L’esercito dell’Ucraina ha conquistato due chilometri di territorio a Bakhmut, ma non è nella città della provincia di Donetsk, dove la guerra infuria violentissima da un anno, che si concentrerà la controffensiva di Kiev. Il fronte principale, assicurano gli esperti militari, sarà a Zaporizhia per dividere in due il territorio controllato da Mosca e aprire una breccia verso la Crimea. Lo conferma lo spostamento nell’area delle brigate 116 e 118, addestrate dalla Nato, e l’evacuazione da parte della Russia di 12 mila civili.
«La Russia si difende con 400 mila uomini»
Se i preparativi ucraini sono quasi completati, con 50 o 100 mila uomini pronti ad attaccare supportati da centinaia di tank e dai nuovi missili a lungo raggio forniti dalla Gran Bretagna, l’enfasi dei media sulla controffensiva è enorme, forse esagerata. Secondo l’analista militare israeliano David Gendelman, « la Russia si è preparata molto negli ultimi mesi».
L’esercito di Vladimir Putin «ha creato un sistema di fortificazioni praticamente su tutta la linea del fronte», spiega in un’intervista alla Stampa. «Ma il suo principale punto di forza è la quantità di truppe: ora la Russia ha a disposizione circa 400.000 uomini, una quantità due volte maggiore a quella impiegata durante la precedente controffensiva ucraina. Il loro punto debole risiede nella quantità di armamenti e mezzi che invece non è aumentata altrettanto, ma del resto la parte che si difende necessita di meno armamenti rispetto a quella che attacca».
L’Ucraina smorza l’entusiasmo
Anche Kiev è consapevole delle difficoltà e non è un caso che i responsabili dell’esercito e i principali uomini del governo cerchino di smorzare gli entusiasmi dei giornali. «Hanno visto che le aspettative della popolazione si erano “gonfiate” troppo: se ne parlava come se si trattasse dell’ultima battaglia che porterà l’Ucraina alla vittoria definitiva», continua Gendelman.
Questo risultato, secondo i documenti del Pentagono trafugati e pubblicati online, è improbabile e anche per questo «è stata presa la decisione di ridurre un po’ le aspettative per evitare nel caso vengano raggiunti degli obiettivi che risultino troppo modesti».
Lo stesso Volodymyr Zelensky ha dichiarato: «Con le armi che già abbiamo possiamo procedere e credo che vinceremmo. Ma perderemmo troppi uomini, sarebbe inaccettabile. Dobbiamo aspettare».
Il “fattore tempo” gioca a favore di Putin
Nella regione di Zaporizhia i russi hanno costruito 25 chilometri di linee difensive con trincee, interi villaggi trasformati in fortezze, barriere per proteggere i blindati, batterie di cannoni e mortai, bunker con missili anticarro e un’aviazione dotata di bombe di precisione.
Difendersi per Mosca è vitale anche perché, prosegue Gendelman, il “fattore tempo” gioca a favore di Putin: «Lo sfrutterà per aumentare la produzione militare e le dimensioni dell’esercito. Mentre non è detto che l’Occidente sia in grado di rifornire l’Ucraina per un secondo tentativo: l’Europa non ha molte armi a disposizione».
C’è anche il nodo degli Stati Uniti. Se l’anno prossimo Donald Trump dovesse vincere le elezioni, come dicono attualmente i sondaggi, continuerebbe a sostenere Kiev? Il tycoon ha risposto in modo sibillino alla Cnn: «Non ragiono in termini di vittoria e sconfitta. Bisogna porre fine alla guerra e fermare questo massacro. Voglio solo che la gente smetta di morire e lo farei in 24 ore». Parole che Volodymyr Zelensky non avrà certo trovato rassicuranti.
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