Se volete affrancarvi dal gas di Putin, superate la paura di nucleare e fracking

Di Bjørn Lomborg
06 Marzo 2022
Le pie illusioni sulle rinnovabili incatenano l’Europa alle fonti di energia russe. Idee ragionevoli per un’indipendenza energetica reale e “green“
Bandiera della Russia nella sede di Gazprom a Mosca
La sede di Gazprom a Mosca (foto Ansa)

La devastante invasione russa dell’Ucraina ha calamitato l’attenzione globale. Ora giustamente il mondo è concentrato sul bilancio umano e la sofferenza causati dal conflitto, ma la crisi ucraina ha evidenziato anche la necessità di mettere fine alla dipendenza da petrolio e gas russi. Per coronare questa ambizione, si deve essere pragmatici e investire in alternative ragionevoli, anziché inseguire pie illusioni sull’energia rinnovabile.

Ogni giorno il mondo spende più di un miliardo di dollari per combustibili fossili provenienti dalla Russia. Come ha twittato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, quel denaro adesso finanzia «l’omicidio di uomini, donne e bambini ucraini». Dobbiamo mettere fine a questa dipendenza.

Questo, tuttavia, è più facile a dirsi che a farsi: per decenni il mondo ha versato migliaia di miliardi di dollari in cambio di combustibili fossili dall’Unione Sovietica e oggi dalla Russia. Il nostro utilizzo continuativo di petrolio e gas col marchio del Cremlino rivela due scomode verità.

La prima: le fonti affidabili di energia preservano le fondamenta della società moderna, con benefici a cui pochi sono disposti a rinunciare. La possibilità di accedere a una fonte di energia economica, abbondante e sicura è stata la pietra angolare della rivoluzione industriale e delle conquiste dell’umanità.

La seconda: ci è stata spacciata una storia in larga parte falsa, cioè che le fonti rinnovabili possano portarci all’indipendenza energetica. Attivisti e governi hanno promosso l’idea che le rinnovabili potrebbero rimpiazzare i combustibili fossili pur continuando a offrirci fonti di energia economiche, abbondanti e sicure, garantendoci così la sicurezza energetica e insieme risolvendo la sfida del riscaldamento globale. Un mito che l’invasione russa ha fatto saltare in aria, rivelando quel che è in realtà: nient’altro che una pia illusione, in particolare per l’Unione Europea.

L’Unione Europea proclama da decenni che le rinnovabili possono offrire sicurezza energetica perché sono in grado di farci produrre energia in casa, senza la necessità di importarla. Ma il solare e l’eolico, le fonti rinnovabili chiave, sono inaffidabili, perché funzionano soltanto quando splende il sole o soffia il vento. Per raggiungere un’affidabilità 24/7, solare ed eolico richiedono riserve di gas. Le politiche per l’energia pulita dell’Unione Europea, perciò, proprio per la necessità di costituire una rete di protezione per il solare e l’eolico, portano l’Europa a dover pagare alla Russia oltre mezzo miliardo di dollari ogni giorno, principalmente per combustibili fossili, specialmente per il gas.

I sostenitori dell’energia solare ed eolica dicono che a segnare una svolta possono essere le batterie, compensando i periodi in cui il sole non splende e il vento non soffia. La verità è che tutte le batterie d’Europa messe assieme possono immagazzinare energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno medio di elettricità del continente per appena un minuto e 21 secondi, dopo di che dobbiamo tornare ad affidarci alle scorte di combustibili fossili. Per dare un termine di paragone: la Germania in inverno arriva a sperimentare periodi di calma del vento di oltre 5 giorni.

Inoltre l’elettricità rappresenta solamente un quinto del consumo energetico totale dell’Europa, alimentato per quasi tre quarti da gas e altri combustibili fossili. Malgrado tutti i clamori, il solare e l’eolico forniscono meno del 4 per cento dell’energia totale dell’Europa. Quando il cancelliere tedesco Olaf Scholz insiste che le rinnovabili renderanno la Germania «indipendente e meno esposta ai ricatti», dimostra di non cogliere il punto, perché solare ed eolico a causa della loro inefficienza non risparmiano dal ritrovarsi al freddo in inverno: l’elettricità produce una piccola parte del riscaldamento, il gas invece ne garantisce quasi il 40 per cento.

Molta più energia deriva dalla fonte più vecchia del mondo: la combustione del legno. Che in linea di principio è una fonte rinnovabile, ma la crescente quantità di alberi tagliati nelle foreste può avere un impatto enorme sulla biodiversità. Per di più il legno emette più Co2 del carbone quando viene bruciato, ed è spesso importato e trasportato dagli Stati Uniti su navi con motori diesel. Attualmente il 60 per cento del totale dell’energia rinnovabile d’Europa deriva dalla combustione di pellet di legno.

La morale è che abbiamo bisogno di alternative migliori al petrolio russo. La Germania ha appena chiuso tre impianti nucleari e ne chiuderà altri tre entro la fine dell’anno. Ma chiudere quegli impianti nucleari esistenti è semplicemente sciocco. Dal momento che il grosso dei costi è già stato sostenuto, mantenerli in attività garantisce non solo indipendenza energetica ma anche una fonte d’energia incredibilmente economica, affidabile e priva di emissioni di Co2.

L’Europa dovrebbe anche riprendere in considerazione la produzione in proprio di gas naturale attraverso il fracking, come hanno fatto gli Stati Uniti. Esiste una moltitudine di siti candidati fra Polonia, Francia e Romania. Il fracking può fornire energia a basso costo e completa indipendenza energetica, e ha ridotto enormemente le emissioni degli Stati Uniti. Ci sono sane preoccupazioni riguardo alla tecnica della fratturazione idraulica, molte delle quali però possono essere affrontate con una buona regolamentazione.

La maggior parte dell’Europa purtroppo ha rifiutato il fracking a causa di timori esagerati, diffusi con il sostegno finanziario della Russia. Eppure studi americani dimostrano chiaramente che i benefici generali derivanti dal fracking ne superano di molto i costi aggiuntivi.

Per raggiungere un’autentica indipendenza, dobbiamo guardare oltre e studiare alternative realistiche. Dobbiamo pretendere qualcosa di più che un allegro desiderio di aumentare il ricorso a solare ed eolico. Dobbiamo investire in ricerca e sviluppo di un ampio spettro di fonti energetiche potenziali. Installare più impianti dell’attuale terza generazione di nucleare, per esempio, ci fornirebbe energia sicura e affidabile; la loro costruzione, però, ad oggi costa davvero troppo. Ricerca e sviluppo sul nucleare di quarta generazione potrebbero permetterci di generare massicce quantità di elettricità a basso costo.

Uno sforzo coordinato di ricerca ci offrirà non solo la necessaria indipendenza energetica, ma anche nel lungo periodo una soluzione realistica al problema climatico. Questa ricerca richiederà tempo, dunque nel breve termine la fratturazione idraulica è l’opzione più pragmatica. Con regolamentazioni di buon senso, potrebbe produrre gas in abbondanza e a basso costo, con enormi benefici economici, contemporaneamente riducendo le emissioni. Un aspetto cruciale: all’ombra della guerra di Putin, questo per l’Europa potrebbe essere un modo relativamente rapido e realistico per avanzare verso l’indipendenza energetica.

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