Divorzio breve. Il clap clap della stampa e una domanda: perché non lasciarsi via sms?
Il #divorziobreve è legge. Un altro impegno mantenuto. Avanti, è #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 22 Aprile 2015
LA NUOVA LEGGE. La norma prevede una riduzione dei tempi di separazione dagli attuali tre anni a sei mesi se la separazione è consensuale, a 12 mesi se è “giudiziale” (cioè chiesta da solo uno dei due coniugi). La separazione decorre non più a partire dalla notifica dell’atto, ma dalla comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale. Anticipato anche lo scioglimento della comunione a partire dal momento in cui il presidente del tribunale dà ai coniugi l’autorizzazione a vivere separati. Ieri il segretario della Lega per il divorzio breve ha esultato per il risultato ottenuto, ma si è detto dispiaciuto che nella legge non è stato previsto il cosiddetto “divorzio lampo” (cioè quello che non prevede nemmeno il periodo di separazione).
PATTO ELASTICO. Leggere i commenti oggi sui giornali fa venire il magone. È tutto un applauso per l’introduzione di una norma che “ci mette al passo con gli altri paesi dell’Europa”. Già. Come nota giustamente il Foglio, però, sono quegli stessi paesi «che stanno sperimentando le conseguenze nefaste della fine sempre meno strisciante e sempre più caotica e destabilizzante del matrimonio e, quindi, della famiglia».
Ma il Foglio è l’unico giornale “laico” a vederla così. Per trovare opinioni dissenzienti rispetto al clap clap generale bisogna rivolgersi alla stampa cattolica. Famiglia cristiana scrive che «ridurre il matrimonio e il suo significato giuridico e sociale a qualcosa di sempre più simile a un patto elastico di convivenza, che si può sciogliere in brevissimo tempo e con estrema facilità, è un pericolo per tutti a cominciare dai figli. A parole, tutti i politici affermano di voler difendere e sostenere la famiglia ma purtroppo, nei fatti, si legifera in senso esattamente contrario come dimostra questa riforma».
VIA SMS. Su Avvenire appare un lungo e bell’editoriale di Luciano Moia che commenta sferzante: «Davvero un bel “traguardo di civiltà” l’approvazione del divorzio breve. Appena sei mesi per seppellire un matrimonio. Un anno se si decide di ricorrere al giudice, ma è facile immaginare che le separazioni giudiziali saranno sempre meno. Quando si ha l’opportunità di risolvere in tempi così rapidi la propria “storia d’amore” appassita, è inutile perdere tempo con contenziosi patrimoniali. Meglio approfittare senza perdersi in chiacchiere della comoda opportunità offerta dalla legge. Prima si decide, prima ci si toglie il pensiero. In attesa che arrivi il cosiddetto divorzio immediato, di cui a lungo si è discusso sia alla Camera che al Senato, che cancellerà qualsiasi residua lungaggine. Infine, di questo passo, sarà la volta della legge che permetterà l’addio istantaneo via sms incrociato, tutt’al più inviando contestualmente una mail all’ufficio anagrafe. Allora, il “traguardo di civiltà” sul fronte del matrimonio e della famiglia – quello evocato ieri dalla relatrice della legge, Alessandra Morani (Pd) e da non pochi altri parlamentari – sarà davvero raggiunto».
D’altronde, prosegue Moia, «se pensiamo che il matrimonio – e la famiglia che da quel matrimonio sboccia – sia un reperto di archeologia sociale, un istituto ormai inadeguato per regolare il traffico impazzito delle relazioni nella nostra fluttuante, capricciosa e scivolosa postmodernità d’occidente, è giusto provvedere alla sua rapida liquidazione. (…) Così, rottamato il matrimonio, avremo un’agile e dinamica società di unioni usa e getta, rapporti più flessibili, disimpegnati, quasi fulminei, facilmente smontabili e ricomponibili. Più nessuna implicazione con concetti vetusti e polverosi, come responsabilità, sacrificio, impegno, dedizione, rinuncia. Tutti assolutamente inadeguati per fotografare il nuovo panorama di rapporti rigorosamente al presente, senza passato e senza futuro».
