“Gli studenti” contro la preside anti-gender e altre leggende repubblicone
Scrivevamo giusto mercoledì che al liceo Giulio Cesare di Roma va in onda una sorta di tammurriata rossa alla caciottara. Il solito collettivo alla pantera dal pelo ormai parecchio imbiancato, visto che sono cinquant’anni che è qui a titillarci di vittima della repressione fascista. E lei, la fascistona, denunciata al prefetto, alla Provincia, al Miur, preside linciata mediaticamente per aver fatto la preside. Cioè la persona adulta competente, seria, responsabile. Apriti cielo!
Vanno bene nel programma scolastico “I dialoghi della vagina”, ma come fai a non scandalizzarti se, scrive Repubblica, «la preside ha redatto un comunicato stampa in cui lascia trapelare le sue convinzioni»? Perché secondo Repubblica chi osa far trapelare le proprie convinzioni cos’è’? Un membro delle forze speciali di Pinochet o il bidet di Mario Adinolfi? Insomma sono tempi de farce du’ belle fettuccine sotto er teatrino della repressione un po’ come il carciofo, fascista alla romana, un po’ liberista, alle orecchiette di Bari.
Una guerra per quale motivo?
Per riassumere. Quattro ragazzini attaccati al pantalone di papà Pd e alle gonne di mamma Repubblica, versione Tevere ove si abbevera il cavallo gender, sono da giorni sul piede di guerra perché… Purtroppo il perché non si capisce proprio. Tant’è che c’è il sospetto che dietro di loro vi siano adulti a cui dispiace che la preside Paola Senesi sia una che sa il fatto suo, non ha tessere sindacali in tasca, intende esercitare la sua responsabilità e non si rassegna ai teatrini della pantera imbiancata. Che perde il pelo. Ma non il vizio del mi manda Picone.
Sul caso è pure stata fatta un’interrogazione parlamentare. È il colmo. Siamo in un paese nel quale corre l’obbligo di interpellare il ministro dell’Istruzione per chiedere cortesemente di tutelare i dirigenti scolastici nell’esercizio del loro dovere e funzioni. Ovvero il ministro dovrebbe intervenire per consentire al preside di fare il preside. Siamo in Italia o in una barzelletta di Pierino?
Strafurbetti del quartierino
Voi direte: le solite cattiverie tempiste. Purtroppo noi siamo troppo buoni. Guardate qui:
In replica alle nostre cattiverie longobarde La Repubblica del foro di Roma pubblicava ieri una cronaca epica dedicata alla resistenza contro i carri armati al Giulio Cesare. Magniloquente la fotografia del “sit-in degli studenti”, un po’ come a Tienamen, pronti a farsi sfrittellare pur di tenere questi benedetti eroici corsi di scienza dell’aborto e del gender, che sono così censurati in giro pet l’Italia e non parliamo di Amazon.
Mal gliene incolse alla premiata Repubblica (che sia di De Benedetti o sia di Agnelli, i tic pinocchietti e volpini sono sempre quelli). Infatti la foto magniloquente a rappresentare il sit-in di protesta di ieri da parte degli studenti del Giulio Cesare di Roma, nient’altro è che una foto vecchia, di repertorio come si dice. Si tratta infatti di un sit-in del mese di gennaio, peraltro molto ordinato e promosso sul tema sicurezza-didattica a distanza. C’entra niente quindi con la preside Pinochet e l’aborto mon amour. Però dicono giù a Roma che Repubblica ripubblica di sovente quella foto, così che i lettori immediatamente pensino che sia riferita all’attualità.
Inoltre il titolo – è una specialità della casa – lievemente strafurbetto del quartierino: non sono infatti “gli studenti” a sfidare la preside, ma solo quella parte minoritaria simpatizzante con il collettivo di estrema sinistra Zero Alibi.
«Sono giochi di potere»
E siamo al punto due della tammurriata in salsa repubblicona, pantera vecchia fa cattivo brodo, Pinocchio volpino e mangia fuoco. Nei giorni scorsi i rappresentanti studenteschi avevano ricostruito i fatti dando una loro versione poco difforme da quella della preside. Scrivono per esempio gli studenti della lista Factotum:
«Noi di Factotum, alla luce di quanto accaduto negli scorsi giorni, ci teniamo ad esprimere le nostre considerazioni in relazione agli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto la nostra scuola. Innanzitutto vi invitiamo a leggere il comunicato scritto dai quattro rappresentanti d’istituto, dove troverete la descrizione dettagliata di quanto accaduto e le motivazioni per le quali i due “famosi” corsi non sono stati svolti durante la settimana dello studente.
In passato noi, come molti altri studenti, abbiamo già organizzato dibattiti su temi etici, come ad esempio sull’aborto nell’ assemblea di febbraio 2018. Proprio per questo motivo siamo convinti che si continuerà a parlare di certi temi, come si è sempre fatto, nelle prossime assemblee. Con questo vogliamo ribadire che il nostro obiettivo, che dovrebbe essere comune a tutti, è ed è sempre stato quello di informare gli studenti su qualunque tematica, dando la possibilità a chiunque di sviluppare una propria coscienza critica ascoltando le diverse posizioni dei vari ospiti.
Intendiamo comunque condividere con voi il nostro sdegno in merito alle strumentalizzazioni politiche e giornalistiche alle quali abbiamo assistito negli ultimi giorni. L’ unica conseguenza di questo ridicolo teatrino è stata quella di mettere in cattiva luce il buon nome del Giulio Cesare, da sempre un centro di dibattito e di confronto per tutti gli studenti, così distorcendo la realtà dei fatti per fini ben lontani dal bene degli studenti. Per questo, ci auguriamo che certa gente smetta di usare gli studenti come pedine nei propri giochi di potere.
In conclusione vi comunichiamo che, dovendosi intendere l’assemblea come momento centrale nella vita di ogni studente, ci impegneremo personalmente ad organizzare corsi su temi etici e sociali, invitando sempre le due controparti per fare in modo di informare gli studenti in maniera oggettiva, come abbiamo sempre fatto».
E concludono così gli studenti che non scappano tra i pantaloni del Pd e le gonne di Repubblica: «MENO SCANDALI E PIÙ DIBATTITI!».
“Ayò”, tradurrebbe il mio amico ex grillino consigliere comunale sardo/milanese immenso, “più schiena diritta e meno fuffa!”.
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