottusa cara Giovanna che neanche si accorge che da più ragione ai gay nel giustificare la loro voglia di famiglia, che le vostre ottusitaè ideologiche e stranamente naturiste.
Mi sarebbe piaciuto partecipare, spero di trovare in rete qualche video del dibattito!
Il Fasulli si compiace e consola che il mondo intero non fanatico, non integralista di qualsiasi religione, segua con attenzione chi parla al Mondo intero da Padre piuttosto che da ieratico dispensatore di dogmi.
Non è necessario essere Gay o LGBT o chissà che altro, per seguire con attenzione questo Papa.
Sono attenti alle sue parole miliardi di Persone in tutto il mondo.
Non ho difficoltà a dare degli imbecilli a chi disturba le vostre manifestazioni, anche perché finisce per dare risalto ad una passerella di politici il cui passato e presente si commenta da solo.
Una passerella di personaggini cui “delle ingiustizie del mondo, della corruzione, della povertà, delle migliaia di bambini abbandonati a se stessi, di chi usa le Religioni per i propri tornaconti personali” , non gliene frega proprio niente.
Sono le cose di cui parla il Papa e infatti, Tempi, coerentemente, non ne parla.
PS Il Fasulli in questione ha moglie (una sola) e figli non Gay.
Sì, certo, come no, moglie e figli Fasulli.
Io aggiungo un caldo invito a rileggersi cosa ha davvero detto il Papa nelle Filippine. Specialmente venerdì e domenkca, dove ha parlato eccome di famiglia e lobby gay.
ma perché , caro Fasulli, ti agiti tanto ? cosa ci guadagni a mostrare tutta questa animosità sotto un articolo bellissimo sulla fatica di crescere orfani e tanto altro ? non cogli l’apertura al mondo, l’assenza di tesi precostituite, l’amore e l’attenzione ai figli ? ma veramente, veramente, veramente credi che il Papa sostenga il contrario, che approvi la distruzione della famiglia ? dai, credo che tu , a a parte qualche titolo su Repubblica e simili, non abbia mai letto una frase intera del Papa ! almeno, a leggere i tuoi commenti surreali, non sembra proprio ! visto che stai qua a ripetere in continuazione che non si parla del Papa, perché non approfitti per leggerti qualche articolo, anche al 28esimo posto , con le vere parole del Papa ? coraggio, questa tua sincera preoccupazione per noi lettori di Tempi è molto bella, dai l’esempio !
Perchè non ce lo spiega lei, Fasulli, cosa ha detto il papa di tanto diverso da quello che è stato detto al convegno che è stato così attaccato da “Repubblica”, con tanto di articoli in tempo reale scritti quanto ancora un provocatore aveva appena finito di parlare? Pensi se fosse accaduto a una manifestazione fatta da quelli che manifestano perché vorrebbero essere solo lo a farlo!
Perché non lo spiega anche al papa, come stanno le cose? Non sarà ieratico, Fasulli, ma qualche dogma lo dispensa anche lei o le ha rimasto appiccicato frequentando cattolici cui sente il bisogno di spiegare che sono bigotti perché fannno convegni sulla famiglia: e con questa scusa che le suona ridicola, che le sa tanto di pretestuosa messinscena, non ascoltano il papa che parla di corruzione e povertà: e per concludere, se la prende con “Tempi.it” che dà spazio a cose di poco conto perché lei chissà che cponvegno avrebbe fatto e perché non lo fa. Invece di venire a manifesatre il suo sdegno qui, piuttosto che nella piazza di gay che si fanno difendere dalla polizia contro le aggressioni e la vipolenza verbale e fisica di pochi, vecchi miliardari che ha visto solo lei che nemmeno c’era.
Perdono per gli errori a ripetizione di battitura.
Cari sordi e ciechi, ma molto loquaci! Francesco ha parlato delle ingiustizie del mondo, della corruzione, della povertà, delle migliaia di bambini abbandonati a se stessi, di chi usa le Religioni per i propri tornaconti personali. Francesco ha incontrato SETTE milioni di persone, parlando direttamente con tutti loro.
Voi vi accontentate di uno pseudoconvegno con un centinaio di vecchietti danarosi e bigotti (tra cui, nelle prime file, un ex Prete sconfessato dal Papa per pedofilia), con la fissa che il problema del’ Umanità non sia tutto ciò di cui parla il Papa, ma le fissazioni e le antipatie nei confronti dei Gay!
L’ articoletto sul Papa è 28esimo e non accenna minimamente a quanto ha detto con maggiore enfasi il Papa alle popolazioni che ha incontrato.
Ma è tutto lì il vostro mondo???
I primi a interessarsi allo pseudo-convegno sulla famiglia invece che alle parole del papa sono stati quei signori che hanno scritto e continuano a scrivere menzogne sui loro giornali, insulti sul muro della redazione di questo periodico, che hanno fatto in modo che uomini e mezzi delle forze dell’ordine, anziché combattere il crimine e l’illegalità, abbiano dovuto presidiare un luogo solo per garantire a chi era interessato allo pseudo-convegno di assistervi senza essere percosso e sputacchiato dai sempre civilissimi contestatori a cottimo racimolati nella suburra per l’occasione, ma, sopratutto, sono stati i disgraziati che quotidianamente vengono a sfogare la loro disperazione su questo sito coltivando la convinzione che la loro condizione miserrima sia dovuta ad altri e non a loro medesimi.