Foto divorzio da Shutterstock
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Anche i cattolici ovviamente divorziano pure se di CL. La chiesa non ha potere sul singolo individuo e quindi può controllare solo attraverso le leggi i propri fedeli per impedire loro di “peccare”, tanto c’è poi comunque sempre la penitenza ed il perdono. Se i cattolici fossero solo quelli che non trasgrediscono probabilmente non ce ne sarebbe piú nessuno.
E comunque la chiesa cattolica essendo “universale” ha sempre avuto la pretesa di parlare a nome di tutti, non concepisce l’esistenza dell’altro diverso da se’: d’altronde ha ribadito anche recentemente che non è democratica e mai lo sarà.
C’è poi per lei il rischio dell’esempio e del confronto. Considerando sempre il proprio gregge come costituito da dei sudditi, deve proteggerli dal farsi venire dei dubbi e dalle idee e comportamenti altrui.
Filomena, curati !
Filomena, … lascia perdere il divorzio, hai altre priorità, ascolta il consiglio sopra.
@Divorzio in Italia
Strana idea di peccato… Non hai capito proprio nulla!
Tutta la storia del divorzio è un assurdità e denota il fallimento della nostra società.
L’amore non può che essere un esperienza totalizzante, anche nel tempo. Un amore a termine non è amore… Vi immaginate un genitore che dice al figlio: “basta, non ti amo più, adesso ti disconosco”… Possiamo dire che questa persona abbia mai amato suo figlio?
Amare vuol dire mettere la vita di altri davanti alla propria, sia quella di un figlio del coniuge o di un amico… ma come si può concepire un “ti amo” a termine? Accettereste che il vostro miglior amico vi dicesse: ” sai, ho cambiato idea, non mi vai più a genio…”? Non mettereste in dubbio tutta la vostra relazione domandandovi se era un vero amico?
Il divorzio testimonia solo l’immaturità affettiva di molte persone… Dopo convivenze, decine di relazioni, partner occasionali, etc. , alla soglia dei 40, ancora uno non è in grado di prendere una decisione definitiva? ma allora, che si sposa a fare? Solo per furbizia? per spremere dallo stato qualche agevolazione?
Se uno non è pronto per un passo definitivo, meglio che non si sposi. . . fa più bella figura e alla fine risparmia in avvocati. ..
Sono stupito dello stupore, non vedo come si possa pensare che una società completamente secolarizzata come quella italiana possa credere ancora nel matrimonio. E per “secolarizzata” non intendo semplicemente “non cristiana”, bensì fondamentalmente atea. Giussani aveva capito il pericolo già negli anni 50, quando le chiese non erano neanche sufficienti a contenere le folle di praticanti. Uscito dal seminario, gli è bastato il dialogo in treno con qualche pendolare per capire la devastante verità: il cristianesimo era diventato una pura tradizione (con la “t” minuscola). Nel frattempo anche altri, nella chiesa, se ne sono accorti, ma troppo tardi e senza veramente puntare sull’educazione e sulla testimonianza, anche a livello politico. Lasciare la rappresentanza dei cattolici a Fioroni e Pagano – per tacere della “libertà di coscienza” di Area Popolare e Lega – dovrebbe far aprire gli occhi sulla necessità di una maggiore unità tra i cattolici ad ogni livello. Prima che scompaiano del tutto.
Se il parlamento è lo specchio della società, ed in parlamento la legge è stata votata da con 398 deputati su 432 presenti ( 28 i no e 6 astenuti), ovvero il 93% dei presenti, dopo che al senato era passato con 228 voti su 250 (11 i no e 11 astenuti) ovvero il 91% presenti … evidentemente il popolo italiano vuole il divorzio breve.
Ed in fondo, io non ci vedo tutti i pericoli che i (pochi) contrari stanno sbandierando
Tu non vedi pericoli solo grazie alla tua profondità di giudizio.
