Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Società

Evviva: imbavagliato Trump, «la disinformazione è crollata»

La sconcertante esultanza del Washington Post per l'oscuramento dell'avversario politico da parte dei social media. Ma se oggi è toccato a lui, domani chissà

Pietro Piccinini
19/01/2021 - 3:00
Società
CondividiTwittaChattaInvia
Un tweet di Donald Trump contro la finta imparzialità di Twitter e altri social media

Il Washington Post esulta perché – la citazione è letterale ed è anche il titolo dell’articolo datato sabato 16 gennaio 2021 – «dopo che la scorsa settimana diversi social media hanno sospeso il presidente Trump e alcuni suoi alleati chiave, la disinformazione online sui brogli elettorali è crollata del 73 per cento».

Il quotidiano capofila del fronte mediatico ostile al presidente uscente fa ampio riferimento nel pezzo ai risultati di una ricerca di Zignal Labs, azienda di San Francisco specializzata in analisi web, dai quali emerge «il potere delle società tecnologiche di limitare le falsità che avvelenano il dibattito pubblico». Così la vedono i due autori dell’articolo del Washington Post, la «Silicon Valley correspondent» Elizabeth Dwoskin e il «technology reporter» Craig Timberg, che dai toni appaiono molto soddisfatti del risultato ottenuto. Invece dovrebbero essere preoccupati.

Secondo Zignal, scrivono i due, «la settimana dopo che Twitter ha messo al bando Trump, le conversazioni riguardanti i brogli elettorali sono calate da 2,5 milioni di citazioni a 688 mila su diversi social media». La ricerca infatti spiega come le «falsità» attraversino diverse piattaforme, «rafforzandosi e amplificandosi» a ogni passaggio. Perciò, per non sbagliare, Trump e tanti suoi sostenitori sono stati bannati non solo da Twitter, ma anche da Facebook, Instagram, Snapchat, Twitch, Spotify, Shopify eccetera. La successiva strage di fake news, insiste il Washington Post, dimostrerebbe «come un’azione concertata contro la disinformazione possa fare la differenza».

LEGGI ANCHE:

La mostra “Blanco e Mammhoud” alla fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino

Premesso che senza premesse non si può più scrivere nulla

28 Maggio 2022
Joe Biden in visita di Stato in Asia

L’unico vero avversario degli Stati Uniti è la Cina

24 Maggio 2022

GUERRA ALLE «FALSITÀ»

Certo, se si vuole limitarsi a vedere la censura incrociata di Trump e dei suoi sostenitori come un rimedio alla «disinformazione», c’è da rallegrarsi, come in effetti fanno i giornalisti del quotidiano liberal, e come fa anche Kate Starbird, «disinformation researcher» alla Università di Washington, citata nel loro articolo. Bisogna però essere parecchio accecati dalla faziosità politica per non vedere in tutto questo una inquietante conferma di quanto scritto provocatoriamente da Niall Ferguson per lo Spectator: in quanto a silenziamento e intimidazione della parte avversa, la manovra anti-Trump della Silicon Valley non è poi così diversa dal cosiddetto golpe di Capitol Hill, salvo il dettaglio che questo è fallito, mentre quella è riuscita perfettamente.

A proposito di intimidazione. Di quel 73 per cento di post e cinguettii in meno sui presunti brogli elettorali del 3 novembre, quanti sono «disinformazione» di cui ci siamo liberati e quanti invece casi di autocensura, legittime opinioni inghiottite da utenti spaventati dall’idea che basti toccare il tema per provocare una ritorsione di Twitter? È una domanda che dovrebbero porsi con qualche preoccupazione anche al Washington Post, giornale che nel 2017, proprio in polemica con Trump, aggiornò il proprio motto in “Democracy Dies in Darkness”, la democrazia muore nell’oscurità.

DA UN HASHTAG A TUTTA LA DESTRA

Non è finita. L’analisi di Zignal rivela che anche gli hashtag legati all’insurrezione del Campidoglio (#FightforTrump, #HoldTheLine, “March for Trump”) sono diminuiti addirittura del 95 per cento tra Facebook, Instagram, Twitter e altre piattaforme. Ma l’effetto dell’operazione è ancora più pervasivo di così. Scrive sempre il Washington Post:

«Media Matters for America, organizzazione di monitoraggio dei media con tendenze a sinistra, ha stimato che nei giorni successivi alla decisione di Facebook di sospendere temporaneamente il profilo di Trump è sostanziosamente crollato anche il numero di persone che cliccano e condividono contenuti da pagine Facebook di destra».

Attenzione, non sfugga la sottigliezza: è cominciata come una guerra alla «misinformation», finisce come una ritorsione contro le «pagine di destra» in generale. E così Twitter, Facebook e compagni social hanno stabilito «il principio che i nemici politici possono essere silenziati. Si badi bene, non i dittatori ma i nemici politici», ha fatto notare Pierluigi Battista, ormai ex commentatore del Corriere della Sera. Mentre Niall Ferguson osserva sgomento la «sbalorditiva dimostrazione di potere» dei colossi della tecnologia, la loro «supremazia» su uno spazio ormai riconosciuto da tutti come pubblico. Eppure al Washington Post la situazione sembra suscitare soltanto sollievo.

