La cultura umanistica come presidio delle libertà
Con la consueta lucidità Sergio Belardinelli constata una situazione a cui non eravamo preparati o, meglio, una situazione riguardo alla quale da decenni abbiamo chiuso gli occhi, sperando, forse, che si trattasse di qualcosa di passeggero e comunque di una tendenza destinata, come infinite altre, a esaurirsi nel breve periodo: «statue, quadri, opere letterarie vengono ovunque rimossi o messi all’indice; eminenti uomini politici, filosofi, scrittori, artisti o imprenditori filantropi del passato vengono giudicati secondo un criterio che non si cura minimamente del contesto storico in cui essi sono vissuti, ma si basa soltanto sulla sensibilità morale e culturale di coloro che giudicano. Potremmo anche dire che siamo di fronte all’espressione di una volontà che non riconosce altro limite che se stessa». […]
Per continuare a leggere iscriviti a Lisander, il substack di Tempi e dell’istituto Bruno Leoni. Iscriversi è facile e gratuito, basta inserire la propria email nel box qui sotto.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!