Guarda il giudizio degli italiani per ora è di cacciare i ciellini ovunque e comunque
Io non sono ciellino, ma una cosa l’ho capito: che se per a creargli questa aureola negativa sono per lo più laidi debosciati, gente senza dignità e parola, estremisti di sinistra , non tav, pacifisti-conigli-arcobaleni, fanatici ambientalisti animalisti e abortisti eutanasisti …. insomma questa brodaglia insulsa (e scusami se trascuro qualcuno) la conclusione che se ne trae è che per loro è un bene, un merito, un titolo ad avere il loro disprezzo.
esatto, e pare che sono in ampia compagnia (e so bene che quantità equivale a qualità) a ritenere che non è certo il divorzio la rovina delle famiglie e non è allungandone i tempi che si salvano. Anzi …
Caro Nino, … papà Nino,
il divorzio è una concausa, che agisce all’unisono con il tipo di umanità degradata , infantile e viziata come un poppante. Una umanità che mi sembra conosci bene e che apprezzi.
Io non so, To_Ni, quante persone divorziate conosci. Io diverse, più di quante ne vorrei. Ti assicuro che pe rtuitte le coppie il matrimonio è terminato non quando hanno divorziato, e neanche quando si sono separate, ma quando hanno deciso, ben prima della separazione legale, che le loro strada, come coppia, era terminata. Il divorzio è solo l’ultimo atto di un fallimento, la conseguenza, non certo la causa o la concausa.
Non sarà la riduzione del tempo per formalizzare una decisione già presa a renderla meno meditata e meno sofferta (ovviamente mi riferisco a chi affronta con serietà il matrimonio)
Nino
il punto non è il “quando hanno deciso” , ma il “perché” hanno deciso. La differenza è grande quanto quella tra i desideri che percepiamo e le motivazioni che li sottendono.
Perchè si decide di separarsi? banalmente perchè non c’è sintonia. che non è una risposta esaustiva me ne rendo conto. Possono esserci infiniti motivi, più o meno condivisibili, ma questo cosa c’entra con il divorzio più meno veloce? Quando si arriva al divorzio il matrimonio è già finito, i coniugi si sono già separati e vivono in posti diversi … ciò che si poteva distruggere è già stato distrutto
Ma siiii…. perché abbiamo bisogno di “risposte esaustive”…. ci vuole legeresse e “banalmente” : Del resto perché complicarsi la vita? chiedersi il perché dei motivi che 9 volte su 10 si arriva il divorzio, oppure le ragioni che sta dietro il “finito”.
Pensi che mi aspettavo qualcosa di più da parte tua?
@To_Ni: il banalmente, nonostante i tuoi retropensieri, era relativo alla risposta, non certo alla fine di un matrimonio (o più in generale alla fine di un rapporto di coppia, più o meno formalizzato, casomai in presenza di figli). Il punto è che non esiste una risposta generale ed ogni caso è un caso a sè, unico nonostante possa essere simile a tanti altri. O se preferisci, non c’è un motivo, ci sono tante concause che afferiscono alla sfera personale, affettiva, parentale ecc. ecc.
Si arriva alla separazione (il divorzio, checchè se ne dica qui, è solo l’ultimo passo formale, non è con il divorzio che la famiglia, nei fatti, finisce) perchè quello che dovrebbe essere un luogo di arricchimento e di gioia (la famiglia) si trasforma in luogo di depauperamento, di dolore.
Se credi che io sottovaluti il dramma di una separazione, stai pendendo una cantonata. Pazienza
Caro Nino
Io non credo che sottovaluti il dramma della separazione, credo che non lo vedi, che non sei in grado di vederlo, e …. che non ti interessa proprio (…del resto). Ti ho già detto che per me l’intervento che hai fatto su ll’imperatore Adriano è l’archetipico della tua concezione di vita. Chi lo legge ha quanto basta per capire cosa ci si può aspettare da te. Tu su un essere umano applica un riduzionismo che ti permette di vedere soltanto l’aspetto “io voglio”. Se si sono create delle condizioni oggettive che portano nelle persone ad indirizzarli verso certe soluzioni (tipo il divorzio) anziché verso altre (tipo accettare il dolore che possono atraversare certe relazioni, ma essere animati dalla volontà di costruire) si tratta di una dicotomia astrusa. Sei superficiale: crolla l’ impero romano e c’è un imperatore solo, depresso, che essendo filosofo vede il degrado della gente pensa al suicidio …. tu te la prendi con la Chiesa apprezzando Adriano perché amava un “maschietto”. Qui abbiamo una società che crolla moralmente (c’è una infelicità diffusa che ha indicatori nell’uso di psicofarmaci, droga, alcol, nella violanza, nell’inedia) che sembra solo preoccupata di consumare (cambiare macchina, cambiare telefonino, consumare sesso …) e non riesci a costruire una connessione con l’incapacità che ne deriva, per forza di cose (quando si assolutizzano certe cose altre vengono depauperate) a non saper comunicare e relazionarsi con il prossimo (con il coniuge in primis). E sei talmente scontato che immagino pure la risposta che sai dare a questo post.
