
I nuovi Unni, le contraddizioni del popolo inglese raccontate da Gianfranco Amato
Dio solo può salvare la regina dai barbari: questo in sintesi è il contenuto del libro di cronaca anglosassone, I nuovi Unni (edizioni Fede e cultura, 219 pagine, 18 euro). Come ha spiegato l’autore Gianfranco Amato, avvocato ed editorialista di Avvenire e di Culturacattolica.it, il volume prende il nome da una definizione usata da don Luigi Giussani per definire il popolo inglese. Lo scrittore sottolinea come, dalla riforma protestante a oggi, il pensiero si sia evoluto fino a portare Dio al di fuori dell’esperienza umana, riducendo la fede a puro intimismo. La Chiesa ha perso la sua fisicità, l’uomo non ha più rapporti comunitari e quel che resta è un individualismo che isola la persona, vittima della sua libertà assolutizzata. Gli uomini più forti devono poter agire come credono, anche se la loro volontà lede i diritti delle persone più deboli: da qui nasce la politically correctness, «uno strumento di feroce intolleranza nei confronti di chi osa sfidare o mettere in discussione il totem dei valori politicamente corretti».
Queste riflessioni, contenute nella prima parte del libro, potrebbero sembrare derivate da un’analisi filosofica. Se non fosse che i fatti, raccontati in seguito, ne documentano la palese contraddizione. Basti pensare al fatto che in Gran Bretagna i non vedenti vengono discriminati nel tentativo di proteggere i musulmani: i ciechi non possono salire sui bus guidati dai fedeli di Allah perché i cani guida (il cane è impuro per il Corano) potrebbero offendere gli autisti. Mentre la polizia deve usare con parsimonia i cani anti-droga per perquisire i musulmani (nonostante la loro rivendicazione dell’attentato nella metropolitana di Londra del 2005). Non solo, sempre per non creare problemi ai fedeli di religione islamica, il sindaco di Londra nel 2009 ha chiesto a tutti i cittadini di seguire il Ramadan (digiuno compreso): facile immaginare la quantità di disagi creati all’interno della città che hanno contribuito a far crescere, anziché arginare, la distanza fra musulmani e protestanti. Nel libro vengono elencati i cittadini cristiani discriminati per le croci che portano al collo, quelli licenziati per le proprie idee e l’insieme delle agenzie di adozione che hanno dovuto chiudere perché non in linea con il politically correct che protegge le coppie omosessuali. Così, rifiutando l’incarnazione, considerando «l’adorazione della Vergine Maria o di qualsiasi altro santo, e il sacrificio della Messa, come praticati adesso nella Chiesa di Roma, superstiziosi e idolatrici», gli inglesi sono arrivati a mettere in palio alla lotteria un trattamento di fecondazione assistita, a dare le pillole abortive alle teenager e infine a dare spazio nelle università e nei media alla teoria del professore di diritto John Spencer che, in nome della libertà, propone di abbassare l’età per avere un rapporto sessuale, depenalizzando in questo modo la pedofilia al di sopra dei 13 anni.
È questa scissione soprannaturale e reale, infatti, che porta l’uomo a condannarsi con le sue mani perché, ha scritto monsignor Luigi Negri nella prefazione, «se non si conosce Dio, non si può conoscere l’uomo. E, ricorda Benedetto XVI, senza la conoscenza di Dio l’uomo diventa manipolabile». Per l’autore, una sola è la via d’uscita e, come avvenne per l’Europa post-imperiale, è rappresentata da un nuovo monachesimo. Amato cita così il filosofo Alasdair MacIntyre: «Ciò che conta in questa fase è la costruzione di forme locali al cui interno la civiltà e la vita morale e intellettuale possano essere conservate».
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3 commenti
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Vorrei far notare agli augusti lettori della pagina che, in direzione contraria rispetto ai presunti eccessi inglesi, l’Italia, pur proclamata laica dalla nostra Costituzione, mantiene un atteggiamento normativo nei confronti delle religioni molto squilibrato in favore del cattolicesimo, facendo leva sull’argomento della superiorità numerica dei fedeli di quel culto (argomento questo assai debole, giacché la legge e il governo di uno Stato laico devono agire come se il fenomeno religioso non esistesse, vista l’infinita varietà dei possibili culti praticati dai cittadini). Tornando all’articolo, non posso non notare che strumentalmente si uniscono le critiche alle autorità civili inglesi alle critiche all’anglicanesimo: questo fatto tradisce un’attitudine, tutta cattolica (e anche anglicana, dobbiamo ammetterlo), alla confusione della dimensione spirituale della vicenda umana con quella temporale. Vi ringrazio della cortese attenzione; buon prosieguo.
Conosco la situazione in Gran Bretagna. Ho una cara amica che vive da piu’ di un decennio a Brighton e mi racconta che la religione anglicana di fatto non esiste piu’
Mi si riferisce che sempre piu’ inglesi fanno riferimento alla Chiesa Cattolica e non solo per gli eccellenti istituti scolastici.
Che dire? …. Forse non c’e’ male che non sia apportatore di bene…..
Ritengo che Elisabetta I abbia creato la Chiesa d’Inghilterra ed Elisabetta II sara’ testimone della sua fine!
SIC TRANSIT….
Alberto udine