
Cartolina dal Paradiso
Gesù ci ha chiamati amici. E gli amici bisogna frequentarli
Pubblichiamo la rubrica di Pippo Corigliano contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Per diventare amici bisogna frequentarsi. Per i coniugi è la stessa cosa. Quando vedo per strada due anziani che si tengono sottobraccio, un po’ traballanti, penso: non “santi subito!”, sono già santi. Hanno attraversato insieme mille difficoltà: fra loro, con i figli, per il lavoro, le disavventure della vita, e, alla fine… hanno saputo amare. Perciò sono già santi.
[pubblicita_articolo]Con gli amici succede alle volte che la vita li separi in luoghi diversi ma ci sono alle spalle tante ore passate insieme. Si è riso tanto, si son fatte anche delle birichinate, studio insieme, situazioni tristi e allegre. Poi quando ci si sente è come essersi lasciati cinque minuti prima… La consuetudine e il ricordo sono radicati. Così è per Dio.
Gesù a un certo punto dice: «Vi ho chiamati amici» (Gv 15,15). Fra la creatura e il Creatore c’è un abisso di differenza; ciò non ostante la seconda persona della Trinità ci chiama amici. Come può radicarsi quest’amicizia quando si frequenta Dio solo con la Messa domenicale, nel migliore dei casi? Non è assurdo? Ci contentiamo del catechismo appreso (bene o male) da bambini, inadeguato per gli adulti. Devo coltivare l’amicizia con Gesù, rivedere la sua vita continuamente leggendo il Vangelo.
Tutti i santi hanno dedicato tempo alla preghiera mentre io passo ore a vedere la Juventus o il Milan e mi sembra troppo la Messa tutti i giorni. Mi conviene leggere libri che mi edifichino spiritualmente, e così via. Il grande problema della Chiesa è l’inadeguatezza dei comuni cristiani.
Foto Ultima Cena (Notre-Dame, Parigi) da Shutterstock
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