Non tu , io ho pazienza con te.
Premesso che sulla comprensione ti sbagli, perché purtroppo, oltre ad avere esempi molto vicini di separazioni anche traumatiche, mi confronto ogni giorno con situazioni di disagio sociale che anche (ma non solo) da separazioni sono generate, mi spieghi cosa c’entra il divorzio breve con la situazione di degrado che tu descrivi (e che è indubbio che esista, ma non è certo generata dal divorzio né accelerata dai tempi ristretti che ora ha rispetto ad ieri)?
Se poi vuoi dire che lo stato dovrebbe fare anche altre cose, come faccio a darti torto? Se lo stato si occupasse di più dei giovani, delle famiglie, di tutte le situazioni di disagio che esistono in maniera costruttiva (e non semplicemente assistenziale, come fa ora), se ci fosse più “giustizia” e “uguaglianza” sociale, le cose andrebbero meglio, ma se questo non avviene la colpa è di chi da decenni ci governa e nostra che (in qualche modo) li abbiamo scelti. E se chi ci governa è corrotto, perché i governati non dovrebbero pensare che è normale farsi corrompere?
Vedi, io francamente mi sarei aspettato perfino da chi ha protestato per questa nuova legge, un atteggiamento diverso, propositivo. Invece le voci che si sono sollevate tendono a dire che senza il divorzio breve si sta meglio. Non è vero. Il divorzio breve consente di velocizzare la formalizzazione di una fine che è già nei fatti, oltre ad essere già formalizzata da una separazione, e che quindi è un dato acquisito. Serve a limitare i conflitti o la loro durata, tanto se due separati ci vogliono pensare più a lungo nessuno li obbliga a divorziare subito, mentre se due hanno già deciso, prolungare la situazione di limbo (separati ma ancora sposati) non serve a nulla.
Poi chiediamoci ANCHE come fare in modo che i matrimoni siano più stabili e duraturi. Ma non è certo ostacolandone le formalità di scioglimento che si possono ottenere dei risultati
Carissimo Nino
Sul “mi spieghi cosa c’entra il divorzio breve con la situazione di degrado che tu descrivi (e che è indubbio che esista, ma non è certo generata dal divorzio né accelerata dai tempi ristretti che ora ha rispetto ad ieri)?” , ti ringrazio della domanda e lo spiego subito il cosa c’entra : le cose non sono indipendenti l’una dall’altra ma sono in relazione. Se paragoniamo il matrimonio ad un albero da piantare e l’attuale società ad un terreno che deve riceverlo questo risulta roccioso, radiativo da scorie solide e imbevuto di liquidi tossici.
Spero di averti fatto cosa gradita e di essere stato chiaro su cosa intendo. Ammetto , inoltre, che sono confortato che ammetti tu stesso che il degrado “è indubbio che esista” (vedi che riconosco quando hai un merito?).
Carissimo Nino
Aggiungo, dato che sospetto che la metafora può apparirti ostica, che il “divorzio breve” è un ultimo carico di “scorie radiattive”.
P.S. sull’avvenire c’è una interessante intervista a Massimiliano Fiorin, avvocato bolognese, autore di due volumi sul tema (“La fabbrica del divorzio” e “Finché la legge non vi separi”, entrambi pubblicati da San Paolo), considerato uno dei più attenti studiosi di quella cultura divorzista. Incredibile a dirsi, condivido in pieno quello che dice.