SOTTO A CHI TOCCA

Ma se oggi è toccato a Trump, domani chissà. Obiezione: Trump però twittava «falsità» sulle elezioni. Risposta: può darsi, ma sicuri di voler delegare a Mark Zuckerberg, Jack Dorsey e compagnia il compito di accusare, giudicare e punire i promotori di «falsità»? Non sono un segreto le loro simpatie politiche e culturali. E pare superfluo stare a declinare qui uno per uno i tantissimi argomenti scomodi o non allineati che un domani potrebbero essere banditi dalla piazza social (insieme ai loro autori) in quanto ritenuti «falsità» o, peggio, istigazione all’odio e alla violenza.

Tra parentesi, il Washington Post è da qualche anno proprietà di Jeff Bezos, il padrone di Amazon, un fatterello che rende questa crociata contro le bugie come minimo un po’ viscida. Scrivono i suoi due giornalisti di Bezos:

«Si dice che Trump stia cercando una nuova casa tra i social media – si sono fatti i nomi di Parler, Gab o Telegram, tutti e tre popolari tra gli utenti conservatori – ma a quanto pare non ne ha ancora scelta una. Parler è rimasta offline per la maggior parte della settimana ma starebbe tentando di riprendere l’operatività dopo che Google e Apple l’hanno rimossa dai loro app store per via della scarsa moderazione delle conversazioni violente. Amazon Web Services ha sospeso Parler, mettendola offline».

UN PREGIUDIZIO «MAI DIMOSTRATO»

Lo stesso boss di Twitter, Jack Dorsey, si è dispiaciuto – a parole – per aver «stabilito un precedente che avverto come un pericolo: il potere di un individuo o di un’impresa su una parte del dibattito pubblico globale».

Having to take these actions fragment the public conversation. They divide us. They limit the potential for clarification, redemption, and learning. And sets a precedent I feel is dangerous: the power an individual or corporation has over a part of the global public conversation.

— jack (@jack) January 14, 2021

Insomma, non c’è bisogno di trarre molte altre morali da questa brutta favola purtroppo reale. Basta leggere quel che scrive il Washington Post per restare sconcertati.

«Per anni Trump e i suoi alleati politici si sono scagliati contro quello che loro chiamano “Big Tech”, denunciando pregiudizi nei confronti delle voci conservatrici senza fornire prove sistematiche e spingendo le società a usare mano leggera nella moderazione dei contenuti e nella sanzione di chi violava le loro policy».

Qualcuno ha visto le prove di tali pregiudizi? Adesso, chissà, Big Tech si deciderà finalmente a far sparire anche quest’altra «falsità» mai dimostrata.

Foto Ansa

Tags: amazoncapitol HilldisinformazioneDonald Trumpfacebookfake newsinstagramjeff bezosMark ZuckerbergparlerSilicon Valleysocial mediasocial networktwitterwashington post
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

La mostra “Blanco e Mammhoud” alla fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino

Premesso che senza premesse non si può più scrivere nulla

28 Maggio 2022
Joe Biden in visita di Stato in Asia

L’unico vero avversario degli Stati Uniti è la Cina

24 Maggio 2022
Joe Biden

Biden costretto a bloccare la commissione anti fake news. «Colpa delle fake news»

20 Maggio 2022
Musk Twitter Algoritmo

La battaglia di Musk contro i bot e l’algoritmo ideologizzato di Twitter

18 Maggio 2022
Musk Twitter

Se sei di sinistra puoi istigare alla violenza e gridare ai brogli su Twitter

13 Maggio 2022
Marc Zuckerberg

Cosa c’è dietro “l’operazione Metaverso” di Mark Zuckerberg

10 Maggio 2022

Video

Don Luigi Giussani
Video

Don Giussani, mondo e missione – L’incontro con Camisasca e Alberti

Redazione
17 Maggio 2022

Altri video

Lettere al direttore

Lee Cheuk-yan all’ingresso del tribunale a Hong Kong

Il palloncino di Lee Cheuk-yan, Elon Musk il “rompibolle” e i vantaggi di tre giorni a Caorle

Emanuele Boffi
20 Maggio 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Ruby ter il miglior spot per il “sì” ai referendum sulla giustizia
    Lodovico Festa
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Il palloncino di Lee Cheuk-yan, Elon Musk il “rompibolle” e i vantaggi di tre giorni a Caorle
    Emanuele Boffi
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    I sabati di lavoro dei profughi ucraini per i polacchi «in segno di gratitudine»
    Angelo Bonaguro
  • Libri in povere parole
    Libri in povere parole
    Eureka Street; Uno di noi; La morte viene per l’arcivescovo
    Miber
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    La sentenza sul doppio cognome esalta il feticcio della libera scelta
    Rodolfo Casadei

Foto

Egisto Corradi
Foto

La faccia più vera

26 Maggio 2022
Foto

Il potere dei senza potere e la guerra in Ucraina

20 Maggio 2022
Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022
Foto

“Droga, le ragioni del no. Scienza, prevenzione, contrasto, recupero“

2 Maggio 2022
Foto

Avsi Run al Parco di Monza per sostenere i progetti dell’ong in Ucraina

27 Aprile 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist