Hong Kong come il Terzo Reich: il governo elimina i libri «malvagi»
«Eliminare lo spirito maligno del passato» e le ideologie «contrarie allo spirito tedesco». Per questo il ministro della Propaganda del Terzo Reich, Joseph Goebbels, elogiò nel 1933 i roghi di libri organizzati da un’organizzazione studentesca nazista. «Identificare i libri che contengono cattive ideologie» e farli sparire dalla circolazione: con queste parole il governatore di Hong Kong, John Lee, ha giustificato la scorsa settimana in Parlamento la censura di circa 300 libri, spariti dalle biblioteche e dagli scaffali delle librerie dell’isola.
Quasi 300 libri rimossi a Hong Kong
L’analogia è eclatante ma il governo di Hong Kong, che ormai non risponde più alla popolazione ma soltanto al Partito comunista cinese e al suo leader Xi Jinping, non se ne cura. Anzi, si vanta di aver compiuto il proprio «dovere» togliendo di mezzo pericolosi volumi che potrebbero deviare le menti dei cittadini.
Secondo Ming Pao, che ha appena dovuto licenziare lo storico vignettista Zunzi, colpevole di aver colpito il governo con la sua satira, 195 libri sono ormai introvabili a Hong Kong. Un’indagine di The Collective ha invece scoperto che da quando è stata approvata la legge sulla sicurezza nazionale, 255 e-book non sono più acquistabili online.
Censurato anche un ex segretario del Partito
I primi volumi a sparire, nel luglio del 2020, sono stati quelli scritti dall’attivista Joshua Wong, oggi 26enne e in carcere. Sono seguiti quelli di altri giovani manifestanti, politici e professori universitari, anche se gli argomenti dei volumi non riguardavano né la politica né Hong Kong.
Nel 2021 sono scomparsi i libri riguardanti il massacro di Piazza Tienanmen del 4 giugno 1989: 29 testi diversi dedicati alla strage sono spariti nel giro di pochi giorni. Tra questi, ci sono anche le memorie di Zhao Ziyang, il segretario del Partito comunista che nel 1989 propose di dialogare con gli studenti nella speranza di evitare il massacro.
Negli ultimi due anni tutti i libri scritti da politici e attivisti, cantanti e giornalisti, professori e studiosi non allineati al regime comunista, così come tutti i volumi riguardanti le proteste del 2019 e la democrazia, sono stati metaforicamente bruciati e rimossi dagli scaffali. Il governo ha messo al bando anche romanzi e storie d’amore solo perché scritti da autori che hanno partecipato alle proteste di Hong Kong contro il governo.
Comprare libri diventa reato a Hong Kong
Durante una conferenza stampa della polizia di Hong Kong, i giornalisti hanno chiesto se possedere in casa alcuni dei libri rimossi da biblioteche e librerie fosse un reato. Questa la risposta sibillina di un portavoce della polizia di Hong Kong: «Se un atto specifico viola la legge dipende dalle circostanze, inclusi i fatti, il comportamento e le intenzioni».
A marzo due uomini sono stati arrestati a Hong Kong solo perché possedevano dei libri accusati dal governo di «incitare all’odio e all’oltraggio del governo cinese». Ronny Tong, consigliere del governo, ha commentato così la notizia: «Se tutti sanno che queste pubblicazioni sono sediziose, perché qualcuno dovrebbe possederle? Se hai dato modo di alimentare il sospetto di voler usare libri sediziosi per violare legge, è chiaro che qualcuno potrebbe trarre la conseguenza che hai intenti criminali».
Per essere arrestati a Hong Kong non è più necessario violare la legge, basta dare l’impressione di volerlo fare. Magari leggendo un libro. Goebbels non potrebbe che approvare lo zelo con cui il regime comunista che governa l’isola si preoccupa di educare i suoi cittadini, preservandoli dal rischio di entrare in contatto con «cattive ideologie».
Foto Hkfp
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