In particolare parla dell’inghilterra dove (cito): “sono vigenti diverse soluzioni giuridiche, quali i patti prematrimoniali, la mediazione familiare preventiva e obbligatoria per le separazioni non motivate, e la necessità di accedere a percorsi di “accompagnamento” per le coppie in crisi” tutte cose che potrebbero sicuramente essere utili anche da noi
ecco, la tua metafora mi piaceva e la condividevo pure, il tuo ps no. Sono pienamente d’accordo sul fatto che piantare un albero in un terreno radioattivo non sia consigliabile, e che bisognerebbe bonificarlo. Ma da questo punto di vista il divorzio breve (ma anche il divorzio di ieri) è solo una cura, un anticrittogramico (non piacevole, anzi tossico, ma necessario a risolvere un problema)
Non è il divorzio che inquina, il divorzio è solo un palliativo ex-post per tentare di rimediare a delle mancanze ex-ante della società. Ma anche se si eliminasse il divorzio le mancanze resterebbero tutte,
Caro Nino,
sono imperdonabile, che brutto tiro il PS, ma non solo questo…. tieni conto che il PS, per me, fa parte degli elementi essenziali del ragionamento. Mi perdonerai se ricorro ad un’altra metafora: immagina un uomo nei cui confronti la comunità, che lo circonda, lo rende infelice proponendogli un sistema di vita inutile (immagina il film Truman Show … il protagonista, suo malgrado, si scopre infelice). Ebbene, questo disgraziato , portato alla nera depressione lo si porta in una stanza e sul tavolo gli si pone in bella vista una pistola. Ecco. il divorzio è quella pistola (ma lo è anche l’eutanasia, l’aborto …ecc) … tutte quelle cose che sembrano “possibilità” di scelta , ma sono scelte fasulle.
PS ulteriore: naturalmente nella mia nuova metafora “la comunità” è la società con il suo degrado che per te e me “è indubbio che esista”
Strano che l’untuoso Nino non veda i pericoli del divorzio breve per la nostra società ! Uno che gongola nel vedere una bambina di tre anni esibita da due attempati e danarosi gay, che si vantano di averla comprata all’estero e di averla provata per sempre della mamma ….si pensava che dovesse sostenere la famiglia e avere a cuore il futuro dei figli !
Classica manifestazione della dittatura del relativismo…complimenti ai parlamentari cattolici praticanti che hanno permesso questo scempio… a quando i matrimoni omosessuali?
bè … secondo Matteo Renzi le unioni civili omosessuali, insieme allo jus soli, sono il prossimo passo
Ovvio. se non vi piacciono le regole che ci stiamo dando potete sempre andare a rompere i c…i altrove.
Hai ragione. E’ ora di alzare i tacchi.
Io e mia moglie ci stiamo pensando, questa Italia non ci merita. E non merita i nostri tre figli. Non merita i soldi che generosamente versiamo nelle sue casse. Non merita la nostra onestà ed impegno costante.
Parlamentari cattolici? Dove sono?
Il termine esatto è “sedicenti cattolici”.
Non basta dire di essere cattolici, bisogna anche dimostarlo; si chiama “testimonianza”, ed è una cosa che costa [per esempio, costa il rischio di non essere più ricandidati al parlamento da Matteo Gianburrasca alle prossime elezioni].
Lungi da me pretendere di giudicare le persone, ma l’atteggiamento si, quello va giudicato sul piano oggettivo. E questi “onorevoli” (???) – oggettivamente – non sono cattolici.
Caro Orazio,già il fatto di non assumere una posizione chiara é segno di ambiguità che non è cancellata dal fatto di un voto diverso in Europa,anzi..!né dalla constatazione che sia in buona compagnia!! Se aggiungiamo,poi,i continui attacchi al Papa e le sparate a salve di Salvini(significativo il gioco casuale di parole!)per puri scopi elettorali…!!no,non mi convince affatto.
A questo punto tanto vale abolire il matrimonio civile, che comunque fu introdotto CONTRO la Chiesa meno di 200 anni fa. Almono si chiarirebbe l’atmosfera.
CONTRO un tubo.
