I cristiani si sono arresi al totalitarismo morbido
Anticipiamo uno stralcio dell’intervista all’intellettuale statunitense Rod Dreher che apparirà sul numero di ottobre di Tempi. Per abbonarsi al mensile, cliccate qui.
Il 29 settembre scorso è uscito nelle librerie degli Stati Uniti Live not by lies, il nuovo libro di Rod Dreher, l’autore dell’Opzione Benedetto. Il titolo si ispira a un famoso intervento di Aleksandr Solzenicyn, ed il libro raccoglie storie di cristiani perseguitati dell’Est europeo che l’autore considera preziose per preparare i cristiani di oggi all’avvento del “totalitarismo morbido” di impronta secolarista occidentale. Abbiamo letto il testo in anteprima e ottenuto un’intervista in esclusiva dall’autore.
Lei ha dedicato metà del suo nuovo libro alla rievocazione delle sofferenze e della testimonianza di fede dei cristiani perseguitati dai comunisti nell’Europa orientale per preparare i cristiani d’Occidente, a cominciare da quelli degli Usa, alla persecuzione del nuovo totalitarismo morbido secolarista che si sta imponendo. Ha tenuto conto della possibilità che non ci sarà nessuna persecuzione, perché la gran massa dei cristiani si adatterà al nuovo totalitarismo, e la piccola minoranza refrattaria non rappresenterà una minaccia e sarà punita non coi gulag ma con l’emarginazione sociale? Come dice il commissario politico sovietico al cristiano progressista in Cordula di H.U. Von Balthasar: non sprecheremo una pallottola per te, vi siete liquidati da soli.
Sì, questo è precisamente ciò che accadrà, e questa è una delle ragioni per cui lo chiamo “totalitarismo morbido”. Lo Stato non avrà bisogno di demolire le chiese e di gettare i cristiani nei Gulag: la semplice emarginazione sociale ed economica sarà sufficiente a far sì che la maggior parte dei cristiani si arrenda. Alcuni abbandoneranno la fede, altri creeranno per sé una nuova versione eretica della fede in piena sintonia con l’ideologia del regime. Questo sta già accadendo, perciò non sembrerà una cosa nuova. In alcune diocesi cattoliche americane sulle chiese sventolano bandiere dei gay pride, e anche all’interno di circoli dottrinali conservatori alcuni credenti accusano di razzismo altri credenti perché questi ultimi non sostengono al 100 per cento il movimento Black Lives Matter. Un professore cattolico mio amico mi dice che nella sua università cattolica alcuni studenti hanno paura di dire qualunque cosa che contraddica l’ideologia progressista per paura che tutti i loro amici li denuncino e li abbandonino. Questo è il clima culturale dell’America di oggi, e questa è la ragione per cui sono sicuro che la maggior parte dei cristiani americani si arrenderà piuttosto che patire disagi per la propria fede. Uno dei dissidenti di cui ho scritto, il pastore luterano Richard Wurmbrand, che è stato torturato nelle prigioni romene per la sua fede, una volta ha posto questa domanda: «Se foste processati per il fatto che siete cristiani, ci sarebbero abbastanza prove per condannarvi?».
C’è un punto da chiarire, ed è la differenza fra “totalitarismo” e “autoritarismo”. Sotto un regime autoritario, allo Stato non importa cosa pensate privatamente, ma dovete affidare tutto il potere politico al regime. Invece il totalitarismo, forma estrema di autoritarismo, cerca di controllare ogni aspetto della vita, compresi i vostri più intimi pensieri. Come scrive Orwell in 1984, dovete imparare ad amare il Grande Fratello. Con l’avanzata del totalitarismo morbido, sta diventando impossibile dire qualcosa che contraddica la corrotta ideologia della “giustizia sociale” che non è giustizia sociale come la intendono i cristiani. Se non si può dire niente contro di essa senza perdere il proprio lavoro o il proprio status sociale, non passerà molto tempo prima che la gente dimentichi che era possibile pensare qualcosa di diverso. Questo sta già accadendo.
Foto Ansa
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