Il cielo in un tinello

Illuminata e machiavellica strategia per chi ha a che fare coi figli (soprattutto quelli con memoria prodigiosa)

Di Eva Anelli
05 Febbraio 2013

 Lincoln (e non voglio dir di più sull’argomento, solo il suo titolo. Film. Steven Spielberg. Daniel Day-Lewis. Andatelo-a-vedere) me l’ha insegnato ieri sera: la vita è strategia illuminata. E in ogni mamma c’è un’anima machiavellica.

Mai fare un complimento al secondogenito senza compensare la primogenita almeno con una carezza.

Mai imporre ai figli che mettano a posto la loro camera: innescate una gara («Chissà chi fa prima»), qualcosa ne verrà fuori, o passate direttamente alle minacce.

Mai lasciare i pargoletti completamente da soli quando hanno appena cominciato a camminare, nemmeno per qualche secondo, ad esempio in bagno o in cima alle scale: ne potrebbero scaturire conseguenze fastidiose, come rotoli di carta igienica nel water o punti in testa.

Mai essere completamente sinceri con la prole su quel che avete preparato per cena permettendo all’ansia di dover mangiare verdure di farsi largo nei loro cuori: devono arrivare carichi al momento in cui le devono mangiare davvero.

Mai lasciarsi scappare commenti esageratamente negativi su chicchessia: non tanto perché sia diseducativo, è che hanno un sacco di memoria, i piccoletti, soprattutto di fronte alle suddette persone.

Mai rifiutarsi di dare ai figli spiegazioni da loro richieste su parole da voi dette, concetti da voi espressi: ve tocca.

Mai lasciarsi cogliere alla sprovvista dal mattino: ormai dovreste saperlo che arriva subito dopo la notte, e che farfugliarsi nel letto «Ancora cinque minuti» equivale ad almeno un quarto d’ora di ritardo sulla tabella di marcia del resto della giornata, e che quindi aveva ragione la vostra, di mamma: «Prepara i vestiti la sera!».

Mai lasciare le frasi a metà: gli adulti quasi non se ne accorgono perché quasi non ascoltano, ma i “piccoli” non ti lasceranno andare a letto prima che tu abbia finito di dire quel che avevi da dire.

Mai dire: «Non ditelo a papà»: li stimolerà soltanto a farlo non appena il padre avrà varcato la soglia di casa.

Mai scordarsi di ricordarsi di incoraggiarli e complimentarsi per i loro successi: per ricordarsi di sgridarli non c’è bisogno di raccomandazioni, viene naturale e spontaneo.

Mai aspettarsi qualcosa da loro: semplicemente dite loro di farlo. Fornire il come, quando, perché non è strettamente necessario.

Mai rabbuiarsi quando i fanciullini non raccontano cos’hanno fatto all’asilo (io sono arrivata anche a: «Siete stati otto ore zitti e fermi seduti sulle sedie?» «Sì»): cominciate voi a raccontare cos’avete fatto durante la giornata (si può anche inventare).

Mai dimenticarsi, anche aveste 100 figli, di andare a vedere bei film ogni tanto.

@AnelliEva

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