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«Tutto il tempo che passo con mia figlia è per cercare il suo sguardo». A pronunciare queste parole è Paolo, e gli occhi sfuggenti che fatica a intercettare sono quelli di sua figlia Anna, affetta da autismo. «Mia figlia non è disabile. Questo termine ha inverato con sé, nel mondo moderno, un’accezione negativa. È disabile colui che non è capace di fare una determinata cosa, oppure è menomato di una parte del suo corpo. Anna è una bambina diversamente abile che sostanzialmente può fare le stesse cose che facciamo tutti, solo con una modalità differente ed esprimendosi fuori dai canoni prestabiliti dal mondo della “normalità”».
L’autismo, infatti, non è una malattia ma un disordine, è l’espressione di una diversità. La domanda a cui è difficile rispondere è come si esprime questa diversità, infatti, si parla non a caso di “disturbi dello spettro autistico”. Ognuno si può esprimere in modo differente, perché l’unicità irriducibile della per...
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