Covid. Trova il capro, crea l’incubo, facci il titolo
Covid, trova il capro, crea l’incubo, facci il titolo. Ieri il Corriere, pagina 2, titola “A Roma contagi quintuplicati dopo la finale dell’Italia”. C’è da tremare, poi leggi il pezzo: «Aumentano i contagi in 24 ore: sono 3.558 i nuovi casi contro i 2.072 del giorno prima. È l’effetto di un maggior numero di test processati, pari a 218.705 tamponi (oltre 129 mila in più), e di conseguenza scende il tasso di positività che si attesta all’1,6 per cento rispetto al 2,3 per cento di lunedì».
In pratica chi scrive sottolinea subito che l’aumento dei contagi è dato dall’aumento dei tamponi (da 89 mila a oltre 218 mila). Dopo di che si arriva al “caso Lazio” «che ha il maggior numero di nuovi casi: sono 681, di cui 557 a Roma città» calcolato su oltre 32 mila tamponi. Il Corriere parla di casi “quintuplicati” perché l’11 luglio quelli nuovi erano solo 122 (ma i tamponi erano 20 mila). Poi, nella serata di ieri, arriva il nuovo bollettino del Lazio: su oltre 30 mila tamponi si contano 616 nuovi casi, 348 a Roma città. Cioè 209 in meno rispetto ai 557. Decessi? Zero. Ma come disse Massimo Cicozzi del Campus biomedico di Roma e compagnia virologi appena fischiata la fine: «Il vincitore di Euro 2020 è il Covid-19: ce la farà pagare»
Il gioco delle tre carte sul Covid
Il gioco delle tre carte dei giornali è insopportabile: diminuiscono le terapie e i ricoveri, si fa il titolo sui contagi che aumentano, se i decessi sono pochi si titola sull’aumento della terapie intensive: ne basta una, sette in meno non meritano risalto, una in più diventa il titolo. Secondo l’Ansa «Resta forte il trend di risalita dei casi Covid in Veneto». Poi leggi che «dopo i 600 di ieri, altri 457 nuovi positivi sono stati registrati con i tamponi nelle ultime 24 ore», cioè sono calati. Di più, nell’ultima riga si scopre che è calato il numero dei ricoveri (-8) e resta stazionario quello dei pazienti in terapia intensiva.
Nessuno sta dicendo che il Covid non avanza o che i dati non saliranno (stanno salendo ovunque nel mondo). Diciamo solo che, in un momento in cui si punta all’obbligo vaccinale e si introduce il green pass, misure motivate dall’impatto di una mancata vaccinazione, i dati sono una cosa, il feticismo dei titoli di giornale per i numeri di contagiati un’altra. Gridare ai contagi quintuplicati per effetto degli Europei, o personalizzare, come il Fatto, che passa direttamente all‘“Effetto Gravina” dando risalto (come del resto Stampa e Riformista) allo slogan coniato dall’assessore alla Salute della Regione Lazio Alessio D’Amato in riferimento al presidente della Federcalcio, non serve a vaccinare, serve a terrorizzare. E terrorizzare serve a poco se poi leggi D’Amato e scopri en passant che sì, «i numeri sono destinati ad aumentare» «ma senza complicazioni sugli ospedali».
I dati e i capricci di Ilaria Capua
Ci sono ben pochi titoli sul fatto che oggi – oggi, domani chi sa – non c’è un allarme eccesso di vaccini rispetto alla domanda (sono state somministrate oltre 62,7 milioni di dosi, il 94,3 per cento di quelle consegnate) e non c’è un allarme decessi o terapie intensive (come spiegava il costituzionalista Guzzetta «sono bassi, al di sotto della media di altri virus stagionali, i virologi del Cts hanno ammesso una letalità fino a dieci volte inferiore rispetto a prima delle vaccinazioni e la situazione delle terapie intensive è sotto controllo»).
Eppure ai giornali piace trattare gli italiani come un popolo di no vax che imprigiona il paese nel braccio della morte. Così in prima pagina il Corriere mette Ilaria Capua che propone che «chi fa i capricci» («non parlo degli estremisti», bensì «dei convinti sostenitori del “ma io anche no”») risarcisca gli ospedali con 1.000-2.000 euro al giorno, visto che «sono solo i non vaccinati a finire in ospedale. E a prescindere dall’età anagrafica saranno soltanto i non vaccinati a incidere sul bilancio degli ospedali». Aggiunge Capua che questi «stanno creando i presupposti per un altro inverno di chiusure e di ambulanze a sirene spiegate, di esami di screening o controllo oncologico posticipati che si porteranno via ancora vite». L’impressione non è che esperti e politici vogliano spingere le vaccinazioni, quanto ormai smodatamente mettere le mani avanti in vista della nuova e ormai certa ondata che sarà lo stress test dei vaccini.
Un vaccino, non è un miracolo
Oggi in Italia, fonte Open Data, il 47,4 per cento della popolazione risulta completamente vaccinata. Il 62 per cento ha ricevuto almeno una dose. Per quanto riguarda la popolazione più fragile (gli over 60), il 77,9 per cento di loro ha fatto la vaccinazione completa, l’88 per cento è in attesa della seconda dose. Perché descrivere quello che ci aspetta come se fossimo fermi a un anno fa, quando nessuno di noi era vaccinato?
Non serve essere esperti e competenti per sapere che si deve procedere per tentativi, che è un vaccino, non un miracolo, che ci si deve vaccinare per non morire e non sovraccaricare gli ospedali, proteggendo così gli altri, ma che il contagio zero, allo stato attuale e con enormi discrepanze nei numeri di vaccinati tra paesi e regioni diversi, non esiste.
La lezione di Trevi e quella di Merler
Ma non serve essere nemmeno esperti per chiederci a che servono le lezioncine à la Emanuele Trevi sul Corriere su quelli che «Covano un sordo rancore nei confronti della scienza (e si fidano dei consigli dell’insegnante di yoga). Ignorano che l’essenza della democrazia è fidarsi di chi sa». Chi sa?
Il 26 aprile scorso il Corriere, che tratta gli italiani come un popolo di capricciosi che non conoscono il Covid ma lo yoga sì, pubblicava i dati di chi sa, cioè Stefano Merler, della Fondazione Bruno Kessler, che dal febbraio 2020 fa i conti ed elabora i modelli per l’Istituto superiore di Sanità e il ministero della Salute. Che diceva Merler sul Corriere di Trevi? Che dal 15 luglio, per effetto delle riaperture, l’Rt sarebbe aumentato e con esso i morti «fino a 1.200/1.300 vittime al giorno». Il 15 luglio i morti erano 23. Nessuno dice che il Covid non avanza. Né vuole qui ricordare che “chi sa” ha sostenuto davanti al popolo ignorante tutto il contrario di tutto. Solo che ce li ricordiamo i titoli sull’”effetto riaperture” e quelli sull'”effetto scudetto Inter” e sull’effetto “gite di Pasquetta”: per questo oggi quelli sull'”effetto Europei” rischiano di sortire alcun effetto.
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