Eutanasia. Nessuno al mondo uccide più persone del Quebec
Il Quebec ha bruciato le tappe in materia di eutanasia ed è arrivata a superare perfino l’Olanda. Secondo l’ultimo rapporto rilasciato il 9 dicembre, 3.663 persone sono state uccise con l’iniezione letale nel periodo che va dall’1 aprile 2021 al 31 marzo 2022. La “buona morte”, a soli sette anni dalla legalizzazione, è responsabile ormai del 5,1% di tutti i decessi della provincia canadese. Un dato impressionante se si considera che dopo vent’anni in Olanda l’eutanasia è responsabile “appena” del 4,8% dei decessi, contro il 2,3% del Belgio.
Morti in aumento del 100% in due anni
Il Quebec ha registrato un aumento del 50% rispetto ai 2.426 morti dell’anno scorso e uno di oltre il 100% rispetto ai 1.774 morti di due anni fa. Il presidente della Commissione sulle cure di fine vita, Michel Bureau, si è detto «stupefatto» dalla crescita che fa del Quebec la località che in percentuale uccide con l’eutanasia più persone al mondo.
Sempre secondo il dottor Bureau, è probabile che l’aumento di casi sia dovuto al fatto che «l’aiuto medicale a morire viene presentato come cura e non come eutanasia». Nonostante questo, aggiunge, l’aumento esponenziale non sarebbe dovuto al fatto che dal marzo 2021 non è più necessario essere «in fin di vita» in Canada per ottenere la “buona morte”.
La causa della crescita, al contrario, sarebbe «il largo consenso», cioè la normalizzazione dell’eutanasia come modalità per porre fine alla propria vita.
Eutanasia «immorale» per i malati mentali
Il presidente della Commissione del Quebec è convinto che nei prossimi anni «assisteremo a un’ulteriore crescita». E c’è da esserne sicuri dal momento che, a partire dal 17 marzo 2023, per essere uccisi con l’eutanasia sarà sufficiente essere affetti da una malattia mentale, a prescindere dalla tipologia e dallo stato di avanzamento della patologia. Sarà dunque sufficiente una semplice depressione per ottenere l’iniezione letale.
Il Globe and Mail, in un recente editoriale, si è scagliato contro l’ennesimo allargamento della “buona morte”: «Una sconveniente verità è ormai evidente: questo paese è sul punto di fornire l’eutanasia finanziata con fondi pubblici a persone che soffrono di malattie mentali per le quali sono disponibili pochissimi trattamenti pagati dallo Stato».
Un atteggiamento, quello del governo canadese, definito dal giornale «immorale» e «senza scrupoli» perché palesemente guidato da un calcolo utilitaristico: uccidere il malato costa molto meno che curarlo. «Il Canada», prosegue l’editoriale, «diventerà presto un paese che elargisce l’eutanasia a persone che non hanno accesso alle cure che potrebbero rendere le loro vite più sopportabili».
Protestano anche gli psichiatri in Canada
L’1 dicembre anche l’Associazione degli psichiatri canadesi ha protestato, spiegando che il Covid-19 ha scatenato un’epidemia di problemi mentali e che la lista d’attesa per ricevere aiuto si è allungata a dismisura.
Ma né il governo né il Parlamento canadesi sembrano interessati a simili argomentazioni. Come abbiamo scritto più volte, molte persone nel paese si sono ridotte a chiedere l’eutanasia perché troppo povere per pagarsi le cure. Altre sono state spinte esplicitamente a uccidersi.
«Se è così disperata, c’è l’eutanasia»
L’ultimo caso riguarda Christine Gauthier, atleta paralimpica cinque volte campione del mondo nella canoa K1, che a causa di un incidente subito nel 1995 mentre militava nell’esercito canadese ha riportato gravi danni alla schiena, alle ginocchia e alle anche.
Come testimoniato due settimane fa davanti alla Camera dei comuni, nel 2019 Gauthier chiese all’associazione che si occupa dei veterani (Vac) se era possibile ottenere l’installazione di un elevatore per sedia a rotelle per permetterle di scendere le scale davanti al portone di casa. La Vac le inviò una lettera di risposta, facendole una proposta alternativa: «Se è così disperata, possiamo offrirle l’eutanasia».
Gauthier rimase di stucco: «Non potevo credere che mi stessero offrendo di uccidermi piuttosto che fornirmi gli strumenti di cui avevo bisogno per continuare a vivere. È stato davvero scioccante». Ma come dimostra il Quebec, nel paese con la legge sull’eutanasia più avanzata e liberista del mondo, sono sempre meno le persone che davanti a casi come quello di Gauthier si sentono scioccate.
Foto Ansa
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La risposta inviata dall’Associazione dei veterani canadesi alla campionessa paraolimpica è terribile ma molto in linea con questi interessanti sviluppi canadesi. E’ dai tempi delle “Invasioni Barbariche” del 2003 e di “Monsieur Lazhar” del 2011 che ci vengono proposti quadretti significativi di quel mondo. Ne parla anche la Chantal Delsol nel breve “La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo” portando ciò accadde nella provincia del Quebec attorno al 68′ come esempio di quello che tutto il mondo ex-cristiano sta vivendo anche se con modalità meno repentine. Questa autrice però si rifiuta di fare 2+2: per lei il ritorno al paganesimo è non solo ineluttabile ma anche, a mio avviso, scientemente non valutato in termini di qualità della vita per coloro che già ci vivono e per i nostri figli e nipoti che ci vivranno in futuro. Come “soldati per Waterloo” le lotte dei cristiani sulle questioni sociali non hanno alcuna possibilità di successo. Parliamone?
Bruno Stuardi, Torino