Derrickson, mago hollywoodiano dell’horror: «Sono “a un libro di Chesterton” dal diventare cattolico»

Di Leone Grotti
03 Luglio 2014
Il regista de "L'esorcismo di Emily Rose" presenta il suo nuovo film raccontando di sé: «Sono protestante, ma quando si tratta del mistero e del male, è la Chiesa cattolica che ha l'artiglieria pesante». Autori preferiti? Chesterton e la O'Connor

Il genere horror non significa solo film di serie z, blockbuster e sangue sparso a secchiate un po’ dappertutto per il gusto di distrarsi e spaventarsi. Anzi. Per Scott Derrickson è tutt’altro: «Mi piace l’horror. È il genere perfetto con cui confrontarsi per un cristiano perché prende il mistero che esiste nel mondo molto seriamente». Lo sceneggiatore e regista americano che ha diretto, tra gli altri, L’esorcismo di Emily Rose, di recente ingaggiato dalla Marvel per realizzare il film sul super-eroe Dottor Strange, ha rilasciato una lunga intervista al National Catholic Register in occasione dell’uscita del suo ultimo lavoro: Liberaci dal male.

«FARE I CONTI CON IL MALE». «Ci sono molte voci che ci dicono oggi che il mondo può essere interamente spiegato se ridotto al consumismo o alla materia, secondo la scienza», afferma. «Anche le religioni lo riducono a tante teorie in grado di spiegare ogni cosa. Io penso invece che il cinema serva a ricordarci che noi non abbiamo il controllo e non possiamo comprendere tutto». Per Derrickson il genere horror può essere molto più utile di quanto si pensi: «Non aggiunge qualcosa di malvagio nel mondo ma riguarda il suo riconoscimento. Noi infatti non abbiamo bisogno di ancora più malvagità nel mondo ma abbiamo molto bisogno di fare i conti con il male».

esorcismo-emily-rose«L’ARTIGLIERIA PESANTE». Per il regista il male estremo e pauroso, sempre presente nei suoi film, anche fino al parossismo, serve per mettere in luce «i cavalieri che possono sconfiggerlo». E quando compaiono elementi soprannaturali nei suoi lavori c’è sempre di mezzo la Chiesa cattolica, perché «quando si tratta di sconfiggere vampiri o fare esorcismi, è la Chiesa cattolica che ha l’artiglieria pesante». «Io non sono cattolico – precisa Derrickson – ma, come dice un mio amico, “sono a un libro di Chesterton dall’attraversare il Tevere”. Chesterton è il mio scrittore preferito e sono un appassionato di molti scrittori mistici cattolici. Credo che diventerei cattolico se non fossi un genitore: la mia tradizione è così protestante, non saprei come crescere mio figlio da cattolico. Non so come cominciare a questo punto della mia vita. Magari lo farò, ci sono così tante cose del cattolicesimo che sono diventate importanti per la mia vita».

«CUSTODE DEL MISTERO». Derrickson ha scoperto «l’artiglieria pesante» della Chiesa grazie a due libri, che influiscono in modo determinante sulla sua concezione della vita e dell’arte: Ortodossia di Chesterton e Nel territorio del diavolo di Flannery O’Connor, «la mia scrittrice americana preferita». «Lei dice a proposito del cattolicesimo: è l’unica istituzione rimasta nel mondo a proteggere il mistero. Io penso che questo sia vero. E penso che sia questo ruolo che ha nel mondo ad essere alla base della mia passione per la Chiesa».

liberaci-dal-male«L’ESORCISTA MIGLIOR FILM». Per Derrickson il miglior film horror «che sia mai stato fatto è L’esorcista» e non è importante che il pubblico creda davvero nel soprannaturale o in Dio per apprezzarlo: «Se fai bene un film, non chiedi al pubblico di essere d’accordo con il tuo punto di vista. Se lo fai bene, chiedi al pubblico di accettare il punto di vista di un personaggio. Non cerco mai di inculcare il modo in cui capisco il mondo». Nei suoi film, tuttavia, compare sempre qualche prete o pastore protestante: «Sono i personaggi più stereotipati nei film e in tv, non perché esista un’agenda antireligiosa, come credono i conservatori, ma perché a Hollywood la maggior parte dei produttori non ne ha mai incontrato uno. Per quanto mi riguarda, le persone più intelligenti e decenti che abbia mai incontrato sono preti e pastori e sono interessato a rappresentarli perché ne ho conosciuti tanti».

«UN VERO SANTO». Anche il suo ultimo film appena uscito in America parla di esorcismo. Il protagonista è un poliziotto, affiancato ancora una volta da un prete, un uomo che ha commesso molti errori nella sua vita ma che «dà la vita per gli altri in modo autentico». Questo è «il tipo di preti che ho conosciuto», dei veri santi: «Il santo infatti non è un esempio morale ma un uomo che dà la vita».

@LeoneGrotti

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8 commenti

  1. Giulio Dante Guerra

    Può darsi che “L’esorcista” sia “il miglior film”. Io non l’ho mai visto, per una ragione precisa. Nel tempo intercorso fra la lettura del romanzo e l’uscita in Italia del film, mi capitò d’esser presente ad un VERO esorcismo. E lì mi resi conto che tutto quello che aveva scritto l’autore del libro era soltanto letteratura.

    1. Cecilia

      Buffo, è più o meno successa la stessa cosa a me (ma non “in concomitanza con l’uscita”, ché non ero ancora nata). Ho letto il libro e pur trovandolo in parte spaventoso, avendo letto prima e dopo padre Amorth non potevo fare a meno di scuotere la testa ogni due per tre. L’autore non si era documentato un granché, tocca dirlo.
      Assistere ad uno di persona… volevo, ma direi che non sono all’altezza. Mi spavento per Gollum, e quello manco esiste, figurarsi quella “gentaglia” che invece c’è eccome.