Il complesso dei diritti e doveri deriva dall’istituto del matrimonio CIVILE. E’ la chiesa che è contro, visto che PRETENDE di estendere i suoi desiderata anche al matrimonio civile.
Non vi piace? Sposatevi in chiesa senza registrare gli effetti civili del matrimonio.
E in ogni caso, se 6 mesi per una CONSENSUALE sono troppo pochi, quale sarebbe il lasso di tempo giusto? 6 anni, 60 anni?
La verità è che vorreste che il matrimonio civile fosse equiparato in tutto e per tutto a quello religioso, ovvero senza possibilità di divorzio.
Anzi, no: col divorzio appaltato all’ipocrita istituto della sacra rota.
Tanto per salvare, farisaicamente, le apparenze.
@Andrea UDT
I cattolici non pretendono di estendere i loro desiderata al matrimono civile più di quanto non vogliano farlo i cosiddetti laici. Se i cattolici hanno una certa visione anche del matrimonio civile sono liberi come tutti di sottoporla alla approvazione politica e sociale con argomenti che non siano strettamente confessionali. L’indissolubilità di un legame è un valore civile, altrimenti tanto vale non sposarsi e non prestare alcun tipo di giuramento.
“avremo un’agile e dinamica società di unioni usa e getta, rapporti più flessibili, disimpegnati, quasi fulminei, facilmente smontabili e ricomponibili. Più nessuna implicazione con concetti vetusti e polverosi, come responsabilità, sacrificio, impegno, dedizione, rinuncia.”
Per carità..è fortemente sarcastico. Però siamo sicuri che i sostenitori del divorzio sprint, capiscano il sarcasmo?
piuttosto, di fronte ad una frase simile è probabile dicano “beh, si. E’ questa la strada giusta. Perchè dovrei impegnarmi, sacrificarmi e assumermi responsabilità? Io ora vivo, me la godo, pago pure le tasse. Se diventerò ricchissimo, potrò mettere al mondo anche un figlio. Quando sarò vecchio dovrà pensarci lo stato a me (pensando che lo stato sia un’ente astratto)”
Sarebbe forse più utile, si mostrasse come l’impegno, il sacrificio e le responsabilità siano come fare un investimento, ossia sono impegnativi ma anche soddisfacenti.
Costruirsi una famiglia comporta sacrificio e rinunce. E questi aspetti sono ampiamente esibiti dalla nostra cultura. Quasi in termini allarmistici e terrorizzanti. Però così facendo la vita assume un gusto decisamente migliore, si viene ripagati dall’affetto e da una cosa molto più concreta e verificabile: l’assistenza gratuita dalla culla alla tomba. Sperando non salti fuori il solito troll a parlarci di mulini bianchi o a ricordarci i casi di famiglie problematiche (spesso frutto di quei rapporti “fluidi/moderni”, tanto sponsorizzati da un certo progressismo), cercando con questo di dimostrare che il caso problematico possa rappresentare l’esempio medio/classico.
Se la gran parte dei cittadini si impegnasse nella costruzione di una struttura stabile, fosse aiutata a farlo e fosse anche incentivata (non obbligata), ci sarebbero fortissimi risparmi statali, meno tasse, perchè lo stato non dovrebbe indebitarsi per dare lo stesso identico servizio fatto dalla famiglia e soprattutto si avrebbe una società molto più coesa e accogliente.
