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Quando la politica si nasconde, nicchia o traccheggia non può che vincere l’anarchia. Dopo che il Regno Unito ha chiuso il problema degli eccezionali sbarchi di migranti sulle coste italiane con un’alzata di spalle, scandendo al tavolo dei suoi partner europei un bel «Affari vostri», ora si ritrova quello stesso problema bussare alle porte di casa.
MORTI NELL’EUROTUNNEL. Nell’ultima settimana migliaia di profughi hanno cercato di attraversare l’Eurotunnel, una linea ferroviaria lunga circa 50 chilometri che passa sotto la Manica e collega il comune francese di Cocquelles, vicino a Calais, con il comune britannico di Cheriton. Non si sa se la Francia abbia abbassato volontariamente la guardia, come gli inglesi l’hanno accusata, sta di fatto che da giugno già 11 migranti sono morti tentando il viaggio disperato.
DRAMMA MIGRANTI. Tutto questo, forse, non sarebbe successo se l’Unione Europea non avesse dimostrato di disinteressarsi completamente del dramma dei migranti. Dall’inizio dell’anno sono sbarcate sulle coste europee, soprattutto Grecia e Italia, circa 160 mila persone, provenienti da paesi in guerra o governati da regimi, mentre quasi 2.000 sono morte in mare. I Ventotto hanno cominciato a discuterne solo dopo la tragedia di aprile, quando sono morte affogate circa 800 persone al largo delle coste libiche. L’Italia ha chiesto ai partner europei di essere aiutata da una parte ad accogliere quest’ondata di persone, dall’altra a fermare il flusso migratorio.
OBBLIGATORIO E VOLONTARIO. Dopo due mesi di discussioni più o meno inutili, l’Europa si è accordata sulla redistribuzione obbligatoria di un quota irrisoria di migranti: 40 mila. Dopo poche settimane, da «obbligatoria», la redistribuzione è diventata «volontaria», da discutersi a fine giugno. A fine giugno, la solidarietà europea si è trasformata in un processo di distribuzione «obbligatoriamente volontaria». Ogni paese, cioè, deve per forza annunciare quanti di questi migranti ha liberamente deciso di accogliere. L’annuncio doveva essere fatto entro il 10 luglio.
ENNESIMO RINVIO. L’impegno, con il protrarsi dell’estate, non è stato rispettato. Così, il 17 luglio, si è deciso di rimandare tutto e attuare la redistribuzione di 32 mila migranti a ottobre e degli altri 8 mila a dicembre. Se a ottobre, e poi a dicembre, non ci sarà un ennesimo rinvio, l’Unione Europea ci avrà messo otto mesi per smistare 40 mila migranti. Nello stesso periodo di tempo, ne saranno sbarcati sulle coste italiane e greche almeno 150 mila.
NUMERI BASSI. Non è ancora chiaro, però, chi accoglierà quale quota di migranti. La Germania si è offerta di aprire le porte a 10.500 richiedenti asilo e 1.600 migranti; la Francia 6.572 richiedenti asilo e 2.375 migranti; il Regno Unito invece prenderà 2.200 rifugiati. È chiaro che queste quote volontarie ancora non bastano.
«SCIAMI DI PERSONE». E il premier inglese David Cameron si è inquietato negli ultimi giorni per il tentativo da parte di migliaia di migranti di raggiungere l’Inghilterra. Usando un termine spregiativo, ha dichiarato che ci sono «sciami di persone che arrivano attraversando il Mediterraneo». Molti in patria gli hanno fatto notare che i migranti «non sono insetti» e che dovrebbe usare un linguaggio «più rispettoso».
LEONE CECIL. Per intenderci, lo stesso che ha utilizzato ieri a proposito del leone Cecil. «Cecil era l’icona degli animali selvatici», ha detto l’inquilino di Downing Street, dopo aver chiesto al suo ministro degli Esteri di scrivere questa lettera al governo dello Zimbabwe: «È chiaro che abbiamo entrambi l’ambizione di proteggere le specie più minacciate (…). Sarà benvenuta la sua opinione su come potremmo collaborare a più stretto contatto per raggiungere i nostri condivisi obiettivi sull’argomento».
COLLABORAZIONI. Oltre che collaborare con il regime dello Zimbabwe, retto da Robert Mugabe fin dal 1987, per salvare gli animali selvatici dal commercio illegale, Cameron potrebbe anche collaborare con i suoi partner europei per impedire la morte di migliaia di migranti, lasciati nelle mani dei trafficanti di esseri umani.
Foto Ansa/Ap