L’Unione europea non è un paese per immigrati clandestini. Sarà per via della crisi economica o sarà anche perché l’Europa ha «preso davvero sul serio tutte le violazioni», come ha detto il finlandese Ilkka Laitinen, direttore di Frontex, ma certo è che gli immigrati irregolari nell’Unione europea sono dimezzati. Nel 2011 erano 141.051; quest’anno, invece, sono stati “solo” 72.437. I dati di riferimento sono quelli elaborati da Frontex, l’Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne. Un numero comunque nettamente inferiore al passato: nel 2010, infatti, i migranti irregolari erano 104.060, nel 2009 104.599 e nel 2008 159.881. Nei primi anni Duemila, infine, tanto per avere un riferimento più lontano nel tempo, c’è chi stima persino numeri superiori a 200 mila immigrati clandestini.
UN PROBLEMA DI DOMANDA E OFFERTA. «È un problema di domanda e offerta», ha spiegato Laitinen al Wall Street Journal. Perché i dati del 2012, secondo il direttore di Frontex, non dovrebbero essere letti semplicemente come un crollo della domanda di immigrazione in Europa, ma come il riflesso delle dinamiche di cambiamento intorno al Continente. Quali? Sicuramente, come ricorda Laitinen, la stagione delle primavere arabe, ha influenzato parecchio: basti pensare che gli immigrati clandestini dall’Africa nel 2012 sono precipitati dell’82 per cento rispetto all’anno precedente; i tunisini, in particolare, che tradizionalmente raggiungono l’Europa per mare sbarcando nel Sud Italia, sono precipitati dai 28 mila del 2011 ai circa 2 mila del 2012.
Ed è anche vero che i migranti irregolari provenienti dalla Siria sono aumentati di molto a 8 mila unità, per via del conflitto. Però, al netto di tutte le speciali misure e cautele adottate dall’agenzia di Laitinen, è difficile pensare che nel calo di immigrati irregolari non ci sia una qualche componente legata alle difficili condizioni economiche in cui versa l’Unione europea in crisi.