Sarebbe utile anche andare a documentare come nei cd “altri paesi civili”, la disintegrazione della famiglia ha e sta comportando serissimi problemi che solo in tempi recenti stanno cominciando a sbocciare. Sarà interessante vedere, come tutti questi adulti “liberi e indipendenti” verranno assistiti fra qualche anno. Quando per esempio, pretenderanno la pensione oppure di ricevere assistenza/cure, ma potrebbero mancare le risorse visto che mancheranno i cittadini in età lavorativa (non messi al mondo..troppa responsabilità). Oltre a questo, non avranno neppure una rete famigliare di supporto. Se gli andrà bene avranno il loro figlio unico, che dovrà assistere 2 genitori. Ma senza parlare del prossimo futuro, andiamo a documentare i problemi di bullismo scolastico, che poi spesso si trasforma in delinquenza minorile e poi in delinquenza pura. Aggravata anche dalla mancanza di lavoro, conseguenza anche di una tassazione sempre in crescita perchè lo stato deve indebitarsi sempre di più ma ha sempre meno cittadini da tassare. Vediamo tutti questi aspetti e la relazione con l’attacco alla famiglia. Per esempio, può esserci la miglior maestra di questo mondo, ma se il bambino quando compie una cosa sbagliata, viene ripreso solo dalla maestra, l’effetto sarà nullo. E’ indispesabile che ci sia il richiamo dei genitori, altrimenti il bambino subito non se ne importerà, perchè vedrà un’estranea che lo disturba per alcune ore al giorno, il resto della giornata potrà fare quello che vuole. Poi, quando sarà un po’ più grande, la manderà direttamente a quel paese. Però come fa ad esserci il richiamo dei genitori, se uno dei 2 se n’è andato/a e si fa vivo una volta ogni tanto e l’altro/a deve sopportare tutto il peso, oppure è impegnato/a nella ricerca di chissà quale rapporto affettivo, passando “liberamente”, come si fa nei paesi civili, di relazione in relazione?
Oppure continuiamo così. Nel nome di una pseudo-libertà, continuiamo a smantellare la famiglia e ad incentivare rapporti cd “liberi”. Fra qualche anno ci chiederemo perchè c’è il problema demografico, perchè lo stato continua ad indebitarsi, perchè aumentano le tasse, perchè la pensione è sempre più bassa, i ticket sempre più alti, perchè c’è la delinquenza giovanile, perchè c’è l’immigrazione, perchè si sviluppano modi di pensare diversi dai nostri (per es.visione della donna come subordinata), perchè la scuola non prepara più come una volta, perchè gli studenti sono sempre meno preparati e sempre più indisciplinati/maleducati, perchè per poter dare una formazione ai miei figli devo iscriverli in scuole costose ecc ecc ecc e chi più ne ha più ne metta.
Spero solo che non “risolveremo” tutto come sempre: parlando di aumentare le pene oppure di annullarle, perchè son tutti cattivi (a dx) o buoni (a sx).
Che tristezza vedere Area popolare accodarsi-pur col sotterfugio della libertà di coscienza- mentre non mi meraviglia la stessa posizione assunta dalla Lega di Salvini!…non doveva essere l’ultimo baluardo in difesa dei valori tradizionali?Pro-memoria per chi su questo sito ne elogia di continuo i meriti,promuovendene una campagna elettorale in suo favore!
Per la precisione su 17 parlamentari in quota Lega Nord:
8 hanno votato No; 5 hanno votato sì; 4 erano in missione o non hanno partecipato al voto.
Riassumendo nella Lega Nord, compresi quelli del gruppo misto solo 5 hanno votato a favore (il 23,8%).
Insieme a Fratelli d’Italia la Lega Nord è il solo partito che a stragrande maggioranza ha votato contro.
Giova anche ricordare che quando (un paio di mesi fa) al Parlamento Europeo è stata votata una deliberazione favorevole all’aborto, la Lega è stato il solo partito italiano a votare compattamente contro.
giusto per la precisione, 8 su 17 non è la stragrande maggioranza ma poco meno del 50%. certo molto più degli altri partiti, in ogni caso
Nino, non per difendere la Lega, ma la matematica: su 13 votanti 8 hanno votato no pari al 61,5%
Gli astenuti o i parlamentari in missione non contano, oltretutto non si dice quanti siano i leghisti astenuti e quanti quelli in missione. Certo i numeri sono piccoli, ma la percentuale resta sempre la stessa.
@Mappo: vero, se fai la percentuale sui votanti hai ragione, è il 61,5%, che comunque non è una “stragrande maggioranza” ma solo una maggioranza, stragrande maggioranza è il 93% (alla camera) o il 91% (al senato) che questa legge l’ha approvata. Io ho fatto la percentuale sugli aventi diritto al voto perchè, se uno avesse ritenuto importante partecipare al voto, lo avrebbe fatto a prescindere, evidentemente la missione per chi era in missione era più importante di esprimere il proprio parere sulla questione.