(ANSA di Alessandro Franzi)) – MILANO, 23 APR – Non passa giorno, da qualche tempo, che le opposizioni di centrosinistra non chiedano le dimissioni di Roberto Formigoni. E non passa giorno che il presidente della Regione Lombardia, convinto che ci sia «un attacco mediatico» nel confronti suoi e della Giunta, non rispedisca il messaggio al mittente.
Contro il governatore del Pdl vengono agitate le inchieste giudiziarie che negli ultimi mesi hanno lambito la Regione, ma anche le perplessità sul suo stile di vita e, in particolare, la frequentazione di Piero Daccò, che è coinvolto nelle indagini sul San Raffaele e sulla Maugeri. Oggi Formigoni, rientrato a Milano dagli esercizi spirituali di Cl a Rimini, si è detto convinto che «prima si sono scagliati contro Berlusconi, e adesso lo fanno contro Formigoni». Però è assai determinato. «Formigoni – ha aggiunto lui stesso a margine di un incontro mattutino – non cede, perché non ha nulla da nascondere come è stato dimostrato in questi giorni». Del resto, ricorda sempre, «non c’è alcuna indagine» che riguardi «la Regione Lombardia e nemmeno il suo presidente».
Fatto è che, quasi ogni giorno, agli appuntamenti pubblici, c’è qualche giornalista che gli chiede se abbia trovato le ricevute dei viaggi di gruppo con Daccò. «Lasciamo la suspence, ne parleremo domani a Matrix», ha ribattuto stamani Formigoni, annunciando la sua presenza alla trasmissione televisiva. Nel pomeriggio a una conferenza stampa su Expo gli è però toccato rispondere prima alle critiche dell’assessore milanese del Pd, Stefano Boeri, secondo il quale il governatore dovrebbe valutare l’opportunità di lasciare l’incarico di commissario generale dell’Expo. Una «speculazione politica di una persona che peraltro non rappresenta il Comune di Milano», ha detto Formigoni senza mai citare direttamente Boeri. Poi ancora a una domanda sulle richieste di dimissioni. «Il mio partito, il Pdl – è stato netto il presidente della Lombardia – è totalmente al mio fianco: dopo che hanno parlato Mantovani, Alfano e Berlusconi che cosa volete di più?». Quel di più, per il centrosinistra, sono appunto le dimissioni. Pd, Idv e Sel sono pronte a presentare una mozione di sfiducia, per chiedere il voto anticipato che un altro gruppo di minoranza come l’Udc invece non vuole.
«La presenteranno? Bene, me lo auguro – ha detto Formigoni ai giornalisti – e ho sfidato a presentarla e a farla approvare. La sfida è se ci riescono». Perché la maggioranza Pdl-Lega ha i numeri per respingerla. Il duello (per ora a colpi di dichiarazioni) comunque non si ferma, perché in serata i capigruppo Luca Gaffuri (Pd), Stefano Zamponi (Idv) e Chiara Cremonesi (Sel) hanno replicato: «Formigoni non tema, la nostra mozione arriverà appena dopo la sfiducia che i cittadini gli confermeranno nelle urne il 6 e 7 maggio, nel primo Consiglio utile», pur riconoscendo «probabile» che in Aula non passerà. Controreplica del capogruppo del Pdl, Paolo Valentini: «Ho trovato molti divertente la loro nota in cui, bontà loro, ammettono già il loro fallimento».
(ANSA) – MONZA, 23 APR – L’Udc non intende «dare il calcio dell’asino» a Roberto Formigoni ora che si trova in difficoltà. Così ha spiegato Pier Ferdinando Casini dicendo che «ci sono troppi che incensavano Formigoni fino a ieri e oggi sono diventati i suoi censori più duri e inflessibili. Noi non lo incensavamo ieri e non gli diamo oggi il calcio dell’asino».
Il leader dell’Udc ha ricordato che alle ultime regionali il partito aveva presentato una candidatura al governatore, quella di Savino Pezzotta. «Siamo all’opposizione – ha concluso – ed è chiaro che la giunta regionale non ci soddisfa affatto però per abitudine non facciamo la parte di quelli che danno il calcio dell’asino».