Hong Kong, 15 leader democratici arrestati: anche Albert Ho e Lee Cheuk Yan
Ci sono anche Albert Ho e Lee Cheuk Yan tra i 15 leader democratici di alto profilo arrestati sabato a Hong Kong per aver «organizzato e partecipato ad assemblee non autorizzate». La polizia, che ha compiuto una retata senza precedenti nella storia della città autonoma, accusa i 15 leader di aver partecipato alle marce contro la legge sull’estradizione avvenute il 18 agosto 1 ottobre e 20 ottobre 2019.
Le date fanno riferimento a tre delle tante marce che a partire da giugno sono state compiute a Hong Kong da milioni di persone per protestare contro la legge sull’estradizione, che il governo della governatrice Carrie Lam voleva approvare per asservire la città autonoma alla Cina. Dopo quasi un anno, nonostante il ritiro della legge e l’epidemia di coronavirus, le manifestazioni non si sono fermate e gli abitanti continuano a chiedere al governo di liberare gli arrestati, condurre un’indagine indipendente sulle violenze della polizia, smettere di definire “sommosse” le proteste e garantire piena democrazia, come previsto dalla Costituzione di Hong Kong, alla città.
Tempi aveva invitato l’anno scorso a novembre Albert Ho a partecipare a Milano al grande incontro “La libertà è la mia patria. Da Piazza Tienanmen a Hong Kong” (riguardalo qui). L’avvocato, ex parlamentare e direttore del “Museo 4 giugno” non fu in grado di partecipare perché aggredito da malviventi con il volto coperto. Al suo posto partecipò l’amico, testimone di Piazza Tienanmen e segretario generale dell’Alleanza democratica a sostegno dei movimenti democratici patriottici in Cina Lee Cheuk Yan.
Lee era già stato arrestato il 28 febbraio con le stesse accuse e rilasciato su cauzione. Anche questa volta, al pari di tutti gli altri leader arrestati, è stato rilasciato su cauzione e, come confessa a tempi.it, «la prima udienza del processo si terrà il 18 maggio. Io non sono stato accusato per la data del 20 ottobre perché quel giorno era a Bruxelles». Già nell’occasione del primo arresto, Lee ci aveva dichiarato: «Non sono affatto sorpreso. Dall’inizio delle proteste sono già state arrestate più di 7.000 persone. Questo arresto è una vendetta e rappresenta una minaccia per tutti gli abitanti di Hong Kong: anche se manifesti pacificamente, puoi essere arrestato. Ovviamente è ridicolo: è la polizia che ha vietato illegalmente decine di manifestazioni, privando la popolazione del suo diritto di riunirsi in assemblea. Ora il governo mi arresta per intimidire le persone e sperare che così si riduca il numero dei partecipanti alle prossime proteste».
Le sue parole valgono anche ora che tra gli arrestati c’è persino l’ex presidente del Partito democratico Martin Lee, definito «il padre della democrazia di Hong Kong». Ci sono poi Leung Yiu-chung, Avery Ng, Figo Chan, Sin Chung-kai, Cyd Ho, Au Nok-hin, Yeung Sum, Raphael Wong, Leung Kwok-hung, Richard Tsoi, il magnate Jimmy Lai e Margaret Ng, personalità giuridica di alto profilo.
Secondo la parlamentare Claudia Mo gli arresti sanciscono l’inizio di un «regno del terrore». Alla Hong Kong Free Press Martin Lee ha dichiarato: «Pechino si è rimangiato tutto ciò che ci ha promesso negli anni: democrazia e suffragio universale. Tutto è scritto nella Basic Law che però non viene rispettata. È il Partito comunista che comanda a Hong Kong e concede ai cittadini solo quella libertà che ritiene opportuna, pronto a toglierla in ogni momento. È una vergogna. La Cina, la seconda economia più grande del mondo, come può mostrare al mondo intero che non mantiene le promesse? Io sono fiero della protesta dei giovani, ma vedere che così tanti di loro vengono arrestati mi fa stare male. Io ormai ho 81 anni, ma se fossi giovane sarei in prima linea». Anche solo per aver manifestato a una marcia pacifica, è stato comunque arrestato.
Foto Hkfp
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