      Se non sono troppo indiscreta/non le da fastidio… è stato tremendo come sembra? Parlavano?

      1. Giulio Dante Guerra

        L’indemoniato – più esattamente, “infestato” – era uno psicologo dell’università di Pisa, che, trovandosi a prestare servizio presso un “rinomato” ospedale pediatrico, si accorse che lì dentro si sperimentavano farmaci non ancora certificati sulla pelle – è il caso di dirlo – di bambini handicappati. assicuratasi, così credeva, la testimonianza di una parte del personale paramedico, osò denunciare il direttore, un massone ben ammanigliato anche col potere politico di allora, gli anni ’70 del secolo scorso. Al processo, le persone da lui citate come testi a carico, ritrattarono tutto, facendo condannare lui; anche se con la condizionale, bastò quella condanna, p.es., per fargli perdere il lavoro, con conseguenze non trascurabili. Quasi contemporaneamente, cominciò ad avvertire “sensazioni strane”, in particolare visioni di esseri mostruosi, che si accorse non essere semplici “allucinazioni”, quando la figlia, allora una bambina, gli chiese: “Babbo, chi ha portato a casa quella bestia strana che è salita su per le scale?”. Qualche anno dopo – stavamo cercando di costituire un gruppo che coordinasse, in qualche modo, la presenza cattolica nel mondo dell’università e della ricerca – andammo insieme a fare un breve ritiro spirituale presso il Santuario di Nostra Signora di Reggio, sopra Vernazza (SP), il cui rettore, don Giovanni Bozzo, era anche l’esorcista della diocesi locale. A conclusione del ritiro, dopo la S. Messa domenicale, E.S. – lo indico con le sole iniziali, per comprensibili ragioni – fu fatto sedere sulla “finestra dei miracoli” – una nicchia nel muro della navata destra della chiesa – e don Bozzo iniziò l’esorcismo. Sùbito E.S. quasi cambiò aspetto: stravolse gli occhi, digrignò i denti, emise bava dalla bocca, e una specie di “muggito”, che, agli orecchi di “profani” come noialtri, sembrava “incompatibile” con corde vocali umane. Noi laici stavamo in piedi intorno, pregando a bassa voce o mentalmente. Non ostante gli sforzi dell’esorcista, – don Bozzo ci aveva spiegato, durante una meditazione, che, se l’esorcista riesce a costringere un diavolo a parlare, ha maggiori possibilità di “coglierlo in fallo” e costringerlo a lasciare libero quel povero cristiano – dalla bocca di E.S. continuava ad uscire solo quel suono “inumano”. La cosa che più mi colpì fu un fatto avvenuto quando E.S. sembrava si fosse “calmato”, ed anche don Bozzo s’era preso una specie di “pausa”. Ad un certo punto mi tornò alla mente un’antica preghiera a S. Michele Arcangelo, e cominciai a ripeterla, si badi bene, solo mentalmente. D’improvviso E.S., come spinto da “qualcuno” capace di leggermi nel pensiero, ricominciò a digrignare i denti, e a “sbavare”. No, non era una “reazione psicologica” alle formule dell’esorcismo, era qualcosa che superava, in qualche modo, le normali capacità umane.

    2. filomena

      Mi scusi so che è banale ma cosa si aspettava da un romanzo? Lo stesso vale per il film. Poi sugli esorcismi ognuno la pensa come vuole

      1. Cecilia

        Quello che mi aspetto da qualunque romanzo: la documentazione.

        1. Laura

          I film puntano sul folklore, perché questo si aspetta il pubblico, la realtà è molto più variegata e subdola.
          Il diavolo non vuole manifestarsi, sa che non gli conviene, e preferisce agire strisciando nelle menti di chi lo segue con i risultati che sono evidenti nella storia e nel periodo attuale.
          Quando però, in particolari situazioni, è costretto, (da esorcisti, carismatici, grandi gruppi di preghiera), suo malgrado deve mostrare la sua presenza che è decisamente ripugnante.
          Si vede gente che improvvisamente ringhia, parla con voci incredibili, fa sorprendenti contorsioni e vomita porcherie e oggetti strani. Prova avversione per oggetti sacri, ti ricorda improvvisamente errori passati per bocca di persone che non conosci e questo secondo me è la cosa più brutta perché provi un’amarezza grande..
          Ci sono anche possessioni di bambini, ma con la preghiera della famiglia terminano rapidamente.
          (Una persona affidabilissima, piena di grazia e di carità, nota a molti per la sua vita e ora defunta, mi ha raccontato la possessione della sua bimba che all’epoca aveva solo due anni e poi la sua liberazione con un esorcismo a distanza.)
          Filomena sorriderà con sufficienza a questi racconti perché non ha mai visto nulla di reale.
          Lei, come la maggioranza di noi, segue solo i consigli del diavolo con le orecchie all’insù pensando che siano sue scelte di libertà.
          A me invece viene un po’ da ridere durante le preghiere di liberazione e gli esorcismi (so di non fare bene a comportarmi così e penso sempre che prima o poi verrò sbattuta fuori dal gruppo di preghiera). Ma il mio riso è in parte incontenibile per la situazione grottesca, in parte amaro pensando a quanto male potrebbe essere evitato e allontanato con un po’ di buona volontà attingendo alla Grazia dei Sacramenti e in parte di gioia perché se il diavolo ulula e si contorce tanto per qualche preghiera e un po’ d’acqua benedetta vuole dire che è meno potente di quanto si creda se si affida tutta la vita a Gesù.

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