Ah, dimenticavo, bisogna essere degli stupidi in malafede per denigrare gli argomenti di qualcuno partendo da chi lo sta ad ascoltare.
E poi uno volesse render pan per focaccia controllando il casellario giudiziale di ciascun singolo componente la marmaglia contestatrice?
Che in un convegno indetto da associazioni e gruppi pro-famiglia si dibatta un tema – che il papa ne abbia parlato o no nel corso del suo viaggio – divenuto massimamente ‘divisivo’, tema che vede impegnati in prima fila i i cattolici perché anche la famiglia rientra fra i valori che il Cattolicesimo difende da sempre, è una cosa che non ha nulla per cui possa essere opposto alle cose che il papa predica in ogni sede.
Che diventi l’occasione per cui uno che si firma Fasulli approfitta per dire ‘bigotti’ ai partecipanti, gente che non era né tutta vecchia né così danarosa come si vorrebbe calunniare, dimostra, appunto, che i Fasulli stavano a manifestare chiamando famiglia un’unione di due mamma o di due papà, unione allargabile a dismisura da a tre, quattro, cinque componenti o soci tesserati senza riguardo al sesso, compreso entro una banda d’oscillazione fra i 54 “orientamenti” sessuali censiti da LGBT & affini. Si può essere sicuri che quei dimostranti, fra cui Fasulli non avrebbe sfigurato, non si davano alcun pensiero riguardo ciò che il papa dice a Roma o pià di quello che può aver detto a Manila: ma di questa trascuratezza ai Fasulli non importa granché. E nemmeno a noi, non più di quanto ce ne importi dei Fasulli e delle loro calunnie.
Fasulli, al convegno di sabato non si trattava di antipatie nei confronti degli omosessuali ma della prevalenza dei diritti dei bambini su quelli di chi vorrebbe (o pretenderebbe, come ha chiaramente detto più di uno dei contestatori omo) imporre il proprio desiderio di avere figli per vie ‘alternative’ come un diritto naturale. E’ questa la bestialità e la massima indecente incongruenza dei movimenti lgbt, anteporre i loro (pseudo)diritti all’innegabile diritto di un bambino a crescere con un papà e una mamma, almeno sino all’età in cui potrà scientemente scegliere se andare a letto con una persona di sesso diverso o uguale al suo oppure di inventarsi uno stile sessuale a suo piacere. Il resto sono chiacchere
Siete contemporaneamente il giornale più bigotto d’ Italia e l’ unico che non parla del Papa.
Per vostra informazione, è in giro per il mondo a portare il Vangelo, non a tirarsela con convegni fasulli sulla Famiglia.
Proprio voi parlate del viaggio nelle Filippine, dove Francesco ha detto che la famiglia naturale è bersagliata da lobby ostili.
Come se il Vangelo non c’entrasse niente con la concezione cristiana di famiglia, guarda cosa ha appena detto il Papa nelle Filippine:
«In un momento in cui si riproponeva il problema della crescita della popolazione, ebbe il coraggio di difendere l’apertura alla vita della famiglia. Lui conosceva le difficoltà che c’erano in ogni famiglia, per questo nella sua Enciclica era tanto misericordioso con i casi particolari e chiese ai confessori che fossero molto misericordiosi e comprensivi con i casi particolari. Però lui guardò anche oltre, guardò i popoli della Terra, e vide questa minaccia di distruzione della famiglia a causa della mancanza dei figli. Paolo VI era coraggioso, era un buon pastore e allertò le sue pecore sui lupi in arrivo. Che dal Cielo ci benedica questa sera. Il mondo ha bisogno di famiglie buone e forti per superare queste minacce! Le Filippine hanno bisogno di famiglie sante e piene d’amore per custodire la bellezza e la verità della famiglia nel piano di Dio ed essere di sostegno e di esempio per le altre famiglie. Ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società stessa. Il futuro dell’umanità, come ha detto spesso san Giovanni Paolo II, passa attraverso la famiglia. Il futuro passa attraverso la famiglia. Dunque, custodite le vostre famiglie! Proteggete le vostre famiglie!».
Forse per seguire il Papa fare convegni per promuovere e difendere la famiglia non è così fuori luogo, non credi?
Caro fusilli, posti sempre lo stesso inconsistente commento e non ti arrendi manco davanti all’evidenza, ma si sa, lo stile ottuso è molto, molto, molto gay-style !
Ma perché, una volta nella vita, non ti leggi un articolo di Tempi, a parte il titolo, soprattutto quelli dove sono riportate precisamente le parole del Papa, dato che la faccenda ti angustia alquanto ?
Dai, ce la puoi fare, credo.
Per venirti incontro nel tuo dispiacere, poi, hanno riportato proprio per te qualcosa anche altri commentatori, non essere sempre così pigro e indolente !