Francia, parte male “l’islam repubblicano”

Di Leone Grotti
31 Agosto 2016
Inflessibile sul burkini, morbido sul diritto alla libertà religiosa. Il governo lancia la "Fondazione per un islam di Francia", ma il suo presidente, Jean-Pierre Chevènement, non ha precedenti incoraggianti
FILE - In this Aug.4 2016 file photo made from video, Nissrine Samali, 20, gets into the sea wearing traditional Islamic dress, in Marseille, southern France. The French resort of Cannes has banned full-body, head-covering swimsuits worn by some Muslim women from its beaches, citing security concerns. A City Hall official said the ordinance, in effect for August, could apply to burkini-style swimsuits. (AP Photo, File)

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La Francia ci riprova. L’obiettivo della République è sempre quello di formare un islam nazionale, compatibile con i valori francesi, e la via è ancora una volta costituita da un’accoppiata che finora ha sempre fallito: ingenuità da parte dello Stato per quanto riguarda la nascita di moschee e centri culturali radicali e pugno duro su questione marginali (come il burkini) nel nome della laicità/laicismo.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]NUOVA FONDAZIONE. L’ultima novità è la nascita della “Fondazione per un islam di Francia”, rilanciata dal ministro degli Interni socialista Bernard Cazeneuve (quello che disse che, se il Corano è violento, il Vangelo non è da meno). Della Fondazione, che avrà lo scopo di «sostenere progetti nei campi dell’educazione, della cultura e dell’impegno dei giovani», farà parte sicuramente lo scrittore di origine marocchina Tahar Ben Jelloun e sarà guidato dall’ex ministro Jean-Pierre Chevènement.

«VIVERE LA FEDE CON DISCREZIONE». Il socialista è considerato un politico inflessibile e «sovranista», molto attento alla separazione tra Stato e religione. La nomina non piace ai musulmani francesi perché nella sua prima uscita ha dichiarato, in pieno stile laicista: «I musulmani vivano la fede con discrezione», senza farsi notare o dare troppo fastidio. La fondazione voluta dal governo sarà finanziata da privati «ma non stranieri», anche se, afferma Ben Jelloun, «sarà difficile farlo. Bisogna cercare di evitare il flusso dei finanziamenti all’islam francese da Arabia Saudita, Iran, Qatar». Chissà se ci riusciranno.

NIENTE LIBERTÀ RELIGIOSA. La nomina di Chevènement non è però una buona notizia per chi spera che il futuro dell’islam francese sia moderato. L’ex ministro, nel 1999, su pressione delle federazioni musulmane, stralciò da una dichiarazione congiunta Stato-organizzazioni musulmane la parte in cui si ribadiva «il diritto di tutte le persone a cambiare religione». Secondo la sharia, infatti, i musulmani che cambiano religione commettono apostasia e, salvo alcune eccezioni, devono essere puniti con la morte.
Da sindaco di Belfort, inoltre, Chevènement permise la costruzione di due moschee: una centrale e un’altra periferica, nei quartieri popolari, controllata da un’organizzazione vicina all’Uoif, che diffonde spesso in Francia il verbo dei Fratelli Musulmani e dell’islam politico. Se l’obiettivo è costruire un islam repubblicano, non siamo sulla buona strada.

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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2 commenti

  1. Farte

    Io mi domando perché è sempre e solo l’islam a litigare con tutto e tutti, da sempre.
    Il problema è che, invece, i nostri politici non se lo chiedono proprio. Forse perché hanno paura delle risposte.
    E dire che farsi delle domande denota intelligenza.

  2. Sebastiano

    “…L’obiettivo della République è sempre quello di formare un islam nazionale, compatibile con i valori francesi…”
    Ricordano quelli che per secoli hanno tentato di quadrare il cerchio.

    “…Chevènement non è però una buona notizia per chi spera che il futuro dell’islam francese sia moderato. L’ex ministro, nel 1999, su pressione delle federazioni musulmane, stralciò da una dichiarazione congiunta Stato-organizzazioni musulmane la parte in cui si ribadiva «il diritto di tutte le persone a cambiare religione»…”
    Questa invece ricorda quella del topo messo a guardia del formaggio.

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